La garrula
notizia che campeggia sulle prime pagine dei giornali di oggi è l’assemblea dei
grandi elettori del PD che sarebbe divisa sull’ipotesi se proporre Prodi o
D’Alema.
E a questo
punto, pure il più “trattivista” degli elettori del M5S (cioè io), si ritrova a
rimirare i pezzi delle proprie braccia cadute rovinosamente sul pavimento (e
dico braccia, per non disturbare certi puristi del bon ton del PD che ieri sera
mi redarguivano per essere troppo sboccato su FB).
Ma ci sono o
ci fanno?
Ovviamente,
non si tratta di stare a giudicare le qualità dei soggetti su quali
un’assemblea sempre più chiusa su stessa e sempre più lontana dalla “sintonia”
del paese, si divide.
Quello che
mi fa davvero “alterare” è l’umiliazione a cui stanno sottoponendo gli elettori
dei loro unici (ultimi?) alleati (SEL), di molti elettori loro (fra i quali
tutta “l’intellighenzia” editorialista di Repubblica, tanto per dire), del
popolo referendario (vabbè, a quello ci siamo abituati, li umiliano dal 2010)
e Rodotà stesso, nel non riuscire a dare (e manco provarci) una spiegazione logica sul perché
Rodotà, voluto veramente da tutto il loro popolo, sia invotabile.
Quale
imperscrutabile ragione gli impedisce di votarlo? Deve essere o qualcosa di
veramente indicibile, dato che non se ne trova traccia da nessuna parte, ma
comunque sia, il risultato è un comportamento indegno, proprio perché affidato
tutto a valutazioni che a noi del popolino non è consentito sapere.
Il PD ha
avuto un’occasione d’oro per scoprire se quello di Grillo e del M5S fosse un
bluff, anzi che andarlo “a vedere”, dimostra che il bluff è il PD stesso, che evidentemente
non è mai nato per “cambiare” qualcosa (o nel caso, se qualcosa ha cambiato, è
stato sempre e irrimediabilmente in peggio, dal dopo Berlinguer in poi, nella
sua involuzione democristiana).
La scelta
quindi è tra un candidato accettabile (Prodi), che non raccoglierebbe un voto
in più di quelli di Rodotà, ma che consentirà ancora una volta al M5S di
smarcarsi (e quindi non si spiega perché, appunto, non si scelga Rodotà, stessi voti e il vantaggio
di inchiodare il M5S alle sue responsabilità) e D’Alema (vabbè, dai, non ci
riesco neanche a credere), ovvero la medesima soluzione bocciata ieri con il
nome di Marini, con il corollario dell’indecorosa gara fra Renzi e Bersani a
chi bacia meglio la pantofola di Silvio (perché chiariamioci anche su questo: in
questo momento la competizione è se con B. bisogna fare l’accordo per la
presidenza e poi il governo (Bersani) o solo per il governo (Renzi)).
Molti
elettori PD ieri, hanno usato il termine “tradimento”, nei confronti dei loro grandi
elettori che hanno votato Marini, nel segno dell’abbraccio Bersani –Alfano . Il massimo sussulto di
dignità degli altri è stata una scheda bianca.
Scheda bianca tra Rodotà e un accordo con Berlusconi, dopo venti anni che gli proteggono le terga (anche questo a favore degli estimatori del linguaggio forbito), se è vero come è vero che anhe il capogruppo del PD in Senato lo ritiene inellegibile (e allora com'è che è lì da 20 anni?).
Dato che
siamo a ridosso delle celebrazioni del
25 Aprile, l’unico pensiero che mi viene è: meno male che 70 anni fa, altri ragazzi
non scelsero "scheda bianca".
Chi il
coraggio non ce l’ha, non può darselo, dice un vecchio proverbio popolare, allora
almeno si facessero da parte, dato che la loro ignavia, trascina al ribasso tutto
il paese.
E a questo
punto, il più “trattativista” degli elettori del M5S, è il primo ad invitare i
propri grandi elettori a non arretrare di un passo: votate Rodotà fino allo
sfinimento, e accompagniamo la classe dirigente del PD alla sua “estinzione
assistita”.
Magari dalle
loro ceneri sorgerà qualcuno in grado di opporsi davvero ai cascami di vent’anni
di berlusconismo.
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