Lavorando a Bologna, stamattina uscendo dalla stazione ferroviara mi sono imbattuto in un plico di opuscoli con il logo HERA in evidenza, mollati a ridosso di marciapiedi e biciclette.
Quello che ha attirato la mia attenzione era lo slogan che compariva in prima pagina: “Acqua Bene Comune”.
Complimenti a HERA per la genialata di marketing (impossessarsi di uno dei “claim” del Movimento per l’Acqua Pubblica) e anche per la notevole faccia di bronzo, visto che le SpA come HERA che gestiscono in modo privatistico una risorsa comune e fondamentale come l’acqua, sono esattamente uno degli obiettivi della campagna referendaria.
Sui contenuti dell’oposculo potete immaginare: le solite sbrodolate che il PD bersaniano ci rifila da anni, sulla necessità dell’intervento di capitali privati sulle reti idriche (come se per il solo fatto di essere privati, questi generassero i soldi da soli e non prendendoli dagli utenti), gli investimenti fatti (ma nessun accenno che ad esempio nel modenese, gli investimenti caleranno a fronte di un aumento della tariffa) e bla e bla e bla…
Ora, non entro nel merito delle tesi sostenute da HERA; ma rilevo alcune piccole questioni:
HERA opera in regime di monopolio ed è a maggioranza pubblica.
Quindi si suppone che le “entità” politiche che le hanno affidato la gestione dei servizi, siano più che in grado di fare la loro parte in quello che è, appunto, un dibattito del tutto politico, sul fatto se sia giusto o meno che un privato abbia un profitto (profitto, non semplice ricavo a fronte di costi e spese per investimenti) dalla gestione di un servizio che è legato ad un diritto fondamentale (per inciso, ricordiamo che senza acqua si muore).
Invece, HERA spa sente il bisogno di “fare chiarezza sui pregiudizi ideologici” (e beati loro che non ne hanno!) per spiegarci quanto il misto pubblico-privato sia bello, e LO FA USANDO I SOLDI DELLE NOSTRE BOLLETTE (sì, anche di noi carpigiani, visto che ora regaliamo il 25% degli utili della nostra municipalizzata AIMAG a HERA).
Io da HERA non mi aspetto spiegazioni né lotta ai “pregiudizi” ideologici; mi aspetto che svolga i suoi servizi al meglio che può, al costo minore e con impatti minori possibili sull’ambiente e sulla salute dei suoi cittadini.
Se proprio hanno voglia di spiegare qualcosa, mi spieghino perché il loro management costa tre volte in più di quello che mi costa ad AIMAG per fare lo stesso lavoro e se proprio l’illuminato presidenti Tommasi di Vignano ci tiene ad “educarmi”, lo faccia pagando di tasca sua lo spreco di carta e inchiostro (e il relativo smaltimento dalle strade e dai marciapiedi di Bologna).
Questo opuscolo è solo l’ennesima prova che sui beni comuni, l’Emilia Romagan ha creato un sistema misto, il cui unico risultato è non capire più chi fa “politica” ,chi deve fare i lavori e a chi si debba rivolgere il cittadino che voglia attribuire la responsabilità di come vengono gestiti i servizi sul suo territorio.
Le multiutilities “miste” hanno creato monopoli dove sguazzano interessi di gruppi privati, politicamente protetti in cambio di posti lautamente remunerati nei consigli di amministrazione per politici più o meno decotti e più sono grandi, più il senso della loro funzione si perde e si allontana dai cittadini.
Con il referendum sull’acqua, contiamo di cominciare (anche) a smontare un pezzo di questo baraccone.
Quello che ha attirato la mia attenzione era lo slogan che compariva in prima pagina: “Acqua Bene Comune”.
Complimenti a HERA per la genialata di marketing (impossessarsi di uno dei “claim” del Movimento per l’Acqua Pubblica) e anche per la notevole faccia di bronzo, visto che le SpA come HERA che gestiscono in modo privatistico una risorsa comune e fondamentale come l’acqua, sono esattamente uno degli obiettivi della campagna referendaria.
Sui contenuti dell’oposculo potete immaginare: le solite sbrodolate che il PD bersaniano ci rifila da anni, sulla necessità dell’intervento di capitali privati sulle reti idriche (come se per il solo fatto di essere privati, questi generassero i soldi da soli e non prendendoli dagli utenti), gli investimenti fatti (ma nessun accenno che ad esempio nel modenese, gli investimenti caleranno a fronte di un aumento della tariffa) e bla e bla e bla…
Ora, non entro nel merito delle tesi sostenute da HERA; ma rilevo alcune piccole questioni:
HERA opera in regime di monopolio ed è a maggioranza pubblica.
Quindi si suppone che le “entità” politiche che le hanno affidato la gestione dei servizi, siano più che in grado di fare la loro parte in quello che è, appunto, un dibattito del tutto politico, sul fatto se sia giusto o meno che un privato abbia un profitto (profitto, non semplice ricavo a fronte di costi e spese per investimenti) dalla gestione di un servizio che è legato ad un diritto fondamentale (per inciso, ricordiamo che senza acqua si muore).
Invece, HERA spa sente il bisogno di “fare chiarezza sui pregiudizi ideologici” (e beati loro che non ne hanno!) per spiegarci quanto il misto pubblico-privato sia bello, e LO FA USANDO I SOLDI DELLE NOSTRE BOLLETTE (sì, anche di noi carpigiani, visto che ora regaliamo il 25% degli utili della nostra municipalizzata AIMAG a HERA).
Io da HERA non mi aspetto spiegazioni né lotta ai “pregiudizi” ideologici; mi aspetto che svolga i suoi servizi al meglio che può, al costo minore e con impatti minori possibili sull’ambiente e sulla salute dei suoi cittadini.
Se proprio hanno voglia di spiegare qualcosa, mi spieghino perché il loro management costa tre volte in più di quello che mi costa ad AIMAG per fare lo stesso lavoro e se proprio l’illuminato presidenti Tommasi di Vignano ci tiene ad “educarmi”, lo faccia pagando di tasca sua lo spreco di carta e inchiostro (e il relativo smaltimento dalle strade e dai marciapiedi di Bologna).
Questo opuscolo è solo l’ennesima prova che sui beni comuni, l’Emilia Romagan ha creato un sistema misto, il cui unico risultato è non capire più chi fa “politica” ,chi deve fare i lavori e a chi si debba rivolgere il cittadino che voglia attribuire la responsabilità di come vengono gestiti i servizi sul suo territorio.
Le multiutilities “miste” hanno creato monopoli dove sguazzano interessi di gruppi privati, politicamente protetti in cambio di posti lautamente remunerati nei consigli di amministrazione per politici più o meno decotti e più sono grandi, più il senso della loro funzione si perde e si allontana dai cittadini.
Con il referendum sull’acqua, contiamo di cominciare (anche) a smontare un pezzo di questo baraccone.
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