Scuola Futura sulla riorganizzazione delle scuole di base a Carpi

Ricevo e condivido.

COMUNICATO




Alla cortese attenzione degli interessati.



L’associazione ScuolaFutura, composta da genitori e insegnanti che da quasi 10 anni si occupano di scuola e didattica, ha discusso ed elaborato i seguenti due documenti in merito alla proposta di riorganizzazione delle scuole carpigiane.

Tali considerazioni sono state ampiamente illustrate all’Assessore Filippi, ma crediamo che sia utile inserirle nel dibattito che su tale eventuale riorganizzazione si sta sviluppando nella città, visto l’impatto che essa potrà avere sulla cittadinanza tutta.

E’ bene ricordare innanzitutto che una simile operazione era già avvenuta nel 2004 ed il primo dubbio che poniamo è sull’opportunità e sulla necessità di tornare a modificare la rete scolastica di Carpi visto che tale operazione comporta non pochi cambiamenti sia per le famiglie sia per gli insegnanti sia per tutti i lavoratori della scuola.

L’assessore Filippi ha in un primo tempo presentato un’organizzazione con cinque Istituti Comprensivi e a ciò fa riferimento il nostro primo documento del 28 luglio 2010, successivamente è stata elaborata una nuova proposta a quattro. Nei documenti vengono approfonditi nei dettagli gli aspetti delle due proposte che consideriamo negativamente.

Giova comunque ricordare come secondo la legge italiana (DPR 233 del 1998) il dimensionamento delle istituzioni scolastiche prevede un minimo ed un massimo numero di alunni e cioè dai 500 ai 900, mentre nella proposta a 5 istituti si andrebbe tra i 1100 e 1200 e addirittura tra 1500 e 1600 in quella a 4.

Sappiamo come la scuola pubblica statale italiana non stia passando un facile momento e quanto la appesantiscano la carenza di aule, fondi e organici: siamo ben consapevoli che sia necessaria una costante opera di adeguamento anche strutturale per seguire i rapidi cambi socio-culturali, ma pensiamo che in questo periodo l’Amministrazione locale e la società civile dovrebbero concentrare i propri sforzi per migliorare la proposta didattica conservando le tante esperienze positive che si sono stratificate nelle scuole del nostro territorio evitando salti nel buio rischiosi.



Gent.ma Assessore Filippi


ci permettiamo di farle pervenire alcune considerazioni sulle nuove proposte relative alla riorganizzazione della rete scolastica carpigiana.

In quanto genitori ed operatori del mondo scolastico crediamo di condividere il suo appassionato sforzo verso il miglioramento delle proposte educative locali ed auspichiamo che queste nostre osservazioni vengano recepite nello spirito del confronto e dello stimolo propositivo che anima da anni la nostra associazione.

Confermando l'attualità di quanto scritto e discusso nel luglio 2010 in concomitanza con la prima proposta di riorganizzazione a 5 Comprensivi, abbiamo valutato che questa nuova organizzazione a 4 istituzioni scolastiche non faccia che acuire alcune problematiche già evidenziate allora.

Se da un lato, nella nuova ipotesi, si tiene maggiormente conto della geografia del territorio evitando agli alunni, nel passaggio tra i diversi ordini di scuola, il trasferimento ad altre istituzioni scolastiche, ciò avviene a costo di creare 4 super-comprensivi con punte di oltre 1600 alunni. Questo non solo contraddice palesemente le indicazioni sull'organizzazione della rete scolastica (max. 900 alunni) ma comporta necessariamente una serie di problemi organizzativi e didattici che non possono compensare i presunti vantaggi portati dalla migliore classificazione delle scuole.

Iniziamo con la questione dei minimi e massimi per le istituzioni scolastiche autonome come previsti dalla Norma. Il riferimento legislativo (a cui le successive ordinanze, circolari e decreti rimandano) è il DPR 233/1998 il quale non solo dice che le scuole autonome devono avere da 500 a 900 alunni (art. 2, c.2) , ma dapprima dice in quali situazioni eccezionali si possono sforare il max o il min (art. 2, c. 3) e poi detta ben quattro articolati e corposi criteri per dimensionare in modo ottimale ciascuna istituzione scolastica (art. 2, c. 4). Ebbene, nel contesto carpigiano non ricorre alcuno dei criteri che “consentano” di sforare tali valori, né sotto il minimo né sopra il massimo. Quindi non è populista/demagogica la nostra critica, ma è la proposta dell’assessorato (sia nella versione a 5 e ancora peggio nella versione a 4 comprensivi) che vìola una precisa norma cogente dello Stato. Se poi ci viene detto che in tempi di tagli è velleitario pretendere un aumento delle dirigenze, rispondiamo che proprio in tempi come questi occorre che ciascuno faccia la sua parte e allora alle amministrazioni locali, che hanno responsabilità dirette nei confronti della cittadinanza, dovrebbe spettare il compito di pretendere l’osservanza di norme dello Stato, emanate dallo stesso MIUR, e lasciare al governo l’onere di rispondere che le norme si osservano solo quando conviene al più forte. Autoridurre un diritto non è prova di sapienza politica ma di sudditanza alle logiche economicistiche a scapito della qualità, contro cui, in ambito scolastico, noi continuiamo a batterci.

La richiesta allora di 6 dirigenze è dettata dall’elevato numero di studenti che abbiamo in ambito carpigiano a cui non si può rispondere facendo lievitare a dismisura l’affollamento delle istituzioni scolastiche, sposando e facendo propria la logica spietata di Tremonti.

In aggiunta, crediamo che l’obiettivo di avere per ogni Comprensivo un numero elevato di alunni/classi affinché l’istituzione diventi di classe “A” (aumento della classe stipendiale per i dirigenti scolastici) e sia possibile il distacco di un docente vicario, non solo non garantisca più stabilità/appetibilità alla dirigenza come si sostiene (lo dimostrano gli esempi del nostro territorio), ma rappresenti un errore dal punto di vista strategico. Non è infatti pensabile che il guadagno di qualche centinaio di euro in più da parte del Dirigente Scolastico o la presenza di un docente vicario, possano compensare le maggiori difficoltà organizzative e di gestione, ma soprattutto didattiche, poste da queste macro-istituzioni scolastiche, che arrivano ad avere fino a circa 700 alunni in più del massimo previsto dalla norma, numero che fa perdere decisamente il vantaggio di un vicario distaccato e rende del tutto risibile l’aumento di stipendio di un Dirigente Scolastico che interpretasse con scrupolo e passione il proprio ruolo.

Se il fine di questo riassestamento dovrebbe infatti essere quello di migliorare la continuità educativa tra i vari ordini, ci sembra evidente che l'operare in sottocollegi di 50/60 docenti magari sparpagliati su 3 o 4 plessi non possa di certo fornire l'opportunità di dialogo e coordinamento necessari. Immaginiamoci poi quanto possano favorire il dibattito e il confronto, Collegi dei docenti di 100/150 insegnanti che vengono da situazioni diverse.

Le esperienze già presenti sul territorio forniscono esempi concreti di come evidentemente i grandi numeri non facciano che complicare la conoscenza reciproca e il lavoro di gruppo, elementi essenziali in un contesto centrato sullo scambio, vissuto come crescita reciproca, comunicazione e dialogo.

Il DSGA rimane poi uno solo e, in un periodo di continui tagli agli organici anche degli ATA, è plausibile che questi avvengano più facilmente sui grandi numeri dove pare si riesca con meno resistenze a "spalmare" le diminuzioni del personale.

Il quadro viene ulteriormente complicato dall’ipotesi di togliere, nelle scuole dell’infanzia, gli appalti alle cooperative che attualmente garantiscono una copertura dei servizi di vigilanza, mensa e pulizia che non crediamo possa essere completamente sopperita dal numero dei collaboratori scolastici che la normativa prevede siano assegnati alle scuole.

Non vogliamo affermare che non ci possano essere dei cambiamenti e delle modifiche dell'impianto scolastico carpigiano, per quanto recente esso sia, tuttavia crediamo che questo percorso non possa che partire da una profonda riflessione sulla qualità del servizio educativo e delle esigenze di alunni e famiglie sempre più fragili e complesse. Ci sarebbe piaciuto, e questa era una delle proposte già fatte lo scorso anno, partire dalle nuove domande sociali per costruire attorno ad esse una scuola più attenta e disposta ad una crescita e ad un dialogo che non possono che scaturire da un ampio e pacato dibattito centrato sul miglioramento della qualità educativa e non sulla quantità di tabelle e freddi schemi.

In un contesto già difficile per la continua diminuzione di organici e fondi ci sembra che tutto questo continuo rimescolare le scuole e le loro organizzazioni - pensiamo ad esempio ai docenti del 4° circolo – non facciano che accrescere il senso di abbandono e frustrazione degli operatori e delle famiglie.

Anche la preoccupante mancanza di pubblico al recente convegno sui Comprensivi del 2 aprile, indica come la città e le famiglie risultino distanti e poco sensibili a scelte che invece saranno determinanti per la Carpi del domani.

Non pensiamo che sia questo il terreno più fertile per modificare l'assetto delle nostre istituzioni comprimendole ulteriormente quando necessiterebbero, invece, di maggiori spazi anche organizzativi e di numeri più contenuti come prescritto dalla legge. E non ci sembra davvero che a fronte di un bacino d'utenza di 5500-6000 alunni la nostra proposta di istituire sei istituzioni scolastiche possa essere dettata dalla demagogia – verso quale demos e per quali fini poi? – quanto dal buon senso e dalla legittima richiesta di ricevere quanto dovuto e previsto dalla legge.

La nostra perplessità viene poi accresciuta dalla constatazione che questa rincorsa ad un’istituzione zoppicante e mal congegnata come gli Istituti Comprensivi, ostacolati come sono dalla mancanza di un chiaro percorso programmatico - curricolare, non trova riscontro in molte città anche vicine, come Modena, e nelle quali non pensiamo che la organizzazione scolastica sia considerata un problema secondario dall'Amministrazione locale.

Su quest’ultimo aspetto vogliamo essere molto chiari e ribadire quanto da noi sostenuto a partire dalla riorganizzazione decisa nel novembre del 2004.

Gli Istituti Comprensivi (IC) possono rappresentare una risorsa e una scelta organizzativa che può realmente migliorare la qualità della scuola. La normativa e il supporto formativo che ha accompagnato la loro istituzione è ricco e variegato, anche di esperienze virtuose e sperimentazioni che possono essere un prezioso riferimento per far funzionare al meglio tali soluzioni organizzative. Solo in questa ipotesi ha senso intraprendere questa via; in altre realtà non si è creduto a questa soluzione e infatti gli IC non hanno preso piede. Ma se essi si rivelano una semplice scatola vuota in cui i vari ordini operano da “separati in casa” allora non solo non serve a nessuno, ma la cosa si rivela del tutto controproducente. Per queste ragioni o si opera decisamente in questa direzione, riflettendo seriamente sull’esperienza pregressa, più o meno lunga, di ciascuno dei nostri IC e mettendo a fuoco i punti di forza e i punti di debolezza, in una logica cittadina e non solo di singola istituzione scolastica, oppure l’operazione assomiglia molto ad un semplice riaggiustamento di contenitori che rischiano di rivelarsi generatori di disagio per i portatori del diritto costituzionale all’istruzione.

Pensiamo che lei, assessore Filippi, passerebbe molto di più alla storia se si impegnasse ad avviare un cantiere per la costruzione di IC di qualità nel nostro territorio piuttosto che creare grandi e grossi scatoloni in cui rischiamo di ammucchiare alla rinfusa i bisogni educativi del territorio. Ci rendiamo conto che questo richieda la presa in carico del problema da parte dei singoli Dirigenti Scolastici, e non è nelle dirette responsabilità dell’Assessore, ma le scelte di riorganizzazione sono proprio il momento in cui l’Assessore, in un confronto con i Dirigenti Scolastici e la comunità scolastica in generale, indica gli obiettivi strategici e concorda le mosse e le competenze di ciascuno per raggiungerli.

Non trascuriamo poi la considerazione che il passaggio ad IC comporterebbe una significativa contrazione di posti di lavoro del personale non docente, non perché le necessità diminuiscano ma perché vengono accorpate delle mansioni con un aumento di carico di lavoro per le segreterie e per il resto del personale che, in aggiunta alle contrazioni di personale previste dalla politica dei tagli del governo, non farebbe che peggiorare in modo insopportabile la situazione gestionale delle scuole del primo ciclo e la qualità della loro offerta.

Non abbiamo difficoltà a dire che, in assenza dei vantaggi che un’organizzazione ad IC potrebbe avere per la qualità dell’offerta formativa e dovendo sopportare solo tutti i prezzi da pagare, sarebbe molto meglio ritornare alle vecchie direzioni didattiche ed affidare alle azioni del patto per la scuola il compito di promuovere/garantire la continuità tra ordini diversi.

Concludendo pensiamo che se una riforma delle scuole carpigiane ci deve essere, questa non possa che partire da un progetto didattico più profondo, esplicito e condiviso che punti a migliorare il contesto organizzativo ed il supporto logistico all'azione dei docenti ed alle esigenze di alunni e famiglie, nell’ottica di una sempre crescente qualità dell’offerta formativa, che deve sempre rimanere il faro illuminante di qualunque azione in ambito scolastico.

Non ci sembra, purtroppo, che neanche questa seconda proposta a quattro comprensivi soddisfi tale legittima richiesta.



Cordiali saluti

Per ScuolaFutura

Francesco Mele

RIORGANIZZAZIONE DELLE SCUOLE DI BASE CARPIGIANE


RIFLESSIONI E PROPOSTE DI SCUOLAFUTURA – LUGLIO 2010



Come Associazione ScuolaFutura composta da insegnanti, genitori e studenti del territorio, abbiamo accolto con molta attenzione l’invito dell’assessore Filippi ad esprimerci sulla riorganizzazione delle scuole di base carpigiane col nostro contributo di idee, osservazioni e proposte da un punto di vista di cittadini fruitori e lavoratori all’interno del servizio stesso.

Vogliamo premettere che quanto diremo vuole essere un contributo costruttivo al dibattito che pensiamo sia giusto avviare e condividere su questo tema. Lo facciamo perché siamo convinti che la partecipazione possa rappresentare la discriminante e il valore aggiunto dell’amministrazione locale di cui apprezziamo la modalità di avvio del percorso verso questa nuova riorganizzazione delle scuole in tempi idonei alla partecipazione propositiva dei soggetti coinvolti.

Riteniamo indispensabile innanzitutto ricordare la portata delle conseguenze che quest’operazione che coinvolge in prima persona numerosi soggetti e a vario titolo:

Ø le istituzioni scolastiche che dovranno riorganizzare gli aspetti burocratico-amministrativi (gestione del personale, organizzazione del lavoro, organizzazione del servizio, ecc.) e didattico-organizzativi (trasformazione in comprensivi, ricostruzione di relazioni professionali, mutazione dell’identità culturale e progettuale fino ad allora costruita e condivisa);

Ø i lavoratori – docenti e ATA – che cambieranno istituzione scolastica d’appartenenza con tutto quello che comporta in termini di abbandono di una realtà consolidata fatta di relazioni umane e professionali e inserimento in una nuova realtà con regolamenti e prassi diverse;

Ø le organizzazioni sindacali per quanto di loro competenza (es. RSU e delegati) , per il collegamento a ciò che si è detto nei due punti precedenti;

Ø i genitori che si troveranno a vivere o scegliere una scuola diversamente organizzata rispetto a quella che avevano finora e a rapportarsi a orari e disposizioni diverse delle segreterie;

Ø gli studenti che saranno i destinatari ultimi della riuscita o meno della scelta effettuata;

Ø l’amministrazione comunale che è responsabile della decisione nel merito o per lo meno dell’elaborazione di una proposta da portare agli organi provinciali e regionali che dovranno poi approvarla.

Avviando l’informazione e la consultazione diffusa, noi auspichiamo che l’Assessore possa addivenire ad una decisione con un alto valore aggiunto, quello della condivisione e della consapevolezza a cui pensiamo non sia possibile rinunciare. Lo pensiamo perché crediamo nell’alto valore educativo della partecipazione e della costruzione partecipata delle decisioni se vogliamo veramente salvaguardare e promuovere tra i cittadini di oggi e di domani lo spirito costruttivo della cittadinanza e del senso civico.

Nell’ottica di contribuire ad un proficuo confronto per una decisione finale partecipata e condivisa, segnaliamo all’attenzione dell’Assessore Filippi e degli Organi Collegiali Scolastici, le nostre considerazioni, sulla base dei dati e della stessa lettera presentata ai Dirigenti Scolastici:



1) NUMERO DI AUTONOMIE SCOLASTICHE E LORO COMPLESSITÀ

Deduciamo dalla stessa tabella dei dati sulla consistenza degli alunni delle varie istituzioni che il totale numerico consentirebbe l’istituzione di 6 autonomie scolastiche di 966/999 alunni, perciò crediamo che, seppure i tempi attuali di ristrettezze economiche della spesa pubblica siano punitivi, sia invece importante per principio richiedere tale nuova istituzione, in primo luogo perché comunque contemplata dal D.P.R. 233/1998 all’Art.2 comma 2 e per il principio fondamentale di ottenere una gestione più contenuta e quindi più funzionale alla didattica e all’organizzazione qualificante dell’offerta formativa.

Inoltre chiediamo, al di là di ogni formalismo burocratico, che all’interno della organizzazione scolastica delle scuole di base, venga preso in considerazione il CTP delle scuole Fassi che rappresenta comunque una realtà gestita dall’ IC Carpi 2 che contribuisce alla complessità della sua organizzazione.

2) SUPERARE L’ISOLAMENTO DELLE SCUOLE D’INFANZIA

Concordiamo con la necessità di effettuare una suddivisione più equilibrata delle scuole dell’infanzia all’interno degli istituti scolastici, al fine di evitare le situazioni di isolamento che si riscontrano attualmente in alcune scuole, ed incrementare così la visibilità e lo scambio professionale dei docenti.

Crediamo tuttavia che la consistenza numerica sia una condizione significativa ma non sufficiente a garantire alla scuola dell’infanzia la dovuta considerazione all’interno del sistema scolastico. Riteniamo infatti che, al di là degli interventi di riorganizzazione, il superamento reale e concreto di tale isolamento e il miglioramento dell’offerta formativa, siano legati principalmente all’attenzione e alla valorizzazione che, soprattutto a livello dirigenziale, vengono dedicate a tale ordine di scuola.

Alla luce di queste considerazioni, temiamo che il passaggio di alcune scuole dell’infanzia agli istituti comprensivi possa costituire, più che occasione di crescita e sviluppo, una situazione di impoverimento e di esclusione perché in un contesto più complesso ed articolato, quale quello dei comprensivi, le problematiche e le specificità di questo ordine di scuola non sempre trovano sufficiente rilievo, come spesso è accaduto in questi anni nella realtà carpigiana.

Anche su questo aspetto, la riflessione sull'esperienza dei comprensivi a Carpi, di cui parleremo in un punto successivo, assume una rilevanza che la rende criterio imprescindibile per qualunque progetto di riorganizzazione scolastica in ambito distrettuale.

3) SALVAGUARDARE L’IDENTITÁ DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE

Alle considerazioni che seguono vogliamo premettere che noi riteniamo fondamentale per ogni istituzione scolastica l’impostazione pedagogico-didattico e la peculiarità dell’offerta formativa che la caratterizzano, in quanto connotazioni essenziali di un’Autonomia organizzativa e progettuale specifica, maturata e programmata in anni di esperienze e di confronto….

A nostro avviso questi valori specifici vanno difesi come garanzia di buon funzionamento e di collaborazione interna tra tali scuole e invece ci sembra che, ad es per il 4° circolo si sia deciso di sacrificarli con un ulteriore smembramento a ridosso dell’ultimo di 5 anni fa.

Forse sarebbe più corretto e rispettoso per tutte le istituzioni operare un semplice inserimento delle scuole mancanti alla realizzazione dei tre ordini scolastici per ogni realtà, evitando una evidente ulteriore destrutturazione come quella che avverrebbe per l’attuale 4°Circolo. Infatti proprio questa istituzione in un recente passato per l’urgenza di imporre un dimensionamento che non aveva il carattere dell’urgenza, ha già subito uno smembramento profondo, accompagnato da una riduzione della popolazione scolastica, contravvenendo già allora al criterio della omogeneità delle istituzioni per dimensioni e stabilizzazione dei flussi. Ciononostante, ci risulta che, con forte senso di professionalità e con spirito di collaborazione, i docenti abbiano ritessuto lentamente e con impegno una nuova e propria identità e una specificità di cui sono finalmente soddisfatti perché l’utenza stessa ne è garante. Riteniamo quindi che ogni progetto di riorganizzazione che si voglia avviare non possa ignorare i fondamenti della sensibilità pedagogica e il rispetto dei parametri dell’Autonomia scolastica.

4) SALVAGUARDARE IL TEMPO PIENO ANCHE CON AUTONOMIE OMOGENEE RISPETTO A TALE MODELLO DIDATTICO ORGANIZZATIVO

In continuità con il punto precedente, vogliamo porre in rilievo un aspetto che si è dimostrato molto positivo per il 4° Circolo e per la città, dopo la ristrutturazione delle scuole di base andata in vigore nel 2005 e che ora, nella nuova riorganizzazione, si ritiene un limite da superare: l’omogeneità dell’offerta formativa a tempo pieno delle scuole primarie. Le dinamiche positive e stimolanti interne al Circolo (programmazione didattica funzionale, scambio delle esperienze progettuali, attivazione di percorsi interculturali apprezzati e gestione facilitata), che derivano anche da quella omogeneità, oggi rischiano di andare perdute perché si ritiene di maggior valore la presenza, all’interno di una stessa Autonomia, di diversi modelli orari. Noi ci permettiamo di non essere d’accordo con tale scelta per due ragioni prevalenti:

· perché la città offre già una sufficiente diversificazione che può rispondere alle esigenze dei cittadini

· perché l’omogeneità di questo modello didattico organizzativo consente di resistere a quegli aspetti normativi (Legge 169 del 30/10/ 2008; D. P. R. 20 marzo 2009, n. 89) che mirano solo alla disgregazione del tempo pieno per togliere e svuotare le contemporaneità dei docenti da spendere in supplenze nell’ex-modulo.

Riguardo a quest’ultimo punto ci sembra singolare che proprio l’Amministrazione Comunale che tante risorse economiche e professionali profuse per diffondere e difendere la scuola a tempo pieno, (non dimentichiamo che negli anni ’70 la scuola carpigiana fu oggetto di studio e sperimentazione da parte del dipartimento di Pedagogia dell’Università di Bologna), ora non consideri positiva l’opportunità di mantenere intatto questo piccolo polo di tempo pieno. A scopo informativo mettiamo in evidenza che la Legge n.176 art.1 del 25/10/2007, che ha ripristinato il tempo pieno, è tuttora in vigore e quindi di legittima applicazione se si favoriscono le condizioni idonee.

5) UNA RIFLESSIONE COLLETTIVA SULL’ESPERIENZA DEI COMPRENSIVI E’ ORMAI INDEROGABILE, PREMESSA INDISPENSABILE A NUOVE ISTITUZIONI E GARANZIA DI BUON FUNZIONAMENTO IN CORSO D’OPERA

Alla richiesta di completare l’istituzione di cinque comprensivi, noi rispondiamo confermando e ribadendo quanto già espresso cinque anni fa. Riteniamo ormai indifferibile una preliminare verifica di percorso su quanto è in atto da anni nel nostro distretto: cosa e come ha o non ha funzionato all’interno dei vari comprensivi esistenti, nei rapporti e nella continuità progettuale-didattica tra i tre ordini scolastici. A questo scopo rileviamo con rammarico che il Comune e il Patto per la Scuola dell’Unione Terre d’Argine non abbiano mai caldeggiato forme di verifica di questi fondamentali aspetti. A nostro avviso non si può puntare ad una omogeneità di nuove istituzioni, assemblate secondo criteri che rischiano di essere meramente numerici (come attestano le proiezioni presentate), senza avere alle spalle un monitoraggio programmato e regolare, basato sulla ricerca sul campo, applicando il metodo della ricerca-azione. Dalla costituzione del primo Comprensivo Carpi 2 a quelli successivamente introdotti non si sono avuti mai resoconti autovalutativi. Secondo lo schema proposto si continuerà a spalmare sul territorio ulteriori possibili fattori di rischio, istituzioni che potrebbero perpetuare modalità di funzionamento inadeguate a dare le risposte attese dall’utenza e dai docenti, perché mancano modelli di riferimento concreti e buone prassi condivise e consolidate. Occorre allora, a nostro avviso, che la proposta venga corredata da un serio e credibile programma di riflessione critica sull’esperienza dei comprensivi, a partire da quelli del nostro distretto, e da un progetto di monitoraggio in itinere che accompagni, con intento evolutivo ed innovativo, la vita dei comprensivi istituiti.

6) SALVAGUARDARE PIU’ POSSIBILE L’OMOGENEITÀ TERRITORIALE DI CIASCUNA AUTONOMIA

Riguardo la costituzione di istituzioni scolastiche comprendenti scuole distanti tra loro per stradario, vogliamo esprimere la nostra perplessità in quanto sarebbe difficile per gli studenti seguire il proprio percorso di studio all’interno della stessa istituzione. Inoltre non si può pretendere di sacrificare anche l’omogeneità territoriale delle scuole in nome di un riequilibrio che rischia di essere di natura squisitamente numerica. Se si vuole un’integrazione dei vari territori della città si promuovano occasioni trasversali di formazione e sperimentazione in collaborazione con l’Università, in particolare la Facoltà di Scienze sociali e della formazione

7) ISTITUIRE UNA COMMISSIONE TRASVERSALE CHE RACCOLGA I DIVERSI CONTRIBUTI EMERSI DALL’ISTRUTTORIA PUBBLICA SU TALE TEMA

Per concretizzare una riflessione e un confronto su tutti gli aspetti esaminati e per conoscere e considerare altre eventuali proposte da parte delle istituzioni scolastiche carpigiane, si richiede la formazione di una commissione trasversale che accolga le varie voci e le componga in un documento mediato da sottoporre all’approvazione delle scuole (docenti e genitori) ed infine da ufficializzare all’Assessore alle Politiche scolastiche e al Consiglio comunale perché lo utilizzino proficuamente, nell’interesse comune.



Per concludere riteniamo che il valore del tempo che abbiamo davanti stia proprio nell’opportunità di un ampio confronto tra i vari soggetti coinvolti, per cogliere pareri che potranno cambiare molto e in positivo il risultato finale, se tenuti nella doverosa considerazione. Si tratterà allora di un evidente successo di un’azione partecipata e consapevole che renderà merito alla cittadinanza e all’Amministrazione.





Per ScuolaFutura

Francesco Mele

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