Vauban, o del perchè starei facendo "politica"

Nella minchionaggine media del dibattito politico locale e nazionale (della quale sia ben chiaro, anche io inevitabilmente, nel mio piccolo,  faccio parte), alle volte verrebbe la voglia, di rendere chiaramente e immediatamente leggibile per tutti i perchè e i percome si decide di parteciparvi.
Problemi di ego, ripicche personali, interessi inconfessabili, pura demenza...
Anche a livello di consiglio comunale, i detrattori delll'una e dell'altra parte, si gettano addosso (magari non pubblicamente, magari difendendosi dietro l'anonimato) i peggio insulti oppure, nella migliore delle ipotesi si tratta con sufficienza le idee che più si allontanano dal seminato, dal "si è sempre fatto fatto così" al "ma è questo quel che la gente vuole".

E allora alle volte è bene ricordarsi e ricordare, che cos'è che si aveva in mente quando è cominciata 'sta fola (per quanto mi riguarda, non quella della della candidatura a sindaco, ma 'sta fola che partecipare alla vita politica abbia un senso, e che mi trascino dietro dalla fine degli anni '80, nonostante la marea di evidenze contrarie a quell'assunto).
Ecco 'sta cosa ha un senso quando la cronaca (e santo internet) ti riportano alla luce cose che avevi orecchiato agli inzi di quel periodo. Le idee che ti facevano pensare non solo che "un altro mondo è possibile", ma pure auspicabile e pure concretamente fattibile.
Come il caso di Vauban, sobborgo di Friburgo, che trovate qui.

Ammesso e non concesso che fra i lettori di questo blog ci sia qualcuno dei vecchi compagni di strada delle mie precedenti vite politiche, tutto quello che vorrei dire loro, prima di tornare a prenderci più o meno elegantemente a sassate (per carità, solo verbali) nel consiglio comunale o sui giornali, quello che semplicemente vorrei chiedergli è: un'esperienza come quella di Friburgo vi/ci interessa? E' un obiettivo auspicabile? Se sì, negli ultimi 20 anni di vostro impegno politico, è questa la direzione che avete preso? Sono stati fatti passi concreti in questa direzione?
Perchè guardate, sulla discriminante del diverso modello di convivenza, sui nuovi paradigmi dello "sviluppo" e di cosa debba misurare questo sviluppo, si misura la vera differenza e la vera scommessa sul futuro.
I sì o i no su temi di questo tipo (sia ben chiaro, tutti legittimi, meno legittimo è usare le parole a favore dei sì e le azioni a favore del no...), direbbero molto più di noi e del nostro fare politica, che non le menate sui chi è più antiberlusconiano, chi è più per i beni comuni, per il lavoro, chi è più bla bla bla...

A sinistra  perdura invece il giochino di mandare in giro il video di Kennedy che ci dice quanto è misero valutare le nazioni sulla base del PIL, in campagna elettorale, e nel frattempo misurare lo sviluppo dei territori che si governano riducendo appunto tutto alle "quantità" , e allora vai con i parcheggi, vai con le strade e autostrade, vai con gli insediamenti residenziali che si mangiano la campagna e con quella la nostra possibilità di sopravvivenza per il futuro, perchè questo è lo "sviluppo", vai con i megamanager che ti spiegano che "sono le leggi del mercato", le quale leggi inevitabilmente prevedono che i lavoratori (di ogni tipo e razza) lo prendono in quel posto mentre qualcuno si fa le società off shore, eccetera, eccetera...

Per inciso, in via del tuto personale, ci tengo a ribadire ancora una volta che se concentro i miei strali sulla sinistra a Carpi, è perchè è quella con cui posso umanamente confrontarmi, perchè coninuo a pensare che una differenza antropologica tra destra e sinistra, DOVREBBE esistere.
Nei miei limiti inserisco la mia impossibilità e il mio sostanziale disinteresse, se non su questioni meramente istituzionali, a dialogare con la destra.
Loro sono ontologicamente impossibilitati a dire che l'acqua è un bene comune, che il territorio è risorsa finita, che il trasporto collettivo e sostenibile deve avere precedenza su quella privato che il mercato deve essere in funzione dell'uomo e non l'uomo in funzione del mercato, che esistono diritti collettivi per noi e per le future generazioni che devono necessariamente prevalere sul diritto di accumulare ricchezze dei singoli, così come ci sono diritti civili individuali che non possono essere sottoposti al moralismo della maggioranza.
A sinistra, in teoria no. O meglio a volte lo dite e non lo dite, ma il problema è sempre quello, usciti dall'ambiguità della propaganda e dei documenti di partito, poi fate quello che fate dove avete la responsabilità di governare

Agli stizziti consiglieri comunali del PD, che firmano comunicati collettivi per darmi del "correttore di bozze" quando gli faccio le pulci su quelle che sono le loro responsabilià nella gestione della macchina publica a Carpi e in Emilia Romagna, dicendomi che così facendo si indebolisce l'ipotesi di un'alterntiva al berlusconismo, non posso che rispondere che prima bisogna essere sicuri che questa alternativa esista nelle idee, nei programmi, nei modi di gestire il potere, e non può ridursi ad un cambio di casta.
E questo lo si misura, partendo da dove ognuno si assume le proprie responsablità e il proprio carico di coerenza, fra quello che si dice in campagn elettorale e quello che si fa nell'azione quotidiana di governo, ridando senso e significato alle parole, una pratica che il berlusconismo ha completamente stravolto, ma alla quale anche il sistema dei partiti di sinistra, dove governano, ha largamente contribuito,

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