Rifiuti Zero: si può e costa meno!

Dalla serata organizzata lunedì dalla Lista Civica Carpi 5 Stelle, sono uscite alcune lezioni importanti.


La prima, dell’epidemiologa Gentilini, è che in un’area inquinata come la nostra pianura (per ragioni climatiche e di emissioni, una delle regioni più inquinate al mondo), non esistono inquinanti emessi a norma di legge che non aumentino le incidenze di tutta una serie di tumori, in prevalenza femminili e infantili.
Quindi diffidare di chi vi racconta che un impianto “è a norma” o “emette entro ristrettissimi limiti di legge”, sia che si stratti di inceneritori o di altri impianti industriali, perché stiamo parlando di sostanze che si accumulano nei cicli vitali, quindi l’unica soluzione è NON produrne.

La seconda: che il tanto decantato porta a porta carpigiano è zoppo, e ce lo ha spiegato l’assessore all’ambiente del Comune di Suzzara (82% di raccolta differenziata su tutto il territorio, Carpi è ancora al 57% e si ferma comunque al 75% nei quartieri dove il porta a porta viene eseguito) che ci ha illustrato come un sistema ben gestito non può non tenere conto di un calcolo preciso dei rifiuti conferiti da ogni famiglia, attraverso una tariffa puntuale, che ha significato negli anni, per i cittadini virtuosi di Suzzara, un CALO della tariffa dei rifiuti mediamente dell’8%, così come differenziare non basta se non si prendono contemporaneamente anche iniziative per ridurre alla fonte le quantità di rifiuti, ad esempio promuovendo quegli esercizi commerciali che aumentano i prodotti venduti sfusi.

Infine, l’imprenditrice Carla Poli, che gestisce un centro all’avanguardia per il recupero delle materie prime seconde a Vedelago, ha chiarito una volta per tutte che, dopo aver mandato a riciclo tutto il riciclabile (e tecnicamente Suzzara dimostra che si può arrivare all’82%), che il restante debba essere bruciato o buttato in discarica per forza è una leggenda metropolitana messa in giro da chi gestisce discariche e inceneritori.

Da quella frazione definita “residuo secco”, il centro di Vedelago riesce a recuperare ancora un 30% di materiali recuperabili e la parte restante viene inertizzata e trasformata in una “sabbia plastica” che viene normalmente riutilizzata in qualche decina di applicazioni tra l’industriale e l’edilizia.
Con questa differenza: una tonnellata di rifiuti inviata a incenerimento costa dai 60 ai 100€ di costi diretti, senza costare i costi indiretti (ovvero i danni all’ambiente e alla salute), e risulta economico per i gestori solo in virtu del contributo che tutti paghiamo in bolletta energetica attraverso i famigerati CIP6, che equipara il recupero energetico dagli inceneritori con le energie rinnovabili.
Il Centro di Vedelago, ai comuni che conferiscono la parte residua, chiede 40€ a tonnellata.

Quindi la conclusione è che la strategia Rifiuti Zero è SUBITO alla portata di tutte quelle amministrazioni che veramente la vogliano perseguire e, ameno di non essere legati a doppio filo agli interessi di chi incenerisce (facciamo qualche nome a caso: HERA e EnìA) conviene anche.
A Carpi, l’amministrazione comunale lo sa o arriverà in ritardo di cinque-dieci anni anche questa volta, come ha fatto sulla raccolta porta a porta e su tutti gli investimenti innovativi in campo ambientale?

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