Noi non siamo più i buoni

C’è stato un tempo, a metà degli anni ottanta, che se si sentiva parlare di Carpi sui media nazionali, occasione rarissima, era per parlare dell’incredibile reddito medio di un paese di lavoratori.

Io vedevo Carpi e mi reputavo fortunato di esserci nato e che la nostra comunità facesse invidia, fuori dai nostri confini comunali, anche se in realtà ero un semplice figlio di operai, che si tiravano il collo per pagare il mutuo della casa, prima garanzia di una vita serena per gente che nell’infanzia aveva conosciuto la guerra e la fame.

Ho sempre fermamente creduto che l’identità di questo paese e la storia della sinistra fossero inscindibili e una cosa fosse l’effetto dell’altra.
Quella tradizione politica, dalle percentuali bulgare ad ogni elezione, rappresentava nel bene e nel male, anche il tratto distintivo di una comunità.
Carpi andava bene perchè noi eravamo dalla parte giusta della barricata.

Stasera Carpi è finita in TV perchè l’amministrazione comunale mette alla porta 17 lavoratori.
Come consigliere comunale di opposizione ci si potrebbe divertire a girare il coltello nella piaga, la Giunta ci offre un destro per una polemica che pesa nella caccia dei consensi,  ma la verità è che non c’è nessuna soddisfazione di parte nel vedere quella madre, lavoratrice in appalto della biblioteca, parlare della sua situazione in prima serata TV su un canale nazionale.
C’è solo l’amarissima sensazione che la nostra comunità fallisce se anche l’amministrazione pubblica si comporta come il peggiore dei padroni, chiama “razionalizzazione” mettere 17 persone sulla strada, scaricando il barile su una cooperativa che vive di appalti di enti pubblici, come se le persone “dismesse” a Carpi potessero essere assunte per altri servizi tra Udine e Ferrara.

Abbiamo criticato  e criticheremo ancora la giunta per come ha trattato e tratta i suoi lavoratori in appalto, e proveremo a proporre una soluzione durante il dibattito sul bilancio,  ma la sensazione che prevale, vedendo Carpi sbattuta così in TV,  non è quella di avere avuto una cassa di risonanza per una causa condivisa, ma quella di un crollo generale dell’immagine che avevo di questa comunità, se anche nella sua rappresentanza politica, non siamo in grado di capire anche solo il valore simbolico di un atto di questo tipo.
Il problema non è se il PD perderà 5 o 100 voti alle prossime elezioni a vantaggio di un’opposizione civica e di sinistra per questa storia, il problema è che noi, come comunità non siamo più i “buoni” e la cosa, perdonate l’ingenuità, per me è francamente triste.

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