Ieri sera in consiglio comunale abbiamo assistito a come una buona idea possa diventare un pessimo fatto una volta realizzata.
Il comune, dopo aver abdicato ad ogni funzione sociale e regolatrice nel mercato immobiliare, non costruendo un alloggio di edilizia popolare che fosse uno negli ultimi dieci anni (a questo servono le case popolari nei paesi “normali”: a soddisfare un bisogno ma anche a calmierare un mercato fortemente speculativo), nel momento di massima espansione dei prezzi e di massimo boom edilizio, subito prima delle elezioni lancia un bando per acquistare appartamenti, già presenti sul mercato, da destinare a ERP.
Ottima iniziativa: si prende atto che a Carpi ci sono molti appartamenti invenduti ma con prezzi fuori dalla portata della maggioranza dei carpigiani e si interviene sul sociale senza aggravare ulteriormente la cementificazione selvaggia del territorio.
Bene.
Esce il bando, dove il comune specifica che non vuole 6, 9 o 12 appartamenti, in condizioni abitabili, sparsi per la città, vuole una palazzina intera (che così diventerà un unico ghetto di famiglie in difficoltà economica) e vuole che tutti gli appartamenti siano di ampia metratura (verificheremo poi quale, al momento dell’acquisto), perché giustamente destinati a famiglie numerose.
Il criterio dell’unico edificio, che contenga solo appartamenti con i requisiti richiesti e del “nuovo”, limita la platea dei possibili offerenti ai soli costruttori. Nessuna possibilità di rivolgersi al mercato dei privati che potrebbero vendere appartamenti del tutto abitabili anche se non nuovi di zecca.
Il criterio è opinabile, ma va bene, l’iniziativa continua ad avere un suo senso e utilità.
Poi, dalla variazione di bilancio, capitolo investimenti, votata ieri sera, veniamo a scoprire quanto costerà l’operazione: più di 2,5 milioni per 12 appartamenti (ovvero 208.000 euro a appartamento).
In pratica, il comune è andato al mercato a comprare un lotto di 12 appartamenti e pagherà lo stesso prezzo al metro che avrebbe pagato un singolo per comprarne uno.
In consiglio abbiamo sentito consiglieri del PDL e del PD sottolineare come il prezzo di mercato sia buono e giusto e come non si possa “speculare” nel momento in cui si fanno acquisti di questo tipo, perchè non si può “strozzare” le imprese, come se il prezzo sancito da un mercato speculativo e caratterizzato da tutte le storture possibili fosse giusto per volontà divina.
Non abbiamo mai sentito le stesse voci levarsi contro “lo strozzinaggio” delle imprese che lavorano per il comune sulla base di aste al massimo ribasso, per investimenti o servizi in appalto (che si traduce poi in lavoro meno pagato per i lavoratori rispetto ai dipendenti comunali), ma si vede che ci sono imprese e imprese.
Né abbiamo sentito nessuno ricordare come questo prezzo “di mercato” strozzi con mutui trentennali e quarantennali famiglie appena poco più abbienti di quelle in graduatoria per un alloggio ERP.
In questo modo, il comune continua a rinunciare a una delle funzioni dell’edilizia popolare (concorrere ad evitare prezzi esosi sul mercato immobiliare), rinuncia ad un criterio di economicità nell’acquisto di un bene (ma si è mai sentito di un soggetto che acquisti un lotto, di un qualsiasi bene, allo stesso prezzo di un pezzo singolo?), rinuncia ad aumentare il numero di alloggi a disposizione per le famiglie in graduatoria (che ricordiamo sono circa 500!) a parità di spesa, utilizzando criteri pretestuosi per evitare di andare sul mercato e consentire a qualunque proprietario di immobili, anche magari la famiglia che ne ha uno solo da vendere, di poter fare la sua offerta.
In compenso farà molto felice l'impresa costruttrice, che in un momento in cui nessuno compra, riesce a piazzare 12 appartamenti in un colpo solo, con un unico contratto a un prezzo che gli garantisce tutti i profitti del caso.
L'impresa ringrazia e parte a costruire la prossima palazzina, che il prossimo anno magari quei gonzi del comune saranno pronti un’altra volta a togliere a loro o ad altri costruttori, le castagne dal fuoco, ovviamente a prezzo di mercato, cioè al prezzo di lor signori, con la scusa del sociale.
Noi abbiamo votato contro, perché vogliamo case e appartamenti per il sociale, ma vorremmo evitare che questi venissero acquistati gettando i soldi di noi tutti dalla finestra e facendo, al solito, assistenza sociale più ai cementificatori, che alle famiglie.
Un suggerimento al comune: l'idea è e rimane buona ma la prossima volta, nel bando, metteteci un prezzo massimo, aprite al miglior offerente come fate per ogni servizio di cui vi servite al massimo ribasso, e rinunciate ai pretesti per cui una famiglia che ha diritto ad un alloggio ERP non può convivere con famiglie “normali”, come se fossero spazzatura da nascondere sotto il tappeto. Scommettiamo che troverete un sacco di proprietari disposti a vendere a 1000€ al metro quadro, per appartamenti abitabili e magari anche nuovi e seminuovi?
Il comune, dopo aver abdicato ad ogni funzione sociale e regolatrice nel mercato immobiliare, non costruendo un alloggio di edilizia popolare che fosse uno negli ultimi dieci anni (a questo servono le case popolari nei paesi “normali”: a soddisfare un bisogno ma anche a calmierare un mercato fortemente speculativo), nel momento di massima espansione dei prezzi e di massimo boom edilizio, subito prima delle elezioni lancia un bando per acquistare appartamenti, già presenti sul mercato, da destinare a ERP.
Ottima iniziativa: si prende atto che a Carpi ci sono molti appartamenti invenduti ma con prezzi fuori dalla portata della maggioranza dei carpigiani e si interviene sul sociale senza aggravare ulteriormente la cementificazione selvaggia del territorio.
Bene.
Esce il bando, dove il comune specifica che non vuole 6, 9 o 12 appartamenti, in condizioni abitabili, sparsi per la città, vuole una palazzina intera (che così diventerà un unico ghetto di famiglie in difficoltà economica) e vuole che tutti gli appartamenti siano di ampia metratura (verificheremo poi quale, al momento dell’acquisto), perché giustamente destinati a famiglie numerose.
Il criterio dell’unico edificio, che contenga solo appartamenti con i requisiti richiesti e del “nuovo”, limita la platea dei possibili offerenti ai soli costruttori. Nessuna possibilità di rivolgersi al mercato dei privati che potrebbero vendere appartamenti del tutto abitabili anche se non nuovi di zecca.
Il criterio è opinabile, ma va bene, l’iniziativa continua ad avere un suo senso e utilità.
Poi, dalla variazione di bilancio, capitolo investimenti, votata ieri sera, veniamo a scoprire quanto costerà l’operazione: più di 2,5 milioni per 12 appartamenti (ovvero 208.000 euro a appartamento).
In pratica, il comune è andato al mercato a comprare un lotto di 12 appartamenti e pagherà lo stesso prezzo al metro che avrebbe pagato un singolo per comprarne uno.
In consiglio abbiamo sentito consiglieri del PDL e del PD sottolineare come il prezzo di mercato sia buono e giusto e come non si possa “speculare” nel momento in cui si fanno acquisti di questo tipo, perchè non si può “strozzare” le imprese, come se il prezzo sancito da un mercato speculativo e caratterizzato da tutte le storture possibili fosse giusto per volontà divina.
Non abbiamo mai sentito le stesse voci levarsi contro “lo strozzinaggio” delle imprese che lavorano per il comune sulla base di aste al massimo ribasso, per investimenti o servizi in appalto (che si traduce poi in lavoro meno pagato per i lavoratori rispetto ai dipendenti comunali), ma si vede che ci sono imprese e imprese.
Né abbiamo sentito nessuno ricordare come questo prezzo “di mercato” strozzi con mutui trentennali e quarantennali famiglie appena poco più abbienti di quelle in graduatoria per un alloggio ERP.
In questo modo, il comune continua a rinunciare a una delle funzioni dell’edilizia popolare (concorrere ad evitare prezzi esosi sul mercato immobiliare), rinuncia ad un criterio di economicità nell’acquisto di un bene (ma si è mai sentito di un soggetto che acquisti un lotto, di un qualsiasi bene, allo stesso prezzo di un pezzo singolo?), rinuncia ad aumentare il numero di alloggi a disposizione per le famiglie in graduatoria (che ricordiamo sono circa 500!) a parità di spesa, utilizzando criteri pretestuosi per evitare di andare sul mercato e consentire a qualunque proprietario di immobili, anche magari la famiglia che ne ha uno solo da vendere, di poter fare la sua offerta.
In compenso farà molto felice l'impresa costruttrice, che in un momento in cui nessuno compra, riesce a piazzare 12 appartamenti in un colpo solo, con un unico contratto a un prezzo che gli garantisce tutti i profitti del caso.
L'impresa ringrazia e parte a costruire la prossima palazzina, che il prossimo anno magari quei gonzi del comune saranno pronti un’altra volta a togliere a loro o ad altri costruttori, le castagne dal fuoco, ovviamente a prezzo di mercato, cioè al prezzo di lor signori, con la scusa del sociale.
Noi abbiamo votato contro, perché vogliamo case e appartamenti per il sociale, ma vorremmo evitare che questi venissero acquistati gettando i soldi di noi tutti dalla finestra e facendo, al solito, assistenza sociale più ai cementificatori, che alle famiglie.
Un suggerimento al comune: l'idea è e rimane buona ma la prossima volta, nel bando, metteteci un prezzo massimo, aprite al miglior offerente come fate per ogni servizio di cui vi servite al massimo ribasso, e rinunciate ai pretesti per cui una famiglia che ha diritto ad un alloggio ERP non può convivere con famiglie “normali”, come se fossero spazzatura da nascondere sotto il tappeto. Scommettiamo che troverete un sacco di proprietari disposti a vendere a 1000€ al metro quadro, per appartamenti abitabili e magari anche nuovi e seminuovi?
Commenti
Posta un commento
I commenti a mio insindacabile giudizio ritenuti offensivi o clamorosamente off topic, specie se anonimi, saranno rimossi . Fa te...