RIprendo quest'articolo dal blog di Carpi 5 Stelle. Sull'argomento (e relative promese di Tosi), avevamo ftto altri interventi in consiglio comunale negli anni passati, fa piacere vedere che Carpi 5 Stelle non molla l'osso).
L'imu che non si sa se va o se viene, e poi questa cosa di nome Tares che non si capisce o perlomeno io non capisco, se è una tassa, o un'imposta, se è una tariffa e cosa serve esattamente a pagare, a quanto ammonta, se è una piccola Imu, o una grande TIA, o se finirà addirittura col fondersi con l'Imu.
Anche buttare uno sguardo al passato per cercare spiegazioni nei vari passaggi da un balzello all'altro, non aiuta a schiarirsi le idee.
In origine era una tassa, la Tarsu (applicata ancora oggi nella maggior parte dei Comuni);
poi c'è stato il decreto Ronchi nel 1997 che ha previsto il passaggio a TIA, che sta per "Tariffa Igiene Ambientale", la quale prevedeva la completa copertura dei costi di gestione del servizio in bolletta;
poi però qualcuno ha fatto notare che la TIA non poteva essere una tariffa, ma era di fatto un tributo, perciò l'Iva non andava pagata.
Giusto per intenderci rispetto a come s'è sviluppato in questi anni il confronto intorno all'Iva sulla tariffa dei rifiuti, tra autorità giudiziarie e di governo, rubo le parole di un articolo del Sole24Ore di ottobre 2012 dal titolo "Tariffa rifiuti, il Governo vuole l'Iva":
Ma sulla tariffa rifiuti è giusto pagare ancora l'Iva? «No», spiega la Corte costituzionale, «sì», sostiene il ministero dell'Economia, «no», ribatte la Cassazione, «certo» chiarisce l'agenzia delle Entrate, «no», ritiene la commissione tributaria provinciale di Siena, «sì», controargomenta quella di Venezia.
Per evitare di dover pesare sulle tasche delle partite Iva ed evitare ricorsi da parte dei cittadini che chiedevano la restituzione dell'Iva indebitamente pagata, s'è inventata la TIA2, dove l'acronimo non sta più per "Tariffa Igiene Ambientale", ma per "Tariffa Integrata Ambientale", e dove non cambia niente tranne il nome, perché il metodo usato per determinare le tariffe e definire i costi è sempre l'unico e solo "metodo normalizzato" stabilito dal DPR 158/1999, che a dispetto delle leggi seguite al decreto Ronchi, fa fede ancora oggi per calcolare la Tares.
Se con la TIA2 si è riusciti a bypassare per qualche tempo ancora il problema dell'Iva, con la Tares il problema non si porrà più, nel senso che la voce Iva, trattandosi di una tassa, sparisce dalla bolletta, ma l'importo rimarrà invariato, anzi c'è addirittura il rischio che aumenti.
Per questo il comune di Trento, a partire da fine 2012, ha iniziato a procedere a tappe forzate verso l'adozione della "Tariffa puntuale dei rifiuti", nel timore che, con il passaggio da TIA a Tares, l'Iva non sarebbe più stata al 10%, bensì al 23%, con un aumento dei costi per le società di gestione che è presumibile si scaricheranno inevitabilmente in bolletta.
Le idee non sembravano del tutto chiare neanche ieri sera in consiglio a Carpi, circa l'aumento Iva dal 10 al 23%, e neppure tra i banchi della Giunta, in oggettiva difficoltà a gestire il balletto di numeri, scadenze e storni, conseguenza delle altalenanti intenzioni di questo governo PD / PDL.
Se anche a Carpi, come questa amministrazione promette da tempo, si fosse già passati a Tariffa puntuale, ovvero quella che consente di pagare in base a quanta immondizia indifferenziata si produce, oggi saremmo un po' più al riparo da questo Stato confusionale.
La tariffa puntuale garantisce un risparmio per i cittadini (ce l'ha spiegato bene l'Ass. Davoglio di Suzzara in una conferenza qualche anno fa a Carpi) e al confronto con la Tares, un sicuro risparmio anche per le imprese, che continuerebbero ad aver la possibilità di scaricare l'Iva;
con la Tariffa puntuale oggi avremmo qualche elemento di certezza in più e di disagio in meno, per cittadini ed amministrazione, che si tradurrebbero a loro volta in un beneficio economico.
L'Ass. Tosi ha riconfermato l'intenzione da parte di questa amministrazione di arrivare a Tariffa puntuale entro fine legislatura, noi del M5S ci contiamo, ma ha ribadito anche che un tale passaggio comporterà aumenti di spesa per i cittadini.
Noi restiamo dell'opinione che i maggiori costi in termini di raccolta e trasporto, sarebbero compensati da minori spese nello smaltimento e trattamento dei rifiuti, ma il confronto è aperto e non mancheranno occasioni per tornare sull'argomento.
Se a Carpi non c'è ancora la Tariffa puntuale è perché è mancata la volontà politica di spingere sulla raccolta differenziata, scegliendo di sospendere Aimag in un limbo a cavallo tra differenziata e incenerimento, nell'attesa di capire se e quando dev'esser assorbita da Hera; una posizione che ci porta ancora oggi a far vanto del sistema di gestione rifiuti della nostra partecipata rispetto al resto della provincia, ma che non durerà a lungo se non si avrà il coraggio di prendere decisioni nette, tanto in politica, quanto nel modo di fare impresa.
Un esempio concreto fra tanti:
a Carpi gli stracci delle maglierie e aziende della moda, finiscono in discarica;
a Prato invece ne ricavano pannelli isolanti termoacustici
L'imu che non si sa se va o se viene, e poi questa cosa di nome Tares che non si capisce o perlomeno io non capisco, se è una tassa, o un'imposta, se è una tariffa e cosa serve esattamente a pagare, a quanto ammonta, se è una piccola Imu, o una grande TIA, o se finirà addirittura col fondersi con l'Imu.
Anche buttare uno sguardo al passato per cercare spiegazioni nei vari passaggi da un balzello all'altro, non aiuta a schiarirsi le idee.
In origine era una tassa, la Tarsu (applicata ancora oggi nella maggior parte dei Comuni);
poi c'è stato il decreto Ronchi nel 1997 che ha previsto il passaggio a TIA, che sta per "Tariffa Igiene Ambientale", la quale prevedeva la completa copertura dei costi di gestione del servizio in bolletta;
poi però qualcuno ha fatto notare che la TIA non poteva essere una tariffa, ma era di fatto un tributo, perciò l'Iva non andava pagata.
Giusto per intenderci rispetto a come s'è sviluppato in questi anni il confronto intorno all'Iva sulla tariffa dei rifiuti, tra autorità giudiziarie e di governo, rubo le parole di un articolo del Sole24Ore di ottobre 2012 dal titolo "Tariffa rifiuti, il Governo vuole l'Iva":
Ma sulla tariffa rifiuti è giusto pagare ancora l'Iva? «No», spiega la Corte costituzionale, «sì», sostiene il ministero dell'Economia, «no», ribatte la Cassazione, «certo» chiarisce l'agenzia delle Entrate, «no», ritiene la commissione tributaria provinciale di Siena, «sì», controargomenta quella di Venezia.
Per evitare di dover pesare sulle tasche delle partite Iva ed evitare ricorsi da parte dei cittadini che chiedevano la restituzione dell'Iva indebitamente pagata, s'è inventata la TIA2, dove l'acronimo non sta più per "Tariffa Igiene Ambientale", ma per "Tariffa Integrata Ambientale", e dove non cambia niente tranne il nome, perché il metodo usato per determinare le tariffe e definire i costi è sempre l'unico e solo "metodo normalizzato" stabilito dal DPR 158/1999, che a dispetto delle leggi seguite al decreto Ronchi, fa fede ancora oggi per calcolare la Tares.
Se con la TIA2 si è riusciti a bypassare per qualche tempo ancora il problema dell'Iva, con la Tares il problema non si porrà più, nel senso che la voce Iva, trattandosi di una tassa, sparisce dalla bolletta, ma l'importo rimarrà invariato, anzi c'è addirittura il rischio che aumenti.
Per questo il comune di Trento, a partire da fine 2012, ha iniziato a procedere a tappe forzate verso l'adozione della "Tariffa puntuale dei rifiuti", nel timore che, con il passaggio da TIA a Tares, l'Iva non sarebbe più stata al 10%, bensì al 23%, con un aumento dei costi per le società di gestione che è presumibile si scaricheranno inevitabilmente in bolletta.
Le idee non sembravano del tutto chiare neanche ieri sera in consiglio a Carpi, circa l'aumento Iva dal 10 al 23%, e neppure tra i banchi della Giunta, in oggettiva difficoltà a gestire il balletto di numeri, scadenze e storni, conseguenza delle altalenanti intenzioni di questo governo PD / PDL.
Se anche a Carpi, come questa amministrazione promette da tempo, si fosse già passati a Tariffa puntuale, ovvero quella che consente di pagare in base a quanta immondizia indifferenziata si produce, oggi saremmo un po' più al riparo da questo Stato confusionale.
La tariffa puntuale garantisce un risparmio per i cittadini (ce l'ha spiegato bene l'Ass. Davoglio di Suzzara in una conferenza qualche anno fa a Carpi) e al confronto con la Tares, un sicuro risparmio anche per le imprese, che continuerebbero ad aver la possibilità di scaricare l'Iva;
con la Tariffa puntuale oggi avremmo qualche elemento di certezza in più e di disagio in meno, per cittadini ed amministrazione, che si tradurrebbero a loro volta in un beneficio economico.
L'Ass. Tosi ha riconfermato l'intenzione da parte di questa amministrazione di arrivare a Tariffa puntuale entro fine legislatura, noi del M5S ci contiamo, ma ha ribadito anche che un tale passaggio comporterà aumenti di spesa per i cittadini.
Noi restiamo dell'opinione che i maggiori costi in termini di raccolta e trasporto, sarebbero compensati da minori spese nello smaltimento e trattamento dei rifiuti, ma il confronto è aperto e non mancheranno occasioni per tornare sull'argomento.
Se a Carpi non c'è ancora la Tariffa puntuale è perché è mancata la volontà politica di spingere sulla raccolta differenziata, scegliendo di sospendere Aimag in un limbo a cavallo tra differenziata e incenerimento, nell'attesa di capire se e quando dev'esser assorbita da Hera; una posizione che ci porta ancora oggi a far vanto del sistema di gestione rifiuti della nostra partecipata rispetto al resto della provincia, ma che non durerà a lungo se non si avrà il coraggio di prendere decisioni nette, tanto in politica, quanto nel modo di fare impresa.
Un esempio concreto fra tanti:
a Carpi gli stracci delle maglierie e aziende della moda, finiscono in discarica;
a Prato invece ne ricavano pannelli isolanti termoacustici
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