Il Movimento ideale (2)



E’ passato più di qualche giorno e nel frattempo molte cose sono avvenute, dopo che hopostato la prima ragionata su come dovrebbe essere il mio “movimento ideale”.

Dato che so che siete in migliaia là fuori che non vedevate l’ora di leggere la “pars construens” che come in ogni buon ragionamento d’appendice pubblicato a puntate, deve far seguito alla “pars destruens”, eccomi a recuperare ora, forte nell’esperienza di qualche ulteriore mese di degrado vissuto dal sistema politico italiano, dopo aver visto all’opera le “larghe intese” (che in realtà sono all’opera da ben prima del governo Letta), che fanno di noi uno dei paesi più oligarchici e corrotti dell’Europa e del mondo occidentale tutto. Proviamo a far finta che tutto questo non esista e pensiamo positivo, come cantava il poeta. Proviamoci per parole chiave e vediamo se ci si riesce.

Positività
Positività, appunto.
La realtà è che per una volta mi piacerebbe votare per qualcosa di “positivo”: persone che si uniscono non solo per difendersi dalla marea di fango che è oggi il nostro sistema politico, ma per il gusto di fare insieme qualcosa di buono e, soprattutto, lo fanno in modo disinteressato (e se riescono a farlo salvando il buon umore tanto di guadagnato).
Non sarebbe male
Ed ecco anche perché, se il movimento deve essere “ideale”, per dirla marxianamente, non voterei un movimento che accettasse fra i suoi candidati un catastrofista menagramo livoroso e un filino snob come il sottoscritto (stavate pensando al Marx sbagliato vero?)
Questo implica però che è ora che siano i “cuor contenti” a cominciare ad occuparsi di  politica.

Democrazia e partecipazione
Non puoi predicarla, se non la eserciti. E lo devi fare sul serio e in modo trasparente.
I modi ci sono, basta sceglierli insieme ed essere disposti a modificarli insieme quando si rende necessario, usando più strumenti contemporaneamente, senza pensare che uno sia più “salvifico” dell’altro.
La dimensione locale, da questo punto di vista, permetterebbe di sperimentare parecchio e in ogni caso, per quanto mi riguarda, il “movimento ideale” che si candidasse ad elezioni regionali e nazionali dovrebbe comunque essere l’espressione del coordinamento di reti locali, non iniziativa più o meno  leaderistica o di oligarchie ristrette che vanno dopo a cercare la loro organizzazione a livello territoriale (quando ci riescono).

Poche regole chiare, disponibilità al confronto, molta voglia di sperimentare, non è che servano molte arzigogolature statutarie, se la volontà non è quella di imporre la volontà di una minoranza attiva su quella di un gruppo di cittadini più o meno vasto e con grosse “variabili” rispetto alla possibilità di partecipazione dei singoli e al tempo stesso rispettare il lavoro di chi può o vuole dare di più sul tema della partecipazione.

Valori
Sistemata, per così dire,  l’organizzazione, si potrebbe ragionare sui contenuti (ovviamente le due cose, in realtà, dovrebbero viaggiare insieme).
Anzi, prima ancora che contenuti, diciamo valori o perlomeno “linee guida”

Ovviamente: rispetto per la nostra Costituzione (e per chi l’ha scritta, per come è nata e da quale storia viene) nei suoi valori fondamentali, un chiaro orientamento ecologista e di difesa e promozione dei beni comuni (che per me includono anche il lavoro), innovazione in campo economico, non solo sposando l’idea che i meccanismi redistributivi sono il minimo di decenza di una democrazia reale, ma anche in termini di valorizzazione di ogni rete di economia solidale e che sia in grado di riportare l’economia al servizio dell’uomo e delle sue comunità, rispetto alla deriva che invece abbiamo vissuto dagli anni ’80 ad oggi.
Si tratta di un lavoro che richiede capacità e volontà di elaborazione sul lungo termine, prima che la lista della spesa delle cose da fare o non fare e dei provvedimenti relativi all’amministrazione “quotidiana” (in altri termini, dovrebbe essere un movimento che non dimentica di dedicare tempo ed energia per ragionare su un modello di società auspicabile perché, diciamocelo, questo a volte fa un po’ schifo…).

E quindi…
Fatto questo, cioè dopo essersi dati una direzione e un modo per percorrere il cammino, il resto, verrà da sé, il chè non vuol dire che sarà semplice né tantomeno facile: la fatica del procedere insieme, come comunità è sempre tanta, ma il punto sta proprio qua: dopo anche (l’attuale) fallimento organizzativo del M5S, l’involuzione di tutti gli altri partiti di centrosinistra a meri contenitori di classi dirigenti in competizione fra loro (di quelli di centrodestra, da Montian-Casiniani a PDL e Lega, com’è noto qua non si parla, perché non sono considerati un’opzione), alternative non ce ne sono, ergo vanno, per l’ennesima volta (ri)costruite.
Se dovessi dire quale spirito e popolo dovrebbe incarnare questo movimento ideale, direi lo spirito e il popolo che ha animato la campagna referendaria sull’acqua come bene comune (quello della raccolta delle firme, quello che ci ha creduto e si è speso da subito, non quello degli opportunisti di partito saliti sul carro in prossimità del voto…).
Un popolo che dovrebbe mobilitarsi non solo su grandi campagne o su un unico tema, ma essere disponibile al lavoro continuo di informazione, autoformazione e partecipazione su tutti gli aspetti di come dovrebbero essere organizzate le nostre comunità, partendo da noi per essere poi credibili quando si parla di comunità nazionali e, perché no, di Europa.

Tutto quanto sopra è sostanzialmente un esercizio utopistico, stante il quadro politico nazionale, ma potrebbe invece ancora avere qualche possibilità di risultato a livello locale (risultato che non significherebbe piazzare un sindaco e una dozzina di consiglieri, ma poter influire positivamente sulla qualità delle nostre istituzioni locali, meglio se con il consenso di molti e come maggioranza, ma visto quello che può fare anche un consigliere da solo, figuriamoci se fossero in tre o quattro…).
E allora, proprio per il livello locale, qualche punto programmatico per Carpi, che incroci i valori e l’idea minima di organizzazione messi sopra, sorgono spontanei.
Si rimanda alla terza (e giuro, ultima) puntata,  l’elenco delle cose che mi piacerebbe vedere (e quindi votare) come cittadino, in un programma per le prossime elezioni amministrative 2014.

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