Piano traffico: Carpi è molto, molto lontana da Malmö

Durante il dibattito sul Piano Generale del Traffico Urbano di Carpi (PGTU) di ieri sera in consiglio comunale, era difficile non riandare alle immagini viste domenica sera nella trasmissione Report, guarda caso proprio dedicata alla mobilità urbana.

Con ancora nelle orecchie le parole del responsabile dei trasporti urbani di Malmö, in Svezia, ci siamo trovati a misurare il piano del comune per Carpi e gli interventi dei consiglieri di maggioranza.
Paragone impietoso, ci si dirà, ma mica che si pretendeva di diventare tutti svedesi, ci saremmo accontentati di molto meno.

La Svezia è un paese di matti dove credono che si possa andare in bicicletta per ogni spostamento quotidiano a breve raggio (sotto i 5 km), anche se piove, addirittura ci portano i bambini a scuola con le bici, e (follia delle follie) si preoccupano di dare la precedenza allo spalamento della neve sulle piste ciclabili (continue, integrate con i trasporti pubblicie con precedenza sulle auto) prima che sulle strade per le auto (da noi invece le piste ciclabili in caso di neve servono per metterci quella spalata dalle strade).

Tutto questo ha portato ad un sistema di mobilità che vede i cittadini di Malmö usare la bici per il 40% dei loro spostamenti quotidiani.
In Italia alcune città “virtuose” italiane si sono date l’obiettivo almeno del 15%

Carpi, con questo piano, si da l’obiettivo del nulla %, nel senso che alla mobilità “alternativa” o “sostenibile” come è stata definita ieri sera dalla maggioranza, sono state riservate molte belle parole, ma non troverete un numero o un obiettivo quantificabile in tutto il piano che vi dica che questa amministrazione ha intenzione di ridurre il traffico veicolare urbano.

Questo obiettivo non c’è, e la sua mancanza rende decisamente poco credibili due degli obiettivi generali (riduzione dell’inquinamento e risparmio energetico) dato che di fatto li affida alla capacità taumaturgica di questo piano di far girare vorticosamente il traffico nell’anello delle tangenziali (del quale un lato, via Cattani, è in realtà a tutti gli effetti una strada all’interno del tessuto della città).

Durante il dibattito alle nostre critiche e proposte (in primis: tutti gli attraversamenti, anche delle vie di grande scorrimento come Via Cattani e tangenziale Bruno Losi, devono diventare ciclabili e non pedonali come ora, dando la precedenza alle biciclette sulle auto e ridisegnandoli per garantirne la sicurezza), sono arrivate risposte deboli e in qualche caso “svianti”

C’è stato detto che un PGTU non è un piano per la mobilità sostenibile (ma dato che Carpi non adotterà un piano per la mobilità sostenibile e che questo sarà l’unico strumento di regolazione della mobilità, se non diamo qua le indicazioni per ridurre il traffico veicolare, dove lo dovremmo dare?)

Ci è stato detto che il boom di traffico su via Roosevelt è figlio del mancato completamento dell’anello tangenziale con via Cavata e Griduzza (il fatto che dietro a via Roosevelt negli anni sia cresciuta praticamente una nuova mezza Carpi, senza prevedere PRIMA un sistema di mobilità, evidentemente non conta), osservazione che fa il paio con chi di fatto riduce i problemi del traffico di Carpi al solo attraversamento di persone dirette a Mirandola o Modena o Correggio, come se Carpi fosse solo un grande incrocio e non dovessimo preoccuparci di decine di migliaia di spostamenti quotidiani casa-scuola e casa-lavoro che ora vengono fatti in auto anche per distanze ridicole e che questo piano non disincentiva.

Ci è stato detto che siamo ingenerosi verso un’amministrazione ed un piano che invece qualche provvedimento lo prende, e infatti non abbiamo negato alcuni elementi positivi del piano, ma i numeri parlano chiaro.

Questa maggioranza negli ultimi 20 anni ha fatto investimenti faraonici sulla mobilità per le auto e microscopici per la mobilità alternativa e il risultato è nei numeri che lo stesso piano presenta: il traffico veicolare è aumentato.

Senza un idea e un obiettivo preciso di riduzione dell’uso dell’auto e di precedenza ai mezzi alternativi (primi fra tutti la bicicletta e il trasporto pubblico, in modo integrato), qualunque azione di “mobility management” del comune resta un palliativo e una foglia di fico su un sistema fatto su misura per continuare ad obbligarci ad usare l’automobile, con tutti i suoi costi in termini economici e di impatto sulla salute (ricordiamo che l’Organizzazione mondiale per la sanità calcola più di 8000 morti all’anno in Italia per l’inquinamento da PM10, per il 75% a Carpi generate dal traffico veicolare).

La settimana scorsa abbiamo assistito ad un gustoso siparietto tra assessore all’ambiente e il consigliere della Lega Alboresi su chi portasse maggiori responsabilità degli sforamenti carpigiani nelle concentrazioni di PM10.
Sicuramente a livello nazionale e nelle regioni dove la Lega governa non sta facendo nulla per uscire dalla servitù delle automobili, per contro l’amministrazione di Carpi rischia di sprecare l’ennesima occasione per fare la sua parte a livello locale (e potrebbe fare tanto!).

Speriamo quindi che cittadini e associazioni inondino di osservazioni questo piano, cominciando a chiedere, prima di tutto, che la riduzione del traffico veicolare diventi uno dei suoi obiettivi e non ci si accontenti di fotografare l’esistente, continuando a pagare un pesante tributo in termini di salute e soldi ad un sistema di mobilità aberrante.

Malmö, per ora, è molto, molto lontana. E non solo in senso geografico.

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