Una delibera scritta male e trecentomila euro spesi peggio


Arrivate giovedì sera le risposte dell’assessore D’Addese sui costi per le opere “aggiuntive” dello stadio.
Di fatto una difesa d’ufficio degli atti della giunta, salvo l’ammissione di un errore da nulla, ovvero che la delibera della giunta del 30 dicembre che assegna lavori aggiuntivi alle imprese già vincitrici per i lavori alle curve dello stadio, basa le proprie motivazioni su di un atto che non richiede quei lavori e quindi in sostanza su una dichiarazione non vera .
Per il resto, come anticipato a mezzo stampa da D’Addese, la decisione di aggiudicare lavori aggiuntivi, non previsti dal bando di gara, è stata fatta a norma di legge e codicilli e il fatto che questi corrispondano all'importo originario del bando (prima dello "sconto") è una mera "coincidenza".
Non ne dubitiamo ma il punto è: chi ha valutato necessità e importi di quei lavori su tribuna centrale e distinti, oltre ad altri ammenicoli quali l’interramento delle panchine e altre varie ed eventuali, per arrivare a coprire, guarda caso, lo stesso importo iniziale previsto dal bando di gara?
Secondo la relazione tecnica allegata ai lavori aggiuntivi, sono state le stesse aziende appaltanti a fare la valutazioni.
Quindi ricapitoliamo: il Comune decreta lavori di urgenza (perchè il Carpi è andato in C1, come scritto dalla stessa giunta nella delibera poi ritirata del 6 giugno scorso), che consentono una procedura d'urgenza (anche se ci vorranno altri tre mesi prima di deliberare la vendita dei magazzini comunali ad AIMAG, senza i la quale non ci sono i soldi per procedere, alla faccia dell'urgenza)..
Alla procedura negoziata (possibile proprio in virtù "dell'urgenza") si presentano 10 raggruppamenti d'aziende invitati dalla giunta con dieci proposte, una viene scartata.
Fra le rimanenti una fa un’offerta fuori mercato con uno sconto del 30% e dopo l’assegnazione dei lavori, valuta (su “stimolo” della Commissione di Vigilanza Provinciale Pubblici Spettacoli, dicono loro, vedremo cosa dicono le carte che nel frattempo abbiamo richiesto) che anche altre parti dello stadio non interessate dal bando necessitano lavori, guarda caso di importo pari allo sconto presentato in bando di gara.
Il comune approva e delibera,  scrivendo però una delibera che fa riferimento a documenti dove la necessità di quelle opere da parte delle autorità in realtà non esiste (indice di una superficialità e sciatteria preoccupante da parte di dirigenti strapagati e di amministratori che firmano senza leggere).
Risultato: quello che ci si potrebbe essere aspettato da un normale procedura di gara, ovvero una vera gara al ribasso sulle opere, con sconti che in genere mediamente vanno dal 15 al 20% (quindi dai duecento ai trecentomila euro che potevano essere risparmiati sulla base d’asta), viene “mangiato” in due mosse dalle aziende aggiudicanti progetti e lavori, prima con un’offerta fuori mercato e poi con una “integrazione” dei lavori, con il comune che sottoscrive.
Il nostro giudizio è che questa operazione delinei una certa “remissività” del Comune nei confronti delle aziende a cui affida progettazione e realizzazione delle opere pubbliche (che abbiamo riscontrato anche in altri casi). Se questa “remissività” sia frutto di incompetenza, dolo o semplicemente della tendenza del comune a non disturbare le aziende aggiudicatrici per buona creanza, non abbiamo gli elementi per valutarlo.
Quel che è certo è che, sul milione e mezzo dei lavori aggiudicati, per un’opera che continuiamo a considerare nè urgente nè prioritaria, si aggiunge la beffa di non aver potuto esercitare neanche quel minimo di risparmi che i bandi di gara dovrebbero garantire.
Risparmi equivalenti a quasi due appalti per la Loria.

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