Se per qualche accidente di fantapolitica, fosse toccato
a me fare il sindaco nel 2009, oggi non avrei problemi a dare seguito al piano
di abbattimento delle piante di via Manzoni, così come non mi sarei stracciato
le vesti per quelle di via Guido Fassi.
Fare polemica con la maggioranza quando è in ballo il
taglio di alberi è incredibilmente facile e “redditizio” in termini di spazi
sui media, ma in questi due casi specifici, lo ritengo sbagliato.
Per viale Manzoni sono assolutamente convinto che
il mix tra pericolosità di alcune di quelle piante e la necessità di una
generale riorganizzazione della viabilità, con la creazione di una vera, comoda
e sicura pista ciclabile, che su quell’arteria trafficata serve come il pane,
siano due sufficienti ragioni per non fare di quei pioppi una bandiera
dell’ambientalismo carpigiano, che molto invece merita e ha meritato in altre
battaglie.
Io
credo sia necessario convincersi di due cose.
La
prima: la longevità di alcune varietà di piante è messa a dura prova dalla
“vita in città” e dall’accelerarsi dei cambiamenti climatici e dei cicli
stagionali, la seconda è che nessun amministratore possa assumersi la
responsabilità a cuor leggero di lasciare in essere fattori di rischio per
l’incolumità dei cittadini che si trovano a passare sotto quelle piante.
Metaforicamente,
essendo un convinto assertore del principio di precauzione, lo sono quando si
tratta di OGM o nanopolveri, lo sono anche in questo caso.
La
seconda: questo caso che ha una specificità aggiuntiva e che secondo me giustifica
anche il taglio delle altre piante, in un ‘ottica di generale riorganizzazione
del viale, per rispondere alla necessità di dare una svolta alla mobilità
sostenibile di questo comune, per la quale siamo incredibilmente in ritardo e
che fino ad oggi ha visto la maggior parte degli spazi dedicati alle biciclette
ritagliate in malo modo dalla viabilità ordinaria (via Fassi), totalmente
slegati da un disegno generale di attraversamento della città nei percorsi
casa/lavoro, a volte puramente “decorative”, nel caso di nuovi
insediamenti.
Per
fare un parallelo con il celebre caso di viale Focherini e dei suoi bagolari,
per il quale invece è stato giusto battersi, bisogna ricordare tre cose:
1)
In quel caso le alberature non costituivano (e non costituiscono) pericolo per
i passant
2) Quel progetto
di pista ciclabile era assolutamente sbagliato, nel percorso e nella
realizzazione (chi la usa attraversando via Carducci e via Biondo, sfiorando
spigoli di edifici e curve cieche in allegra commistione con i pedoni,
affrontando due semafori non sincronizzati con passaggi che in teoria
obbligherebbero a scendere dalla bici, per poi trovarsi contromano nel
tratto di ciclabile di via Gobetti, capisce che quella ciclabile è stata
studiata da qualcuno che i ciclisti li odia.
3) A quel tracciato potevano esistere fior di
alternative che non avrebbero richiesto la modifica della viabilità di via
Focherini: se è vero che il sottopasso che sfocia all’ex Foro Boario e
comodo per il quartiere Due Ponti, è altrettanto vero che spostandolo poche
centinaia di metri più a nord, avremmo avuto il famoso affaccio a est della
stazione e una ciclabile che poteva unire al centro, sfociando su via Dallai
che ha marciapiedi larghi come autostrade, non uno ma due quartieri (Due
Ponti e Cibeno Est) al costo di un solo sottopasso, sapendo benissimo che date
le risorse comunali, prima di vedere un’altra opera del genere sulla stazione,
passeranno ancora parecchi anni (e in fondo se ne parla solo da una dozzina…)
Insomma,
motivi che per me sono più sufficienti per concentrarmi non tanto sulla “lotta”
per la difesa di alcune piante non pericolose, lungo un filare invece
largamente compromesso, quanto per ricordare all’amministrazione un paio di
cose.
La
prima: lo sforzo di comunicazione fatto in questo caso da parte
dell’amministrazione segna un passo in avanti rispetto a casi precedenti,
sebbene non sia stato raccolto dalla cittadinanza (ma francamente, io sono
dell’opinione che in questo caso, siano gli assenti, ad avere torto), ma
sarebbe bene vedere anche chiare possibilità per i residenti di incidere sulla
progettazione e risistemazione degli spazi e sulle possibilità di
ripiantumazione di nuovi alberi.
La
seconda: sulla mobilità ciclabile Carpi 5 Stelle e Rifondazione Comunista
avevano presentato dal 2010 (!!!) la richiesta di un vero piano integrato
su questo tema, da affiancare fin da subito.al PGTU (Piano Generalte del
Traffico Urbano, se non ricordo male, approvato a inizio 2011) Ci venne chiesto
di ritirare l’odg perché il piano sarebbe arrivato entro la fine del 2011
(parola di assessore) .
Noi
ci fidammo (a proposito del trito bla bla sulla capacità di confronto e di
proposta, menato da solerti segretari di sezione del PD sui social
network) ma del piano non c’è ancora traccia e la mobilità ciclabile di
questo comune continua ad affastellare chilometri di ciclabili buoni per le
statistiche e le gite domenicali, ma senza nessuna reale capacità di ridurre
il traffico veicolare, per gli spostamenti quotidiani.
Credo
che per gli ambientalisti carpigiani, sia questa la vera battaglia da
intraprendere.
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