Polisportiva Dorando Pietri, la scelta politica e le balle "tecniche"

La notizia è di quelle che non si sentono spesso (in effetti è la prima volta che mi capita da quando sono in consiglio e non ho memoria di precedenti): il collegio dei revisori stronca impietosamente la proposta di delibera con la quale questa giunta intende "riscattare" anzitempo i diritti di superficie dei terreni su cui sorge la Polisportiva Dorando Pietri, acquistando in anticipo il diritto d'uso dei locali (mutui per finire di pagarli inclusi)

Che nel collegio dei revisori ci sia almeno uno che sul tema si sia comportato in modo improprio, anticipando la notizia ai giornali prima ancora che farlo sapere ai consiglieri, è evidente ed è un pessimo segnale dal punto di vista della serietà istituzionale (cose che succedono quando ci si spartisce i revisori dei conti per appartenenze politiche tra PD e PDL), ma, al di là delle questioni di galateo istituzionale, resta il dato di una procedura che è stata bocciata sotto diversi punti di vista, da quanto si deduce nella relazione che trovate qui.

Francamente non so se la giunta (e il direttore generale Corradini, che in commissione ha sostenuto questa scelta con un piglio più da sindaco supplente che da dirigente tecnico) deciderà di portare lo stesso la delibera in consiglio comunale giovedì prossimo (e nel caso faremo lì le valutazioni di merito), ma di sicuro, se qualcuno ha lavorato per qualche mese, mentre siamo immersi nei problemi che tutti conosciamo, su questa delibera, presentandola con toni assertivi e francamente supponenti come la "genialata" dell'anno, forse è il caso ne tragga qualche insegnamento, la prossima volta che presenterà una delibera o un capitolo di investimenti al consiglio, spacciandolo sempre come l'unica soluzione possibile.

La scelta di togliere le castagne dal fuoco alla Dorando Pietri può essere legittima e anche da rivendicare politicamente con un certo orgoglio, se si crede nel valore sociale di certe scelte, di ieri e di oggi, ma per favore, almeno evitiamo di ammantare le scelte politiche con ipocrisie "tecniche" (o almeno facciamolo con un pelino in meno di sicumera).

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