ApC sulla Fondazione dice la cosa giusta!

Pubblico qua il documento che mi è arrrivato da Alleanza per Carpi, che condivido parola per parola. Quando si dicono le cose giuste, mi pare il minimo contribuire dandogli ulteriore visibilità.

Alleanza per Carpi


sulla Fondazione Cassa di Risparmio

FONDAZIONE

L’approssimarsi della scadenza e del rinnovo degli organi che gestiscono la Fondazione CR – il

Presidente, il CdA e i componenti del Consiglio di Indirizzo indicati dalle istituzioni locali: Comuni

di Carpi, Soliera, Novi, Provincia e Camera di Commercio – richiederebbe una valutazione pubblica

sui risultati dell’attività di questi anni.

Soprattutto perché il Presidente, in carica da due mandati e 9 anni, si appresta a proseguire in quel

ruolo per un secondo mandato che è in realtà il terzo effettivo, se si considera che, grazie all’art. 7

del Decreto legge n. 150 del 18.05.2004, il primo ha potuto non essere computato.

Nessuna verifica di merito, invece, nessuna discussione pubblica si annuncia nei Consigli comunali

e nella città. E questo nonostante la grandissima rilevanza che la Fondazione riveste nello sviluppo

del nostro territorio e il suo ruolo pubblico e nonostante i principi di partecipazione e trasparenza

sempre predicati e mai praticati.

Nessuna informazione, inoltre, è stata data finora delle nomine, anche se la delibera del Consiglio

comunale di Carpi n. 98 del 30 giugno 2009 stabilisce che “il Sindaco provvederà a informare la

cittadinanza in merito alle nomine in scadenza, attraverso la pubblicazione all'albo pretorio e i

mezzi di comunicazione, ciò per consentire la raccolta di eventuali candidature e curricula di

persone interessate a tali nomine”.

Proviamo noi a compiere questa verifica. Proviamo noi a condurre nell’alveo di una prassi di

trasparenza e democrazia la gestione della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi.

Lo fa Alleanza per Carpi, prendendo in esame:

1 – la gestione del patrimonio

2 – le misure di sostegno allo sviluppo del territorio

3 – le spese di funzionamento dell’Ente

1 – GESTIONE PATRIMONIALE

Il patrimonio della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi ammonta a più di 300 milioni di euro.

Secondo la legge istitutiva, primo compito dell’Ente è quello di amministrarlo, conservarlo e

accrescerlo, sostenendo con i proventi iniziative che promuovano lo sviluppo sociale, culturale ed

economico della comunità locale.

Negli anni presi qui a riferimento (2000 - 2009) esso è stato investito per la gran parte in strumenti

finanziari (direttamente dal Presidente, con l’ausilio del Comitato finanza) ad alto tasso di rischio.

Nella relazione del Collegio dei Revisori del 2005 si legge che, anche alla luce del rapporto

dell’Advisor, “…il grado di rischio presente nel portafoglio è particolarmente elevato” e “bisogna

sottolineare come tale posizione in un momento di correzione dei mercati potrebbe causare forti

perdite al patrimonio”.

Le conseguenze di questo richiamo a una gestione più prudente sono state: – il Collegio dei revisori

costretto alle dimissioni e sostituito;

– l’Advisor liquidato e mai sostituito;

– la società di revisione, che era la Ernst &Young, di prestigio internazionale, sostituita

dalla modenese Prm, fondata nel 2003 e del cui Consiglio d’Amministrazione ha fatto parte fino al

febbraio 2005, prima di esservi sostituito dalla fiduciaria Associazione Arm, un membro del

Consiglio di Indirizzo della Fondazione.

Da quel rilievo, nessuna correzione è stata poi apportata alla composizione del portafoglio che ha

visto anzi accrescere la sua rischiosità, se è vero che ancora nel 2008 esso risultava costituito per

104 milioni da obbligazioni non governative (32,4%), per 125,6 milioni da azioni (39,14%) e per

3,357 milioni di euro da hedge funds.

Fino al 2008 questa politica aggressiva ha dato buoni risultati (con rendimenti intorno al 7% netto:

tra i più alti tra tutte le Fondazioni, che in generale hanno investito con maggiore prudenza). Una

gestione assennata avrebbe tuttavia consigliato, già prima di quell’anno, una graduale riduzione

dell’alto rischio del portafoglio. Non è stato fatto, la Fondazione si è trovata esposta anche più di

molte consorelle – giustificate almeno dal possedere ancora azioni della banca d’origine – alle

conseguenze della crisi finanziaria e del crollo delle Borse di fine 2008. Registrando perdite

consistenti. Quali?

Certamente i 10 milioni di euro (il doppio della cifra sempre sostenuta dal Presidente nelle sue

dichiarazioni) investiti in Lehman-Brothers, la banca d’affari americana fallita, e quindi

irrecuperabili.

Nel 2009, al culmine della crisi borsistica, il valore corrente degli investimenti evidenziava una

perdita teorica che si aggirava intorno ai 97 milioni di euro, un terzo dell’intero patrimonio. Il

rischio è stato altissimo, molto più di quello affrontabile da un’istituzione che non può essere

guidata con criteri di trading speculativo.

Poi le borse hanno ripreso a salire e c’è stato un recupero parziale delle minusvalenze che a

tutt’oggi ammonterebbero a circa 40 milioni di euro. E’ difficile che le Borse continuino a crescere

di molto. L’alta volatilità che perdura sui mercati rende assai improbabile qualsiasi ipotesi di

recupero, almeno ai livelli antecedenti lo scoppio della“bolla” finanziaria. E’ realistico piuttosto

prevedere che una buona parte dei 40 milioni di minusvalenze si trasformino in perdite definitive.

In sintesi: la gestione del Presidente, abile e fruttuosa nei momenti buoni, condotta con azione

da trader esperto e spregiudicato, allo stato attuale ha finito per produrre non la

conservazione e la crescita del patrimonio, ma una perdita secca, calcolabile fra i 10 e i 40

milioni di euro. Alla luce di questa situazione l’utile del 2009 (e non solo) dovrebbe essere

destinato in gran parte alla ricostituzione del patrimonio per compensare le perdite. La

destinazione alle erogazioni configurerebbe un profilo di responsabilità ai danni della integrità

patrimoniale, la cui tutela è il primario dovere dei suoi amministratori.

2 – SOSTEGNO ALLO SVILUPPO DEL TERRITORIO

Le erogazioni e gli interventi diretti sostenuti dalla Fondazione sono stati ispirati da finalità

largamente condivisibili. Alcune operazioni risultano tuttavia incomprensibili, non motivate dagli

obiettivi propri della Fondazione e risolte in un autentico spreco.

1) L’acquisto dell’area di 260.000 mq, compresa tra via dei Mulini, Bersana e traversa S. Giorgio,

per un costo complessivo di 5.380.800 euro. Motivata con il progetto di realizzare il Parco degli

eventi, ma acquistata quando l’area era (come è tutt’ora) agricola, quindi inedificabile e quando non

c’era alcun atto del Comune che manifestasse l’intento di trasformarla in area edificabile. Anzi.

Dall’area, acquistata ad un valore superiore a quelli del mercato dei terreni agricoli, la Fondazione

non ricava alcun reddito. Pura e ingiustificata perdita. Una trasformazione a posteriori della

destinazione dell’area (già formalmente esclusa dal Comune e dal Sindaco), configurerebbe un reato

di natura penale.

2) L’acquisto della palazzina ex Ifim in via Peruzzi, per un costo complessivo di 1.600.000 euro per


farne la Casa del Volontariato. Non è compito della Fondazione garantire una sede alle associazioni

del volontariato (perciò non si può considerare bene strumentale). La Fondazione eroga già ogni

anno, come prevede la Legge, ingenti somme (alcune centinaia di migliaia di euro: 300.000 nel

2008) al Fondo per il volontariato, oltre alle erogazioni dirette alle numerose Associazioni ed Enti

che operano nel settore. La Casa del Volontariato comporta costi di gestione e amministrazione (ne

parleremo in seguito), sottratti agli interventi sociali diretti alle persone bisognose.

3) L’avvio del progetto denominato CampusdellaModa, costato il primo anno 1.800.000 euro e

fortissimamente voluto dal presidente Ferrari. In attesa di verificare se i benefici siano tali da

compensare i costi, non resta al momento che constatare come questi ultimi siano altissimi. E

ancora più alti si profilano, stando almeno a una recente dichiarazione del direttore Philip Taylor al

Sole 24 Ore del 3 marzo secondo il quale ai fondi già spesi “…si dovrebbero aggiungere 10 milioni

per ultimare il progetto”. Ci sono molti segnali che perfino il Presidente intenda progressivamente

abbandonarlo.

4) Più in generale le politiche di erogazione e di impiego degli utili, sembrano prive di una chiara

visione programmatica: la Fondazione ha finora agito più come una specie di bancomat che come

operatore privilegiato dello sviluppo che interviene intorno a poche e qualificate priorità, come

hanno fatto molte altre Fondazioni. Non ha insomma “allungato lo sguardo”, per dirla con le parole

di Carlo Trigilia al convegno Acri di Siena del giugno 2009, limitandosi a donare più che a

investire. Per esempio sulle infrastrutture, fondamentali per l'economia, intervenendo sull’edilizia

sociale, viste le carenze anche locali in fatto di politiche per la casa; o sulle innovazioni in certi

ambiti produttivi; o al fianco di Enti locali e public utility. La sola eccezione è stata fatta per Aimag,

con un acquisto del 7,5 per cento delle azioni, al prezzo di 10 milioni di euro che presupporrebbe un

valore complessivo di 135 milioni per una Società che nel 2006 ne aveva fatturati 65.

In sintesi: la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi ha effettuato i propri maggior sforzi di

investimento in direzioni improprie, come la Casa del Volontariato; o in operazioni

costosissime che hanno visto poca partecipazione dal territorio, come il CampusDellaModa; o

in iniziative a sfondo speculativo, come il terreno di Traversa San Giorgio, per il quale non

esistono prospettive edificatorie, se non in una funzione – quale sarebbe l’ospedale – di tale

rilevanza pubblica da escludere fin d’ora giochi speculativi al rialzo, a spese degli enti pubblici

(Regione, Asl, Provincia, Comune) e quindi della collettività.

3 – SPESE DI FUNZIONAMENTO

I costi di funzionamento complessivi nell’esercizio 2008 ammontavano a 2.274.852 euro. Nel 2005

ammontavano a 1.244.540 euro. In tre anni sono quasi raddoppiati. Vediamo come e perchè.

Per commissioni di negoziazione: 785.221 (nel 2005: 282.826).

Per compensi agli organi statutari: 403.037 ( nel 2005: 230.510).

Per compensi al personale: 377.687 (nel 2005: 202.765).

Poi ci sono, nel bilancio 2008, 413.605 euro sotto la voce “altri oneri” non meglio specificati.

Gli organi statutari (che sono due: Consiglio di Indirizzo con 19 membri ; il CdA con 7 membri)

sono stati scomposti, creando altri organismi “consultivi” (quattro commissioni del Consiglio

d’Indirizzo, 3 commissioni del Cda, la commissione finanza) ufficialmente costituiti e remunerati,

moltiplicando le occasioni per percepire compensi: 250 euro per ogni seduta delle commissioni; 500

euro per ogni seduta plenaria del CdI (in Comune i Consiglieri percepiscono 36 euro a seduta…).

A sua volta il Consiglio d’Amministrazione ha fissato indennità di 80.000 euro per il Presidente

(che risulta avervi rinunciato per diversi anni), di 30.000 per il Vice e di 18.000 per ciascun

Consigliere, da integrare, anche in questo caso, con i gettoni di presenza.

Il personale è passato da 6 unità del 2005 a 11 unità del 2008, due delle quali impegnate in attività

relative alle società strumentali costituite.

3 a - Società strumentali.

Sono state costituite tre società strumentali: San Rocco Arte e Cultura srl; la Fondazione Casa del

Volontariato; la Società Campus della Moda.

La San Rocco Arte e Cultura srl, di cui la Fondazione Cassa di Risparmio è socio unico, ha per

scopo sociale la gestione dell’Auditorium S. Rocco recentemente ristrutturato, anche se in origine

era previsto che S. Rocco fosse concesso in gestione al Comune di Carpi, anche al fine di

ottimizzare la gestione degli spazi e delle attività culturali cittadine.

La Srl ha invece una Presidente, un Vice presidente e cinque Consiglieri componenti del Cda. La

Presidente percepisce un compenso di 12.000 euro l’anno, il Vice di 8.000, i Consiglieri di 6.000

euro l’anno, più 150 euro di gettone a seduta. Sommano 50 mila euro annui, al netto dei gettoni. Per

fare che cosa? Per eseguire una piccola attività culturale autonoma, non coordinata con quelle del

Comune, soprattutto quella teatrale, gratuita, che per lo più esclude le realtà impegnate nella

produzione e organizzazione culturale cittadina. E’ una gestione molto indipendente che spende

200.000 euro l’anno – indennità incluse – per le sue attività, decise spesso al di fuori di raffronti fra

le diverse offerte. Nel Cda della società sono presenti consiglieri che siedono anche nel CdA della

Fondazione Cassa di Risparmio e nel Consiglio di Indirizzo, creando un obiettivo conflitto tra

controllori (membri degli organi statutari) e controllati (amministratori della società strumentale).

Scopo della Fondazione Casa del Volontariato è quello di “promuovere e valorizzare le attività

dell’associazionismo locale, assicurando alle organizzazioni del terzo settore una sede idonea per

l’organizzazione delle proprie attività”. A prescindere dalla valutazione di fondo – se, cioè, era

davvero prioritario l’investimento per fornire un ufficio alle associazioni cittadine, che più o meno

erano tutte sistemate –, la gestione poteva essere affidata, con convenzione, alle Associazioni stesse,

tanto più che alcune di esse vivono delle quote associative e di sovvenzioni delle centrali nazionali.

Il volontariato non gestisce attività e strutture ben più complesse?

E’ stata invece costituita una Fondazione con relativo Cda di 7 membri, inclusi Presidente e Vice

presidente. Come per la società San Rocco Arte e Cultura, il Presidente percepisce 12.000 euro

l’anno (per fare che cosa?), il Vice presidente 8.000, gli altri cinque membri 6.000; più ovviamente

150 euro di gettone per ogni seduta. Anche qui siedono componenti degli organi statutari della

Fondazione Cassa di Risparmio che possono così cumulare le relative indennità e i gettoni di

presenza.

Campus della Moda. Il costo complessivo per l’anno 2009 è stato di 1.800.000 euro, incluse le


opere di adattamento della sede. A basarsi sul numero attuale degli iscritti ai master annuali post

laurea si può calcolare il costo a studente in 37 mila 500 euro: una cifra da Harvard. Il Direttore

percepisce 11.000 euro al mese ed è circondato da uno staff di una dozzina di persone. Anche qui ci

sono un CdA, un Presidente e un Vice presidente. Non si vuole, con questo, demolire il progetto

nelle sue finalità, anche se a questo sta lavorando alacremente proprio colui che lo aveva voluto e

che si è incaricato di effettuare assunzioni, affidare incarichi e sottoscrivere contratti. Intendiamo

piuttosto prospettare la necessità di un riposizionamento strategico del Campus, anche in vista

dell’auspicabile fusione – data ormai per certa – con l’altro polo formativo legato al tessile che è

Carpiformazione. E rinvigorendo anche il versante della promozione commerciale (il Promotion

point), messo assai in ombra dalla formazione.

Il progetto andrebbe poi scollegato una volta per tutte dal suo utilizzo come strumenti di pressione


per ottenere la variante sul terreno di Santa Croce: un obiettivo che è tutto del Presidente e sul quale


si misurano di volta in volta i suoi entusiasmi o il suo disincanto verso il CampusDellaModa.

In sintesi: i costi di funzionamento della Fondazione si sono notevolmente appesantiti,

soprattutto con la creazione di società controllate delle quali una sola, il Campus, appare

quanto meno ispirata a un progetto, anche se ha comportato uno sforzo economico

pesantissimo. Le altre si sono invece risolte nell’impiego di risorse in direzioni di nessun

tornaconto sociale e di nessun particolare beneficio per il territorio.

4 – CONCLUSIONI

A Carpi non è stato raggiunto l’obiettivo della legge Amato-Ciampi di fare delle Fondazioni (enti di

diritto privato che perseguono finalità di interesse pubblico, amministrate dalle rappresentanze delle

realtà locali, e quindi radicate nel territorio e da esso controllate) istituzioni trasparenti e aperte allo

sviluppo del territorio.

Intorno alla Fondazione si è formato un sistema di potere, una vera e propria casta, al cui vertice c’è

l’attuale Presidente che, attraverso un uso scaltro delle ingenti risorse amministrate e la

distribuzione di incarichi e prebende, si è garantito un solido consenso. Non una voce critica si alza

da palazzo Brusati, non un cenno di dissenso, non una discussione sui risultati raggiunti e sulle

scelte compiute. Lo stesso accade all’esterno, fra Enti, Istituzioni, organi della società civile.

Alleanza per Carpi ritiene invece che, alzato lo sguardo oltre i vantaggi immediati delle erogazioni,

alla luce del bilancio dell’attività di questi anni (danni prodotti, scelte sbagliate, visione strategica

assente o confusa), ci si debba porre seriamente il problema di un cambiamento radicale della

direzione e gestione della Fondazione e che sia inopportuna la conferma della Presidenza attuale.

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