Sulla questione del rimborsi dell’IVA illegittimamente pagata dai cittadini sulla tariffa rifiuti, ieri sera il PD ha deciso che i cittadini si dovranno arrangiare.
Se vogliono il rimborso, dovranno presentare ricorsi singoli e individuali, con il rischio che se tutti gli utenti dei comuni coinvolti daranno il via a queste procedure, le commissioni tributarie si ritrovino intasate da centinaia di migliaia di ricorsi, con spreco di tempo loro e di tutti quelli coinvolti.
Noi avevamo proposto una soluzione: che fosse AIMAG a farsi carico di un unico ricorso nei confronti dell’agenzia dell’entrate e che procedesse nel frattempo a trovare una modalità di restituzione (anche rateizzata in forma di sconto sulle tariffe in pagamento, ad esempio).
Il PD ha votato contro, l’IDV si è mostrata più disponibile, astenendosi.
Stiamo parlando di una cifra che per il territorio di Carpi si aggira sugli 800.000€ per ogni anno di applicazione della tariffa, su un incasso di AIMAG per il servizio di circa 8 milioni.
I bilanci di AIMAG sono sani e di robusta costituzione, nel 2008 i ricavi ammontavano a circa 187milioni di euro con un utile netto di 6 milioni.
In più, l’ingresso di HERA avrebbe dovuto consentirgli i famosi “efficientamenti” tanto decantati negli anni passati dalla giunta, insomma, ci pare che ci fossero tutte le condizioni per poter dire ai cittadini di Carpi, da parte di AIMAG e Comune: “Tranquilli, non è una situazione creata da noi, non è nostra responsabilità restituire i soldi dell’IVA che sono già andati allo Stato, ma siamo pronti a venirvi incontro per risolvere questa situazione”, visto che le multiutilities, in questi periodi, sono le uniche imprese che hanno bilanci al riparo dalla crisi e liquidità sempre in cassa, lavorando su concessioni in regime di monopolio.
Invece nulla.
Nel caos creato dai buchi legislativi del governo (troppo impegnato a legiferare sulle beghe del premier, per potersi occupare di un potenziale buco che a livello nazionale rischia di arrivare a 6 miliardi di euro, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso che ha decretato il non dover pagare l’IVA sulla TIA), i cittadini che vorranno dovranno muoversi da soli.
A questo punto non ci resta che invitare tutti a rivolgersi alle associazioni di consumatori che sono pronte a presentare i ricorsi o ad attivarsi autonomamente.
Questo per il pregresso, sul futuro si vedrà se il governo tirerà fuori comuni e cittadini da questo caos prendendosi il tempo di legiferare per una volta su una cosa seria e tangibile, ma anche qui mettiamo in guardia dall’atteggiamento del comune che ha già chiaramente detto che ogni eventuale aggravio di costi per il passaggio da tariffa a tassa, sarà scaricato su cittadini e imprese: noi crediamo che ci sia molto da lavorare sulla questione costi di smaltimento e lo abbiamo provato a dire con l’iniziativa pubblica di due settimane fa.
Prima di parlare di ricaricare i costi sulle utenze, forse è il caso di chiedersi se non si può fare qualcosa a monte per diminuire i rifiuti conferiti e per smaltirli con costi minori.
Ma di questo se ne riparlerà il 29 aprile, in consiglio (sempre che il governo non cambi di nuovo le carte in tavola).
Se vogliono il rimborso, dovranno presentare ricorsi singoli e individuali, con il rischio che se tutti gli utenti dei comuni coinvolti daranno il via a queste procedure, le commissioni tributarie si ritrovino intasate da centinaia di migliaia di ricorsi, con spreco di tempo loro e di tutti quelli coinvolti.
Noi avevamo proposto una soluzione: che fosse AIMAG a farsi carico di un unico ricorso nei confronti dell’agenzia dell’entrate e che procedesse nel frattempo a trovare una modalità di restituzione (anche rateizzata in forma di sconto sulle tariffe in pagamento, ad esempio).
Il PD ha votato contro, l’IDV si è mostrata più disponibile, astenendosi.
Stiamo parlando di una cifra che per il territorio di Carpi si aggira sugli 800.000€ per ogni anno di applicazione della tariffa, su un incasso di AIMAG per il servizio di circa 8 milioni.
I bilanci di AIMAG sono sani e di robusta costituzione, nel 2008 i ricavi ammontavano a circa 187milioni di euro con un utile netto di 6 milioni.
In più, l’ingresso di HERA avrebbe dovuto consentirgli i famosi “efficientamenti” tanto decantati negli anni passati dalla giunta, insomma, ci pare che ci fossero tutte le condizioni per poter dire ai cittadini di Carpi, da parte di AIMAG e Comune: “Tranquilli, non è una situazione creata da noi, non è nostra responsabilità restituire i soldi dell’IVA che sono già andati allo Stato, ma siamo pronti a venirvi incontro per risolvere questa situazione”, visto che le multiutilities, in questi periodi, sono le uniche imprese che hanno bilanci al riparo dalla crisi e liquidità sempre in cassa, lavorando su concessioni in regime di monopolio.
Invece nulla.
Nel caos creato dai buchi legislativi del governo (troppo impegnato a legiferare sulle beghe del premier, per potersi occupare di un potenziale buco che a livello nazionale rischia di arrivare a 6 miliardi di euro, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso che ha decretato il non dover pagare l’IVA sulla TIA), i cittadini che vorranno dovranno muoversi da soli.
A questo punto non ci resta che invitare tutti a rivolgersi alle associazioni di consumatori che sono pronte a presentare i ricorsi o ad attivarsi autonomamente.
Questo per il pregresso, sul futuro si vedrà se il governo tirerà fuori comuni e cittadini da questo caos prendendosi il tempo di legiferare per una volta su una cosa seria e tangibile, ma anche qui mettiamo in guardia dall’atteggiamento del comune che ha già chiaramente detto che ogni eventuale aggravio di costi per il passaggio da tariffa a tassa, sarà scaricato su cittadini e imprese: noi crediamo che ci sia molto da lavorare sulla questione costi di smaltimento e lo abbiamo provato a dire con l’iniziativa pubblica di due settimane fa.
Prima di parlare di ricaricare i costi sulle utenze, forse è il caso di chiedersi se non si può fare qualcosa a monte per diminuire i rifiuti conferiti e per smaltirli con costi minori.
Ma di questo se ne riparlerà il 29 aprile, in consiglio (sempre che il governo non cambi di nuovo le carte in tavola).
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