Carpi: una macchina comunale destinata ad incepparsi?

Ci sono alcuni elementi nel modus operandi del Comune di Carpi che fanno temere il peggio in termini di capacità da parte degli uffici comunali di rispondere alle esigenze di una città, sviluppatasi in modo abnorme negli ultimi anni.

C’è un problema non tanto relativo alla capacità, ma alla volontà di mantenere all’interno del Comune competenze e funzioni necessarie alla programmazione di opere e alla gestione del territorio.
Abbiamo assistito negli ultimi anni a due fenomeni in parallelo: il ricorso alla progettazione esterna e il continuo ridimensionamento del personale in settori vitali.

Facciamo qualche esempio concreto, partendo dalla progettazione e realizzazione della pista ciclabile Due Ponti – Centro Storico.
Chi scrive aveva proposto già un anno fa, di rivedere profondamente il tracciato, spostando a nord di via Due Ponti il sottopasso ferroviario, in modo da poter poi avere anche un tratto di ciclabile in direzione del nuovo quartiere di Cibeno est. In questo modo, l’opera avrebbe potuto servire due quartieri anziché uno. In un periodo di forti limitazioni di risorse per i comuni ci sarebbe sembrato saggio.
Inoltre, spostare lo sbocco della ciclabile a nord, avrebbe anche evitato l’attraversamento problematico dell’incrocio Via Alghisi – Viale Focherini e anche di avere una pista ciclabile con due angoli ciechi nel tratto di via Gobetti tra gli incroci con via Nicolò Biondo e Via Carducci (brillantemente risolti con un paio di specchi solo dopo segnalazioni e proteste di cittadini “contusi”).
La proposta non è passata, mentre una forte protesta dei cittadini è riuscita perlomeno a impedire che il tratto di quella ciclabile in via Focherini comportasse il taglio delle alberature storiche del viale.
E cominciamo proprio da queste per notare come al momento siano comunque rimaste disattese le richieste relative al rifacimento dei marciapiedi e alla manutenzione dell’apparato radicale dei bagolari.
Nei tratti della pista antecedenti via Focherini, si sono concentrati invece una serie di inconvenienti, dovuti sostanzialmente ad una descrizione superficiale delle aree interessate dal progetto.
In questo caso è evidente come l’aver affidato ad uffici esterni al Comune la progettazione (quando il Comune al suo interno avrebbe tutte le competenze del caso), non abbia portato né risparmi né vantaggi nella realizzazione dell’opera.

I progettisti, nello stato di fatto che dovrebbe anticpare la realizzazione di nuove opere,  non sono stati in grado di rilevare nell’ordine: un tratto fognario che attraversava l’area interessata dallo scavo del sottopasso, una serie di alberature nelle aree verdi di via Giovenale infine, anche per le alberature che rimangono, il tracciato della pista in alcuni punti passa rasente ad alcuni alberi ad alto fusto, che rischiano di vedere compromessi il loro sviluppo radicale e hanno ricevuto danni al colletto, danni che mettono a rischio la loro sopravvivenza e che quindi richiederanno interventi in futuro, con le relative spese.
Spese che saranno inevitabili anche per ripristinare il manto erboso dato che l’azienda realizzatrice dell’opera, anziché trasportare via come previsto la terra di risulta dello scavo, per evidenti ragione di costo ha preferito spanderla sulle aree erbose laterali alla pista in costruzione.
                                                                                               
Questa “distrazione” nei confronti del verde non è però prerogativa delle sole opere pubbliche progettate da privati. Sull’altro lato della via Due Ponti, procede l’urbanizzazione del comparto B20,  il sito che minaccia la sopravvivenza di un filare di querce, alberature protette da una legge regionale per il loro valore storico e paessagistico.
Anche in questo caso, nonostante l’arretramento rispetto al progetto originale, di qualche metro del tracciato dell’annelo ciclopedonale che circonda le case in costruzione (anelllo che peraltro sbuca in via Due Ponti, quindi del tutto inutile dal punto di vista del sostegno ad una mobilità alternativa) sono evidenti i segni di lavorazioni all’interno della fascia di rispetto delle alberature prevista dalla e anche in questo caso, i tracciati della pista rischiano di danneggiare le radici delle piante, che in alcuni casi mostrano già evidenti segni di sofferenza.
Diciamo che qua, il problema del Comune è una mancanza di volontà nell’eseguire controlli rigorosi su come procedono i lavori (per non disturbare i manovratori delle gru…)

Forse è il caso di saperne di più...
Cosa ci indicano questi casi?
Sostanzialmente tre cose.
1)      Il ricorso a progettazioni esterne è tutto fuorchè portatore di maggiore qualità e maggiore accuratezza rispetto all’utilizzo di uffici di progettazione comunali, che alcuni di quegli inconvenienti, avrebbero potuto risolverli, non fosse altro per una conoscenza diretta e puntale della situazione di infrastrutture e alberature nelle aree interessate da nuove opere
2)      Il Comune evidentemente non può o non vuole vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori, ed esprime in questo modo una certa “soggezione” rispetto alle aziende realizzatrici.
3)      Progettazione esterna e la tendenza a “non assillare” le imprese realizzatrici delle opere pubbliche e private, comportano oltre a danni ambientali, la necessità di impegnare risorse interne per cercare poi di mettere una pezza a lavori finiti.
4)      E se, con una corretta valutazione costi-benefici, scoprissimo che la progettazione “interna”, forse costa meno che il costante affidamento a esterni

La situazione sarebbe di per sé già sufficientemente critica se non si aggiungesse un’altra preoccupazione: ricorso alla progettazione esterna e mancato turn over dovuto al blocco delle assunzioni, rischiano di svuotare gli uffici dedicati alla programmazione e manutenzione del territorio di competenze che necessitano anni per essere formate e per essere trasmesse in una situazione di effettiva continuità organizzativa.

Questi temi potrebbero far parte di una discussione ampia e generale, che riguarda il funzionamento della macchina comunale rispetto alla cura del territorio (dala aree verdi alla programmazione delle opere e infrastrutture), cui in altre occasioni si è già accennato in questa legislatura.
A questo punto sarebbe interessante che i consiglieri comunali potessero avere un’occasione di approfondimento circa l’organizzazione degli uffici preposti, confrontandosi non solo con le figure apicali, incaricati dal Sindaco, ma con il personale di ruolo e a contatto quotidiano con l’operativtà della gestione e manutenzione del territorio, prima che il Comune abdichi definitivamente  alle sue responsabilità in termini di cura e manutenzione del suo patrimonio di aree verdi e del territorio in genere.

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