Le tre proposte contro la crisi che avremmo fatto a LAPAM

Nonostante non fossimo tra gli invitati del convegno organizzato dalla LAPAM, che ha visto sfilare tutte le coalizioni del consiglio comunale tranne la nostra, abbiamo anche noi le nostre tre proposte (come minimo) per cercare vie di uscita dalla crisi.

Alle ricette che bene o male uniscono destra e centrosinistra, per rivitalizzare il distretto tessile e i "commerci" in quel di Carpi, fatte di aumento delle infrastrutture per il traffico veicolare e marketing pubblicitario, ci permettiamo di opporre un punto di vista completamente diverso, che forse avrebbe reso un po' più movimentata la serata di lunedì scorso.

Noi riteniamo che la principale causa della crisi sia la continua e costante pressione suli redditi da lavoro.Non si esce dalla crisi se lavoratori (dipendenti e non) non riusciranno ad avere dal loro lavoro una retribuzione degna e che li renda autonomi nelle loro scelte e decisioni di vita.
Può il Comune fare qualcosa in merito? Riteniamo di sì e ne facciamo una breve sintesi

1) Contrastare il dissolvimento del settore tessile, creando un osservatorio (e magari un marchio di responsabilità sociale e di provenienza "made in Carpi"), dove si rendano trasparenti le condizioni applicate all'interno della filiera, percè siamo convinti, che la responsabilità prima nell'esplosione di contoterzisti stranieri nel nostro territorio, stia inannzitutto nel fatto che chi detiene il vero potere di fare il prezzo nella filiera, ovvero i grandi marchi e le catene distributive, stia godendo di una distribuzione iniqua del valore prodotto lungo la catena. E' improbabile che si torni a creare (o anche solo si riescano a difendere gli ultimi anelli rimasti) una catena di fornitori e subfornitori del tessile carpigiani, se si impongono nel mercato della subfornitura prezzi "cinesi". Qui ci sono soggetti che vendono a decine o centinaia di euro, capi commissionati ai terzisti a prezzi talmente bassi, che di fatto non possono corrispondere a più di 5-7 euro di retribuzione l'ora per lavoratore.
Una situazione inaccettabile su cui però si costruiscono profitti notevoli per pochi.

Rendere trasparenti le catene di fornitura e le condizioni commerciali applicate al loro interno, renderne consapevole il consumatore e riuscire a intercettare quella parte di consumatori critici e consapevoli, disposti a pagare il giusto prezzo per il prodotto che rispetta il lavoro di tutti,è probabilmente l'unico canale che potrebbe tutelare una filera locale del tessile.
Se n'era parlato in passato, suppongo che il tema della trasparenza di filiera e di formazione del prezzo, sia l'ostacolo principale ad una nascita di questo marchio, da parte di quella categoria di imprenditori, che da questa situazione di sfruttamento al ribasso trae i massimi vantaggi

2) Spostare le risorse da destinare a mortifere e improduttive infrastrutture per la mobilità su auto, in strumenti a sostegno della conversione energetica della gran parte delle 33000 unitò abitative e degli impianti produttivi del territorio di Carpi.
Sarebbe lavoro diretto per tante piccole imprese locali e consentirebbe a molte famiglie di liberare risorse dalla loro bolletta energetica. Promuovere una politica di trasparenza anche sulle condizioni dei redditi immobiliari che strangolano le piccole imprese commerciali del centro.

3)Tutelare, per quanto compete il comune,i redditi da lavoro. Non serve a nulla fare arrivare più macchine in centro, (neanche nella logica "consumistica" che ha contraddistinto gli interventi di cui abbiamo letto dai giornali) se chi le guida non ha soldi da spendere. Per quanto riguarda il Comune, sono possibili diverse azioni: sostenere e promuovere in tutti i modi poissibili i circuiti di economia locale, contribuire alla lotta a tutte le forme di lavoro irregolare e all'evasione fiscale, aumentare il sostegno ai lavoratori e famiglie a basso reddito, evitare di contribuire ad allargare la platea di cassintegrati e disoccupati, ricorrendo ad una politica tremontiana di tagli negli appalti e nei servizi comunali.

Siamo convinti, che queste proposte potrebbero risultare indigeste a chi si muove in ottica tradizionale "sviluppista", fatta di consumi e infrastrutture "pesanti"; di promozione di consumi di massa superflui e a basso prezzo mentre si comprimono i redditi e via discorrendo, ma dato che è proprio quella la logica che ci ha infilato nella crisi in cui ci troviamo oggi, forse è venuto il momento di cambiare strada e sperimentare qualcosa di nuovo.

Commenti

  1. Caro Paluan,
    lasciami dire che è semplicemente vergognoso che la Lapam non ti abbia invitato. Forse pensano che, siccome sei di sinistra, tu non abbia idee sull'economia. Mi sarei aspettato anche una maggiore solidarietà dalle altre forze politiche, ma, si sa, ormai il livello di convivenza civile è talmente basso che, purtroppo, nessuno se ne meraviglia. Le tue proposte sono, inoltre, interessanti e in controtendenza rispetto alle solite ricette. Leggo che Andreoli ha proposto di "sfrondare" la selva delle regole e di puntare sull'edilizia popolare: da uno che fa il consigliere da dieci anni mi sarei aspettato qualcosa di più. Gli altri non li cito nemmeno: come tu hai scritto, si pensa solo a promuovere l'impresa, mai a migliorare il lavoro in sé.
    Complimenti per il lavoro, che svolgi con grande passione e competenza.
    Salvatore.

    RispondiElimina

Posta un commento

I commenti a mio insindacabile giudizio ritenuti offensivi o clamorosamente off topic, specie se anonimi, saranno rimossi . Fa te...