A leggere
l’interrogazione presentata dal consigliere comunale Losi di Carpi 5 Stelle e
le prime riposte sui media di assessore e dirigente preposto, ci si fa un
quadretto non molto edificante della qualità della nostra amministrazione.
Certo l’episodio è “limitato” (vuoi mettere con i
due milioni sborsati per l’affaire “FInzi”, che vanno ad innalzare il costo
reale dell’incredibilmente sovradimensionato megacavalcavia con riporto di
Fossoli?) ma in realtà è, a mio parere, parecchio significativa di un modo
molto italico di considerare la cosa pubblica, che si pensava non fosse
patrimonio della sinistra (ma del resto, in questo paese, la sinistra è estinta
da anni, quindi di cosa stiamo a parlare?).
In sintesi,
un consigliere comunale riceve una segnalazione, fa un accesso atti, mentre
prosegue nel cammino si imbatte in una lista di “incongruenze” e ne chiede
conto.
Apriti
cielo: sul web e sui giornali locali, partono gli alti lai del trito e ritrito
“per una volta che si fa qualcosa in piazza”.
Come
giustamente replica oggi con un altro comunicato, Carpi 5 Stelle, il tema non
è cosa fare o non fare in piazza, ma chiedersi se un’amministrazione comunale
nel suo complesso, tra assessore, dirigente e polizia municipale, abbia fatto
quel che era suo dovere per verificare che un bene storico e artistico, venisse
gestito in modo corretto, partendo (evidentemente) da qualche concretezza di
elementi, se l’interrogazione viene fatta parecchie settimane dopo l’evento,
avendo prima fatto diverse richieste di accesso agli atti, come racconta Losi.
Ora i casi
sono due: se un normale consigliere comunale ha ricevuto elementi di questo
tipo (la cui veridicità è da verificare, per questo si fanno le
interrogazioni), basandosi su atti ed elementi in possesso del Comune, già
sentire dire da Morelli che non sono giunte segnalazioni, fa un po’ scappare da
ridere.
Così come
fanno scappare un po’ da ridere i commenti su web e media di chi minimizza (“due
scritte sui muri”; “le pulizie sono state pagate”, ecc).
Chi ha letto
l’interrogazione prima di commentarla, forse avrà notato che si parla di
elementi ben più seri (violazioni dei
limiti di capienza e quindi norme di sicurezza, somministrazione assolutamente
non consentita di bevande dopo la cena, non si sa bene in quale regime di
regolarità fiscale), roba che quando viene riscontrata in un normale locale, minimo
comporta qualche chilo di verbali, multe, ecc. ecc.
Ora, se
questi elementi fossero veri, la patacca dell’assessore Morelli che dice “non
abbiamo ricevuto segnalazioni in merito” (e allora da dove verrebbero gli atti
su cui si basa l’interrogazione?), assumerebbe i contorni di qualcosa ben più
grave.
Un omesso
controllo e denuncia rispetto a violazioni di legge, che consentono ad alcuni
di gestire un’attività commerciale, in un regime di sostanziale concorrenza
sleale con tutti gli altri operatori del centro e con tutte le eventuali realtà
che avrebbero voluto anche loro magari gestire una serata in Castello, ma si
sono visti rifiutare la richiesta.
E’ evidente
che per questa giunta ci sono figli e figliastri (anche la vicenda del bando del
Caffè Teatro lo insegna: pur di tenere fuori soggetti indesiderati, si inserisce
la ridicola clausola della almeno quinquennale esperienza nella “gestione di attività
di somministrazione di alimenti e bevande in immobili analoghi (teatri, biblioteche,
spazi museali, ecc.)”, di fatto dicendo che per fare un caffè alla Loria o al
teatro, bisognerà aver da sempre gestito la Loria o il teatro…).
Se così è, che ci sia qualcuno che provi almeno a mettere
le cose in chiaro, è un bene sia per l’amministrazione che per la città (centro
storico compreso), poi ogni cittadino si farà le valutazioni del caso.
Nel tuo post “Il cortile delle libertà”, oltre a parlare dell’interrogazione di Losi sulla goliardica cena in Castello, hai anche accennato ad altri avvenimenti tra cui l’esborso supplementare per il cavalcavia di Fossoli. So bene che le tue considerazioni sono serie, come condivisibili sono le argomentazioni di chi ha presentato l'interrogazione, ma per una singolare associazione di idee mi è venuto di immaginare la situazione ai tempi di Roma antica.
RispondiEliminaL'aforisma “Panem et circenses” attribuito a Giovenale, indicava un comportamento spesso usato dai governanti romani per distogliere l’attenzione dai guai dell’impero e conservarsi il favore del popolo (oggi diremmo dell’elettorato).
Sembra che quella sera a Carpi, nel cortile del Castello gl'ingredienti ci fossero tutti per girare un film d'epoca: il pasto, i giochi e, sembra, la presenza di un rappresentante dell'impero.
E in questo quadro non è mancato neanche il popolo (quello della movida carpigiana), che in differita, dagli spalti virtuali di Facebook, urlando, col pollice capovolto (proprio come succedeva nel Colosseo), chiede la testa del congiurato (al secolo il consigliere Losi) reo di aver disturbato i giochi pretendendo il rispetto delle regole.
Com'erano moderni questi antichi romani..
Alex