Si andrà a votare (e si voteranno 5 Sì) perché i 5 quesiti,
nel merito, hanno un senso che non può essere negato (cioè modificare leggi
sostanzialmente ingiuste o sbagliate).
Detto questo, il vero problema dell’elettore di media
coscienza socialdemocratica (che, se inteso correttamente e coerentemente, in
Italia equivale più o meno ad essere considerato un estremista settario degli
anni ’70), per andare a votare domenica mattina (perché per i referendum è bene
votarli la mattina presto per ingrassare la statistica dei votanti al primo
rilevamento, così magari “gli altri” si preoccupano del quorum e almeno gli si
dà un brivido) è che dovrà superare l’enorme scalata della massa inerziale di
parecchi NONOSTANTE.
Toccherà andare a votare i 4 quesiti sul lavoro, NONOSTANTE
la gran massa dei lavoratori dipendenti abbia votato in precedenza per governi
che quelle leggi le hanno fatte (centrosinistra e alleati) e NONOSTANTE quelli di destra non
andranno a votare per non dare soddisfazione a quegli “sporchi comunisti”
(magari!) di Landini e della Schlein, a costo di rinunciare a diritti propri e
per i propri figli (che ci volete fare, sono intelligenti così).
Toccherà andare a votare per il referendum sulla
cittadinanza NONOSTANTE fosse una questione che i cosiddetti “progressisti” (quindi
M5S incluso) avrebbero potuto risolvere quando erano al governo, ma se ne sono
ben guardati, dato che è uso, per i “progressisti” nostrani, essere molto
barricaderi sui diritti quando si è all’opposizione ma, non si sa com’è, quando
è ora di “fare la cosa giusta”, se sono al governo, diventano incredibilmente di
nebbia (vale anche per temi da nulla come pace ed ecologia).
Toccherà andare a votare 5 Sì ai referendum, NONOSTANTE i militanti
di centrosinistra di queste zone qua e i loro funzionari di partito, sui social
e in piazza, ci facciano gran filippiche sull’ignominia del presidente del
senato (minuscole d’obbligo in questo caso) che ha invitato a non andare a
votare, cioè facendo esattamente quello che hanno fatto loro in altre occasioni
(e mi piace citare qua i referendum del 2016 e quelli comunali sulla svendita
di AIMAG, giusto a titolo di esempio), che è un po’ come dire che invitare all’astensione
è una roba che offende il senso democratico, ma solo quando non lo fanno loro.
Toccherà andare a votare 5 Sì, NONOSTANTE sappiamo tutti che
fine facciano i referendum “scomodi” quando passano il quorum (vedi
referendum sull’acqua pubblica del 2011, dove i governi sostenuti dal
centrosinistra o dalla destra e i molti sostenuti da tutti e due hanno fatto a
gara per tradirne il risultato).
Toccherà andare a votare 5 Sì, NONOSTANTE i diretti interessati, cioè i lavoratori dipendenti, specie più giovani, (cioè dai quaranta in giù, che se tanto dovrai lavorare fino a settanta anni, a quaranta sei ancora uno sbarbatello), siano probabilmente più propensi a commentari gli esiti di coppe, scudetti e reality shows che non informarsi su cosa votare, che poi tanto comunque si vota per tifo e appartenenza quindi, per quelli che ancora votano, ci sarà qualcuno per dirgli come votare e sperare nel buon risultato della propria squadra, per bullarsene poi il giorno dopo con i colleghi dell'opposta fazione davanti alla macchinetta del caffè (se vi lasceranno le pause).
Toccherà votare 5 Sì, NONOSTANTE il disgusto preventivo al
pensiero di cosa saranno i festeggiamenti di destra se non si raggiungerà il
quorum (con qualche milionata di lavoratori dipendenti che faranno i fuochi di
artificio sostanzialmente tirandoseli nei propri orifizi) e quelli di centrosinistra che sono così interessati
alla “giustezza” della battaglia, che faranno festa anche se i quesiti non
passeranno, nel caso raccattino più voti di quelli che sono capaci di
raccattare alle elezioni (perché per la loro classe dirigente e per i loro
elettori più disciplinati e militanti i regolamenti di potere interni, su questo come altri infiniti
temi, sono l‘unica vera cifra distintiva dell’agire politico).
Se poi, come il vecchio socialdemocratico stanco auspica, il quorum passasse, si dovrà pure resistere al disgusto di vedere i tanti onorevoli e funzionari di centrosinistra prendere la testa dei cortei festanti (come fecero per quelli sull'acqua pubblica, dopo che il buon Bersani, oggi novello Chè Guevara per i talk televisivi, aveva detto che non servivano), dimenticando che si è appena abrogato tutto quello che qualche anno fa spacciavano convintamente per "moderno riformismo" (del resto solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ci sarebbe qualche riserva sul come e sul perchè, insomma sullo stile che si usa nel cambiare idea, ma vabbè...)
Insomma, si andrà a votare 5 Sì, perché si deve, perché è giusto, perché
comunque ci si sente un po’ meglio venuto fuori dai seggi, ma almeno se tutta la
scalata di questa montagna di NONOSTANTE facesse dimagrire un etto, ci si
andrebbe ancora più volentieri.
Comunque andate a votare va', che se non ci andate è peggio.
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