CIP 6: il danno è fatto ma almeno ridateci i soldi!

Per anni tutti i cittadini hanno pagato un sovraprezzo per l’energia elettrica (dal 6 al 7%), determinato dal Comitato Interministeriale Prezzi, che avrebbe dovuto costituire un fondo per lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Per anni questi soldi sono finiti in larga parte al sovvenzionamento, anziché delle vere energie rinnovabili (eolico e fotovoltaico innanzitutto) alle cosiddette “fonti assimilate”, ovvero alla combustione di rifiuti, scarti di raffinerie e cementifici.
Un trucco linguistico che dal 2001 l’Unione Europea ci ha contestato.

Dopo dieci anni pare che finalmente la vergogna dei fondi per le energie rinnovabili regalati a petrolieri e inceneritori sia definitivamente cessata (seppure con lauti indennizzi una tantum per gli impianti che avevano attenuto la concessione dei contributi).
Nel frattempo, l’Italia si ritrova con un sistema di incentivi per le energie rinnovabili fra i più deboli in Europa (con tutto quel che ne consegue in termini di ricerca e sviluppo in questo settore) e con un sistema di smaltimento rifiuti che per anni ha favorito la proliferazione di inceneritori (convenienti solo in quanto lautamente finanziati con il meccanismo dei CIP 6) anziché il consolidarsi di esperienze volte a ridurre la produzione di rifiuti ed aumentare tutte le possibili modalità di recupero e riciclaggio, con evidenti danni ambientali e sulla salute dell’uomo (forse oggi Modena sarebbe ben più avanti nella gestione integrata del sistema rifiuti e nelle percentuali di raccolta differenziata, se HERA non avesse avuto tutto l’interesse a raddoppiare l’inceneritore, tanto per fare un esempio).

A questo tipo di danni sarà difficile porre rimedio in tempi brevi, ma almeno, in forza dei ripetuti pronunciamenti dell’Unione Europea, riteniamo che sia giusto che cittadini e amministrazioni pubbliche, si vedano restituire dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) quei soldi versati per le energie rinnovabili e “stornati” per produrre energia da fonti inquinanti che solo un classico trucco italiano aveva reso “assimilabili”.

Questo è il senso dell’odg approvato dal consiglio comunale il 15 luglio, proposto dalla consigliera Gasparini (PD) e appoggiato anche da Carpi 5 Stelle e Rifondazione Comunista, che impegna il Comune ad avviare il ricorso nei confronti del GSE, nel suo interesse diretto come “utente” di servizi energetici e al tempo stesso di farsi promotore di attività di informazione nei confronti dei cittadini, per farci restituire quello che a tutti gli effetti è stato un furto dei soldi che abbiamo pagato in bolletta, coperto per anni sia dai governi di destra che di centrosinistra.
L’iniziativa è promossa a livello nazionale dall’associazione “Diritto al Futuro”.
Ora, dopo il pronunciamento a larga maggioranza del consiglio comunale, ci attendiamo di vedere un rapido intervento della giunta in proposito, sul quale non mancheremo di tenervi aggiornati.

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