Sandra Bonsanti:
“Questi erano dunque uomini che fecero e
disfecero la Prima Repubblica. Non tutti ovviamente raggiunsero le vette di
ambiguità e furbizia e di familiarità col potere palese e col potere occulto di
Francesco Cossiga. Ma comunque la loro idea di Stato fu spesso un’idea molto
confusa: si identificavano con lo Stato, dicevano che senza di loro non poteva
esserci democrazia… e invece ne rappresentavano la malattia.
Tutto questo divenne via via più evidente nei giorni del
crollo del sistema, dal 1992 in poi, tra l’esplosivo di Cosa Nostra, lo Stato
che trattava, la corruzione che spalancava le porte del carcere a chi aveva
goduto per quarant’anni di immunità e privilegi.
Crollava anche il segreto? Se oggi rimangono ancora impunite
le stragi e gli esecutori e i mandanti contano a godere di tante protezioni,
bisogna ammettere che su quei capitoli il passaggio da una Prima Repubblica ad
una Seconda non è certamente servito a squarciare il velo. Tutto crollava,
tutto è crollato, tranne i segreti e i misteri. Ce n’erano e ce n’erano stati
troppi, ammoniva Bobbio, e gli uomini, quelli che contano, i protagonisti di
quegli anni, non hanno mai riconosciuto il loro fallimento, l’ambiguità del loro
insopportabile silenzio.” (Da "Il Gioco Grande del Potere")
Ecco, di mio aggiungo questo: quando con la fine della Prima
Repubblica (se mai finì), gli eredi del partitone per la prima volta si
affacciarono al governo, quello che secondo me avvenne fu che in nome del
potere per il potere, divennero anche loro protagonisti del “gioco grande” di
cui parla la Bonsanti e l’evidenza sta proprio nel fatto che nessuno dei grandi
misteri di questa democrazia controllata e a sovranità limitata è mai stato risolto e nella corruzione
che riprese dilagante a tutti i livelli, come e più che durante la Prima
repubblica.
L’avvento del partitone al potere si risolse in un mero
(parziale) ricambio di classe dirigente, ma che si è attagliato agli usi della
classe dirigente precedente, nello svilire le nostre istituzioni
democratiche di rappresentanza, affidando tutto il potere agli esecutivi (comprese e anzi a partire anche da quelle locali), trasferendo
tutto il dibattito su un leaderismo vuoto e fesso, mentre le parole della
politica venivano attivamente ribaltate di senso e l’informazione ai cittadini
ridotta a puro gossip.
E’ un’operazione che vede la classe dirigente del PD (e di
conseguenza i suoi microalleati) partecipare attivamente allo svuotamento della
effettività democratica, mentre ipocritamente, ci si straccia le vesti nel difenderne
la “sacralità” della sua simbologia
istituzionale, ridotta ad un guscio vuoto.
Il becerume della comunicazione politica dei 5 Stelle, che
fa bruciare agli occhi dell’opinione pubblica gran parte invece dell'azione tesa a ridare effettività agli organi di rappresentanza, dai consigli comunali al Parlamento, consente al potere di avere buon
gioco, spostando costantemente il dibattito dai contenuti alla forma e se i 5
Stelle non imparano a capire che a volte anche la forma è sostanza e quindi a
sottrarsi a questo meccanismo, rischiano di diventare loro stessi , più o meno
inconsapevolmente, complici di un incredibile strumento di “distrazione” di
massa, che mina la credibilità di un’iniziativa parlamentare, che per quanto mi
riguarda, ha almeno per una volta nella storia della Repubblica, rappresentato
in modo coerente il proprio elettorato.
In sintesi: con un partitone che continua a fare respirazioni bocca a bocca
a Berlusconi da vent’anni pur di tenerlo in vita e che si accomoda ai molti
tavoli extraparlamentari dove vengono decise le sorti di questo paese,
continuando a garantire i segreti di cui la Bonsanti parla nel suo libro, ogni
volta che si affaccia alla stanza dei bottoni, se avesse di fronte un Movimento che ogni tanto riuscisse a parlare senza abbaiare e a
spiegare che le battaglie di civiltà non si fanno dando sponda ad
atteggiamenti incivili, ma condannandoli esplicitamente, ebbene quel Movimento avrebbe già vinto.
Viene invece il dubbio se abbia intenzione di vincere veramente.
Nel frattempo non ci sono dubbi (per quanto mi
riguarda) su quella che è stata l’involuzione della classe dirigente del
partitone, che riassume in sé, salvo qualche anima bella ma che è comunque
funzionale al consolidamento del potere di quelli che "veramente" contano, il perfetto distillato dell’andreottismo
e del craxismo descritto nel bel libro della Bonsanti.
Siamo una democrazia monca, il ruolo della sinistra doveva
essere quello di completarla e di realizzare la Costituzione, questi invece,
pur di vincere, hanno deciso che era la Costituzione da cambiare (e certamente
non in meglio).
Il livello di pericolosità di questa classe dirigente al potere, è, per quanto mi
riguarda, la vera minaccia alla nostra democrazia, negli assetti istituzionali
e nei meccanismi di rappresentanza che la dirigenza PD, insieme con Berlusconi, oggi sta
perseguendo.
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