Un messaggio dalla giunta ai lavoratori della Loria: precari siete e precari resterete.

La risposta alla nostra interrogazione ricevuta in consiglio comunale sulla situazione dei lavoratori della Loria, non appare francamente incoraggiante.

Ad una domanda che chiedeva se e in che misura si voleva dare garanzie un po’ più a lunga scadenza circa il rapporto di lavoro con il comune e se per il comune era un problema che, a parità di funzione, ci fossero lavoratori che ricevono paghe fra loro molto diverse (gli stipendi dei lavoratori in appalto sono inferiori anche su base oraria a quelli dei dipendenti comunali), l’unica risposta della giunta è stata: è nostra intenzione continuare a fornire il servizio della Loria gestendolo nella massima economia.

Economia nel progettare un istituto che oggi occupa circa un quarto del bilancio totale della cultura? Economia negli allestimenti? Economia nell’efficenza energetica dell’edificio?
No, l’unica economia possibile a cui si riferiscono è quella sul costo del lavoro.

Nessuna informazione quindi sulle intenzioni della giunta alla scadere della proroga dell’appalto (inizialmente previsto solo fino a maggio 2011 e oggi a maggio 2012, più per difficoltà organizzative nella gara che non per venire incontro alle esigenze degli operatori della biblioteca).

La Loria resta probabilmente un istituto culturale che può essere decantato come “vanto” per la città di Carpi., ma il fatto che per tenerlo aperto, si sia pensato fin dal suo avvio, che fosse legittimo ricorrere ad un’esternalizzazione selvaggia che comprime i redditi e condanna alla precarietà chi ci lavora, ci pare un prezzo inaccettabile, che forse poteva essere evitato, con un po’ meno “grandeur” nella realizzazione dell’istituto e un po’ più attenzione ai diritti di chi lavora.
La giunta, in questo, senso ha fatto le sue scelte nel 2005 e continua a non voler cambiare strada.

Per i lavoratori della Loria, l’orizzonte per programmare le proprie vite, si accorcia dai tre anni dei normali rinnovi d’appalto a uno e mezzo, e nel frattempo hanno accorciato anche i redditi con la riduzione dell’orario.

Il punto per noi è molto semplice: può un comune decidere che un servizio pubblico, venga gestito con lavoratori precari e sottopagati?
Può un comune, dopo anni di lavoro sottopagato, dire ai lavoratori che lì sono stati impegnati a servizio della città, semplicemente “arrivederci e grazie” allo scadere degli appalti?
E' questo il modello di lavoro che vogliamo per i servizi del nostro comune?

Per la giunta di Carpi evidentemente sì, dato che lo fa (e lo ha già fatto con altri lavoratori in appalto).
Poi lascia al partito la propaganda sulla lotta al precariato.

Commenti

  1. Non è una questione politica, è una questione di buon senso.
    Il buon senso non sembra essere di casa in politica, sia essa di destra o di sinistra, per questo io non me ne occupo.
    Non la polis, ma il pathos cambia la realtà.

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