Passato ieri sera un emendamento di Rifondazione Comunista - Carpi a 5 Stelle sulle modifiche al regolamento edilizio che riguardano la possibilità per le aziende agricole di installare impianti per energie rinnovabili sul loro territorio.
Siamo riusciti con il nostro emendamento a far passare il concetto che il terreno agricolo non può essere trasformato tout court in una centrale energetica, seppure per un energia pulita come il fotovoltaico.
Con la politica degli incentivi si sta infatti affermando anche in Italia un modello di fotovoltaico che rischia di compromettere tutte le valenze positive di questo modo di produrre energia: il fotovoltaico esprime al meglio le sue potenzialità se viene concepito come strumento per aumentare il numero di produttori, con un occhio di riguardo all’autoconsumo, e questo può essere fatto integrando i pannelli sulla infinità di tetti di impianti civili, industriali di abitazioni esistenti e con piccoli impianti a terra.
Concentrare invece i pannelli in grandi estensioni di terreno, oltre a “concentrare” gli incentivi su di un’azienda sola, significa aggiungere ai danni della cementificazione del territorio, quelli per la sua “pavimentazione” con i pannelli.
L’emendamento che abbiamo proposto e che è stato approvato dalla maggioranza con la sola astensione della consigliera Cocozza, consente, per gli impianti non di autoconsumo, la sola installazione di impianti “alti” su supporti che consentano al terreno sottostante di continuare a vivere ed eventualmente ad essere utilizzatio.
L’aumento del costo per l’installazione di questi impianti, sarà quindi un incentivo per gli agricoltori per mantenere la funzione agricola del territorio, integrandola con la produzione di energia fotovoltaica, evitando che grandi impianti si mangino larghe fette di contributi per le energie rinnovabili (ricordiamo che questi hanno un tetto, non sono illimitati) e facendo sì che il fotovoltaico possa continuare a diffondersi in primis sui tetti degli edifici e fabbricati (anche rurali) che presentino le caratteristiche adatte, senza mangiare ulteriori fette di territorio.
Siamo riusciti con il nostro emendamento a far passare il concetto che il terreno agricolo non può essere trasformato tout court in una centrale energetica, seppure per un energia pulita come il fotovoltaico.
Con la politica degli incentivi si sta infatti affermando anche in Italia un modello di fotovoltaico che rischia di compromettere tutte le valenze positive di questo modo di produrre energia: il fotovoltaico esprime al meglio le sue potenzialità se viene concepito come strumento per aumentare il numero di produttori, con un occhio di riguardo all’autoconsumo, e questo può essere fatto integrando i pannelli sulla infinità di tetti di impianti civili, industriali di abitazioni esistenti e con piccoli impianti a terra.
Concentrare invece i pannelli in grandi estensioni di terreno, oltre a “concentrare” gli incentivi su di un’azienda sola, significa aggiungere ai danni della cementificazione del territorio, quelli per la sua “pavimentazione” con i pannelli.
L’emendamento che abbiamo proposto e che è stato approvato dalla maggioranza con la sola astensione della consigliera Cocozza, consente, per gli impianti non di autoconsumo, la sola installazione di impianti “alti” su supporti che consentano al terreno sottostante di continuare a vivere ed eventualmente ad essere utilizzatio.
L’aumento del costo per l’installazione di questi impianti, sarà quindi un incentivo per gli agricoltori per mantenere la funzione agricola del territorio, integrandola con la produzione di energia fotovoltaica, evitando che grandi impianti si mangino larghe fette di contributi per le energie rinnovabili (ricordiamo che questi hanno un tetto, non sono illimitati) e facendo sì che il fotovoltaico possa continuare a diffondersi in primis sui tetti degli edifici e fabbricati (anche rurali) che presentino le caratteristiche adatte, senza mangiare ulteriori fette di territorio.
L'emendamento però va a penalizzare quegli agricoltori(soprattutto al Nord di Carpi) che possiedono territori che ormai sono diventati incoltivabili per la natura stessa del terreno.Così, aumentando notevolmente i costi di istallazione,abbiamo tolto loro una opportunità.Quindi daccordo nella salvaguardia del territorio e per incoraggiare gli impianti sui tetti, ma penalizziamo i proprietari di terreni ormai resi incoltivabili per la loro natura.
RispondiEliminaCosa vuol dire "incoltivabili"? Posoono esistere terreni troppo sfruttati da agricoltura intensiva, può essere che non si prestino ad un tipo di coltura e ne vadano fatte altre, può essere che quegli imprenditori debbano trovare il coraggio e studiarsi le tecniche per nuovi metodi e nuove produzioni, ma a meno che non si tratti di terreni radioattivi o di pietraie desertiche, non esistono terreni incoltivabili e questo emendamento non blocca gli investimenti, semplicemente evita che l'intera superficie venga "pannellata", facendo del fotovoltaico lo scopo principale di produzione di quel terreno (tombandolo definitivamente!). Gli impianti su terreni agricoli devono avere la natura di reddito accessorio, non sostitutivo dell'attività agricola.
RispondiEliminaComunque, intanto comincino con il mettere su gli impianti entro i limiti previsti per l'autoconsumo, che quelli nessuno glieli vieta...
Terreni incoltivabili significa terreni argillosi che in questi ultimi anni di carenza piovana sono diventati appunto incoltivabili, distese di terra con crepe spaventose, ti assicuro che verso le valli ce ne sono parecchi...
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