In un paese
dove un terzo dell’elettorato continua a dare fiducia ad una coalizione come
quella di Berlusconi, francamente non c’è risultato elettorale che valga la
pena di festeggiare.
Detto
questo, in una situazione buona solo per vetero maoisti (quelli che “c’è grande
confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”), bisogna riconoscere
che se almeno una volta negli ultimi venti anni la classe dirigente che oggi va
sotto l’etichetta PD, volesse provare ad essere all’altezza della situazione,
magari si potrebbe vedere qualche novità interessante.
Dicendo
questo, suppongo che si capisca che sono fra quelli che ritengono che il M5S
dovrebbe trovare il modo di far partire un governo Bersani al Senato (non necessariamente votandone la
fiducia, potrebbero uscire dall’aula e lasciare che se la vedano fra PD e PDL,
ma alla brutta, potrebbero anche votarlo, per farlo partire, a determinate
condizioni).
La cosa
avrebbe senso per alcune riforme immediate e necessarie per tornare al voto in
tempi brevi (e sia ben chiaro che ritengo tutto questo tempo perso e la doppia
votazione responsabilità diretta della vigliaccata del PD nel novembre del
2011. E non si tratta di fare la storia con “se” e con i “ma”, ma si tratta di
dire che Napolitano e la classe dirigente del PD hanno una chiara e diretta
responsabilità per averci portato nella condizione in cui siamo oggi e per aver
favorito la quinta o sesta resurrezione di Berlusconi e dei suoi accoliti nazipadani)
Poi, magari,
se funzionasse, il PD potrebbe ricordarsi che in teoria dovrebbe rappresentare
la sinistra di questo paese e capire che alcuni dei capisaldi delle proposte
del M5S, non sono altro che buon senso socialdemocratico (ripubblicizzazione
dei servizi, taglio alle spese militari, abolizione delle riforme Fornero sul
lavoro, ecc. ecc.) e la cosa potrebbe pure durare più di qualche mese (sono un
inguaribile utopista).
Nel
frattempo si riuscirebbe anche a capire se il M5S potrà effettivamente essere
strumento di cambiamento o se invece si rivelerà il bluff di un comico.
I due
lettori di questo blog sanno già che per quanto mi riguarda ho voluto scommettere sulla prima
ipotesi, con tutti i dubbi che mi derivano dalle molte promesse non mantenute
rispetto agli strumenti di democrazia interna al M5S, assolutamente diretta a
livello locale, ma che su scala nazionale, in tre anni si sono limitati alla sola
possibilità di scegliere i candidati al parlamento, in un modo frettoloso e
abborracciato (il chè comunque ci ha consegnato una delle squadre parlamentari
migliori rispetto al sistema dei partiti, in termini di rappresentanza
giovanile e femminile, per assenza di inquisiti o pregiudicati, oltre che per
rappresentanza di classi sociali e professioni. Figuratevi cosa si sarebbe potuto fare
facendo le cose per tempo e bene), mentre sui programmi, siamo parecchio in là
da venire.
Ad oggi il
massimo consentito è stato qualche commento su un blog e nessuna reale
meccanismo di partecipazione diretta nell’elaborazione di un programma comune.
La situazione
si può recuperare, se si vuole, ma bisognerebbe fare in fretta, perché
l’inevitabile trattativa “sulle idee” che si aprirà, presuppone che i
parlamentari a 5 Stelle si presentino (appunto) con qualche idea un po’ più elaborata di
quelle contenute nello striminzito programma elettorale, sia che si tratti di
consentire la formazione di un governo “a vita breve”, per fare le sole riforme
istituzionali non fatte con il governo Monti, sia che si decida di proseguire
fino a che il PD si presenterà con proposte “ragionevoli” (specie se il governo
e parlamento verranno tenuti costantemente per le spalle dai senatori a 5
stelle)
Bisogna
dirsi chiaramente che al momento, nessuno nel M5S ha mai aperto un dibattito
vero su che tipo di legge elettorale vogliamo, ad esempio.
Certo, la proposta
di rimettere le preferenze per evitare il Parlamento dei nominati, è una
proposta di legge di iniziativa popolare che giace inascoltata dal 2007, ma con quale sistema elettorale? Va bene la
riduzione dei numero di Parlamentari, ma mantenendo il sistema bicamerale
perfetto? E via discorrendo.
Per tagliare
la testa al toro, intanto dico come la vedo io (e cosa mi sentirei di sostenere
in una discussione dentro al M5S, come loro semplice elettore). Niente di
originale rispetto ad alcuni punti base che comunque il M5S ha sempre espresso
(ma che andrebbero decisamente meglio definiti)
Legge elettorale:
i premi di
maggioranza vanno tolti, sia a livello
locale che regionale che nazionale, se
il sistema elettorale è a turno unico. Sono uno schifo e una truffa.
Se non hai
la maggioranza non puoi governare da solo. Personalmente, sarei per un sistema
proporzionale con sbarramento al cinque per cento, con liste di candidati
per i quali si possa esprimere la preferenza.
In
second’ordine (ma molto in secondo), potrebbe andare anche una legge come
quella a doppio turno per i sindaci, anche se la personalizzazione del sistema
politico che si tira dietro questo modello mi piace veramente poco. Il problema, per me, è che al momento non ho
la più pallida idea di quale sia il modello elettorale proposto dal M5S e lo
trovo un ritardo piuttosto grave.
Riforme costituzionali:
Via il
bicameralismo perfetto. Personalmente non ritengo necessario neanche il “Senato
delle regioni”.
Non metterei
troppa enfasi sulla riduzione dei parlamentari, ( togliere il senato , già ne
elimina un terzo), non scenderei sotto i 500, perché comunque ritengo la
rappresentanza ragionevolmente diffusa
un pregio, non un difetto (tagliamo privilegi e vitalizi, e i risparmi saranno
ingenti comunque).
Aggiungiamo la
riforma dello strumento referendario (abolizione del quorum, referendum
propositivo) e obbligo di discussione
delle leggi di iniziativa popolare (questi strumenti mi interessano decisamente
di più della riduzione dei
parlamentari).
Altre riforme :
Ovviamente
l’abolizione del finanziamento ai
partiti, l’applicazione rapida e precisa dei risultati referendari del 2010 su
acqua e servizi pubblici, legge sul conflitto di interessi degna di questo
nome, un inasprimento a livello almeno americano delle pene per il falso in
bilancio e per i reati fiscali.
E se resta il tempo:
Nella
irrealistica ipotesi che il PD voglia davvero cambiare strada rispetto a quanto
avvenuto negli ultimi venti anni, si potrebbe allungare il libro dei sogni.
Il taglio
alle spese militari (tanto adesso , dopo averle aumentate a dismisura con i
governi Prodi e D’Alema è d’accordo anche il PD no?), una visione decisamente
più restrittiva delle nostra partecipazione a missioni militari all’estero, il
blocco di grandi opere inutili, la discussione
della legge di iniziativa popolare del 2006 sulla scuola, l’abolizione della
riforma Fornero ma anche delle forme di lavoro precario previste dalla Treu (a
partire da una severa regolamentazione della subfornitura e del lavoro in
appalto presso i privati), una legge sulla rappresentanza sindacale seria (date
un colpo di telefono a Landini), la riforma fiscale necessaria per detassare il
lavoro e tassare le posizioni di rendita (e fin che ci siamo andiamo a
recuperare quei famosi 90 miliardi dalla mafia dei gestori di lotterie…),
eccetera, eccetera.
Insomma, il
M5S si trova di fronte al bivio di cui si parlava qualche settimana fa
(dimostrare nei fatti e non a parole, cosa vuol dire strumenti di democrazia
partecipata e diretta, una volta che entra nelle istituzioni di democrazia
rappresentativa).
Il PD
dovrebbe cogliere l’occasione per un generale bagno di umiltà.
Per citare
la poco elegante ma efficace battuta di un vecchio film di Virzì “Voi de
sinistra nun ce state più a capi’ un cazzo. Ma da mo’”
Ovviamente
mi ci metto in mezzo anche io (dato che mai avrei pensato che davvero si sarebbe
potuta dare in mano la Lombardia alla Lega dopo tutte le boiate che hanno fatto),
ma mentre io non conto nulla, che il principale partito di (teorica)
opposizione, dopo 20 anni di palle del Berlusca, riesca pure a perdere voti,
pretendendo di non aver perso anche la faccia, è un bel sintomo del distacco
dalle “masse” che dovrebbe rappresentare..
Un’emorragia
che è proporzionale al loro decadimento come classe politica e inversamente
proporzionale all’arroganza e supponenza dimostrata da gran parte della loro
classe dirigente, specie a livello locale, e se oggi ci vogliamo tutti dire
meritocratici, i meriti di molti stipendiati di partito davanti a questi
risultati consiglierebbero se non un licenziamento in tronco, almeno qualche
anno sabbatico di full immersion nel mondo del lavoro (reale).
Un paese con
una destra incivile, avrebbe bisogno di una sinistra dieci volte migliore di
quella di altri paesi europei per risollevarsi. Noi invece abbiamo assistito
allo spettacolo di una pseudosinistra che ha partecipato allegramente al
festino.
Vedremo se
il campanellone d’allarme suonato dal successo dei 5 Stelle sarà sufficiente
per farci diventare almeno un paese normale (ma non nella “normalità” che
presupponeva il D’Alema dei passaggi aerei gratuiti, nel suo best seller “Un
paese normale”), con una sinistra decente.
In caso
contrario, incrociamo le dita che veramente il M5S sia quello che dovrebbe
essere (ma se i presupposti di partenza erano buoni, nel caso non funzionasse
questo, nulla vieta di riprovarci ancora e ancora, nel mettere la
partecipazione dei cittadini in primo piano, a prescindere da simboli, leader e
guru).
A parte qualche sfumatura (per esempio io sono per un doppio turno di collegio) condivido ogni parola.
RispondiEliminaGrazie di averle scritte tu, così mi evito di farlo io.
Ciao.
M.
Profetico il mio commento dell'altra sera, non c'è che dire.
RispondiEliminaCmq, il PD e il 5stelle hanno la possibilità di far fuori B con una legge sul conflitto d'interessi per poi rivotare a giugno (non credo ci possa essere un accordo su una legge elettorale decente).
Basta volerlo, nella speranza che casaleggio dia il suo benestare.