Quel campo di pesca sportiva non s'ha da fare

A un certo punto ieri sera, all’incontro convocato dai cittadini della frazione di San Marino con l’assessore Tosi, è stato scomodato (giustamente) anche Manzoni, per chiarire che decine e decine di abitanti della frazione di San Marino non vogliono che un altro pezzo della Lama diventi un campo da pesca sportiva, cambiandone radicalmente l’aspetto, aprendone l’accesso alle auto e andando a intasare le strade circostanti di auto nei giorni di gara.

Anche che tutti gli aspetti normativi fossero stati rispettati (e qualche elemento da valutare evidentemente c’è ancora, come ha avuto modo di illustrare Emilio Salemme di Italia Nostra), semplicemente tanti cittadini non vogliono che venga fatto lì.
Non lo vogliono i sanmarinesi che vivono quel pezzo di argine come un punto di ritrovo e anche di identità per la loro comunità (e alcune storie dei presenti hanno chiarito bene quale carico di storia, relazioni e anche affetti sia legato a quel pezzo d’argine).


A questo punto è bene che anche tutti gli ambientalisti, organizzati e non, di Carpi dicano chiaramente che non lo vogliono neanche loro, perché è evidente che la Federazione Pesca Sportiva, sta semplicemente spostando parte delle attività che non sono più consentite poco più a nord lungo la Lama, nelle Valli di Gruppo che sono zona tutelata (ZPS), in una zona non tutelata ma che appartiene allo stesso ecosistema.


Francamente è ridicolo pensare che il problema dell’eutrofizzazione del Cavo Lama legato alla pratica della pesca sportiva, che sversa ogni settimana per diversi mesi dell’anno quintali di pastura nel canale, si può evitare nella zona a nord ma possa essere risolto spostando qualche chilometro più a sud i campi di gara (tenuto conto peraltro della direzione delle acque che appunto da sud va a nord).


Allora la cosa è semplice: i cittadini di San Marino, ma con un movimento che si dovrà estendere a tutta Carpi, dovranno chiarire alla Bonifica che concede il terreno e alla FIPSAS (la federazione pesca sportiva) che, molto banalmente, quel progetto, anche che fosse tutto in regola, è semplicemente sbagliato e non si deve fare e credo che questo appello debba arrivare ance in consiglio comunale ed essere sottoscritto da tutti i consiglieri e dal Sindaco con tutta la giunta.


Tralasciamo per questa volta ogni polemica sugli errori della Giunta nel gestire questa vicenda (secondo noi ce ne sono stati almeno due: uno originario nell’adozione del PRG che consente interventi di questo tipo e uno secondario nel non aver pensato che autorizzazioni per opere di questo tipo devono avere una visibilità pubblica e una capacità di comunicazione che evidentemente fino a ieri non c’è stata) e prendiamo per buono l’impegno dell’assessore Tosi a chiamare intorno ad un tavolo FIPSAS, cittadini di San Marino, Consulta delle associazioni ambientaliste e la commissione consiliare ambiente e territorio e vediamo di far ragionare la FIPSAS, cosa che sarà più facile davanti ad un documento che raccolga le firme di tanti cittadini e di tutti gli organi istituzionali del Comune che gli chiede di non andare avanti su quella strada.


Nel caso la FIPSAS non sentisse ragioni, credo che il giorno che proveranno ad aprire il cantiere a San Marino, i cittadini della frazione non dovranno essere lasciati soli ad affrontare la questione.

Commenti

  1. Sono totalmente d'accordo con lei, ero pure presente ieri sera. Credo che battersi per la protezione delle acque del cavo lama e delle sue sponde sia veramente importante. Ho fatto da tempo per conto mio ricerche sulla fauna ittica del fiume e ho riscontrato che diverse specie sono minacciate d'estinzione proprio a causa dell'inquinamento da scarichi fognari, dai liquami prodotti proprio dall'uso intensivo di pasture e dalla pesca che viene fatta su questo fiume. Oltretutto ogni hanno il suo livello viene abbassato notevolmente, così facendo molti pesce sono costretti ad impantanarsi od a soggiacere sul fondo e quindi diventano prede perfette per i tanto odiati gamberi rossi della Luisiana e dei siluri. Ogni anno muoiono tonnellate di pesci che poi paradossalmente vengono reintrodotti a monte. Il problema è che vengono introdotte solo alcune specie come le trote, le carpe ed i pesci gatto (oltre ad altre specie non nostrane ed anzi dannose ma gradite ai pescatori), altre specie autoctone come i cobiti, le anguille, gli storioni e tanti altri non vengono presi in considerazione. Le tanto amate alborelle ormai non ci sono quasi più. Per non parlare degli anfibi. Questo per far capire che tutelare questo tratto di fiume è importantissimo. Magari ci si potrebbe battere anche per introdurre specie autoctone a rischio anziché privilegiare sempre i pescatori.
    Saluti
    Andrea Bellelli

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