La sindrome dell'ex. Impressioni post congressuali.

Partecipare da ex o addirittura da "avversario" alle assise del PD (e dei DS e del PDS prima), fa è comtinuerà a farmi per sempre un effetto strano, puntualmente ripetutosi ieri sera, al congresso comunale del PD di Carpi..

L'dentità di ognuno di noi si fonda anche sulle storie e sulle appartenenze.
Con alcune delle persone presenti al Teatro Eden ieri sera ho cominciato a fare e ho fatto politica per anni, negli anni più importanti, quelli in cui costruisci la tua idea di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, quelli in cui cominci a capire che razza di persona vorrai essere.
Nella costruzione della mia identità, sentirsi erede del più grande partito della sinistra italiana, che per me vuole dire sentirsi l'erede diretto della guerra di Liberazione, delle lotte sociali nelle nostre campagne, dei morti di Reggio Emilia e di quellli delle Fonderie Corni a Modena e di tante altre cose ancora, era una parte importante,come era importante il sentimento di appartanenza ad una comunità politica che sembrava stesse lavorando davvero per cambiare e migliorare le cose.


Staccarsi da quel pezzo della mia storia personale è stata una mutilazione necessaria, data la distanza (un vero e proprio abisso) che ormai, secondo me, si era creata tra gli orientamenti di valore dichiarati a parole e la pratica politica quotidiana, ma in qualche modo, quella rottura, continua a sanguinare.
Non ho problemi a dichiararmi orfano di un vero e grande partito popolare e di sinistra, ecologista, coerentemente pacifista.
Forse non è mai esistito, allora sono orfano dell'idea che un partito di questo tipo possa esistere.

In un altro paese, chessò, la Germania o la Svezia, forse l'accasamento con i Verdi o la LInke o con altri sarebbe stato facile.
Il problema è che qua in Italia, fuori da quella che una volta era una comunità politica (oggi il PD lo è molto meno e forse solo qua in Emilia), non ci sono altre case e allora bisogna affidarsi alla voglia e alla generosità di singoli che provano a mettersi insieme, partendo dai problemi reali e concreti.
Un civismo che serve come il pane per provare a ripartire e che prima o poi dovrà trovare casa, costruendone una nuova o ristrutturando le vecchie.

Alcune delle figure che in questa fase considero miei punti di riferimento nella loro azione di amministratori (Marco Boschini ad esempio), dopo 10 anni di lista civica sono oggi dnetro il PD, in modo critico e cercando disperatamente di scalfire il conformismo che lo permea.
Non credo che per ora questa sia la via giusta, la situazione è troppo compromessa da decisioni sbagliate (l'aver sposato un'idea di mercato che ormani li fa sembrare scavalcati a sinistra pure da Tremonti, l'aver dato il via alla precarizzazione del lavoro, l'ecologismo di maniera, la follia delle spese militari e la partecipazione a guerre inutili e ingiuste...) e da una questione morale che continuano a fingere non vedere (quanti accenni ieri sera a Del Bono, ma non ne ho sentito nessuno sul fatto che in Campania hanno candidato un plurinquisito, come plurinquisiti sono consiglieri e candidati in Calabria).

Che "destra" e "sinistra" siano concetti finiti, come diceva Cacciari l'altra sera in tv, è una favola buona per chi crede che questo sia il migliore dei mondi possibili e si tratti solo di comportarsi da brave persone e far funzionare la macchina.
Io sono fra quelli che continua a ritenere che un altro mondo è possibile (e qua e là, qualcuno ci sta già lavorando).

Commenti