Qua si esce per un pomeriggio e una sera dalla campagna elettorale...
Il posto è di quelli che mentre "la band" fa il check, invitano a tenere il suono basso per non ammazzare la convivialità.
In epoca di eventi massificanti dove pare che divertirsi sia uguale a fare molto rumore e sovrapporsi al tuo vicino che fa altrettanto rumore (commento rubato a uno dei presenti), già è un bel salto.
Del resto qua siamo in una vecchia casa di campagna, in parte restaurata, con dietro un bosco dove ragazzi e bambini si vanno a perdere dietro i loro giochi e scoperte, in una ventosissima giornata di primavera che invita alle esplorazioni.
I "grandi" intanto si fanno prendere da una successione di racconti che mischiano un cibo antico portatoci da lontano grazie ai canali del commercio equo, diventato un presidio Slow Food, presentato in una di quelle che la stessa Slow Food chiama "Comunità del cibo", ovvero uno di quei posti che cerca di salvare sapori tradizionali, che nasce come cooperativa sociale per l'inserimento lavorativo per disabili e oggi è diventato un bellissimo posto, un'osteria genuina e ruspante, che regge agli insulti del terremoto, spostando la sua acetaia nei container, e reagisce.
Insomma, siamo a Solara, alla Lanterna di Diogene, a parlare della "principessa" Quinoa grazie all'iniziativa della Bottega del Sole, prima delle tre iniziative tra Carpi e Mirandola nell'ambito di Terra Equa 2014, che cominciano proprio in corrispondenza della Giornata Mondiale del Commercio Equo e Solidale e andranno avanti anche nei prossimi giorni in regione (il 17 maggio a Mirandola, con Surya Dance e Dj Blue Max), per chiudersi a Bologna il 7 e l'8 giugno.
Finite le chiacchiere, cominciano a girare piatti preparati con questa pianta del Sud America, ricca di proteine e sali minerali, patrimonio di culture millenarie, e gira anche molta birra, pure lei alla quinoa, prodotta per Altromercato un'antica brouwerji belga situata nei pressi di Gent,, anche quella buonissima, e comincia il concerto di Marco Vergnani, che doveva essere un trio, invece si ritrovano in quattro, e ci propongono un sano rock folk (si dirà così? Boh, con l'etichette fate voi che io sui generi sono autodidatta) .
Canzoni all'apparenza semplici, ma per le quali qualcuno coglie riferimenti letterari non scontati.
Marco ha una signora voce e il gruppo ha gran mestiere.
Poi chiacchierando con loro si scopre che in realtà suonano pochissimo, come a dire, quando gli va in situazioni in cui si sentono a loro agio, lontani da ansie di promozione, e deve essere questa tranquillità che gli fa uscire una musica che suona affiatatissima e sincera, negli arrangiamenti live della "formazione base" chitarre basso e batteria.
Sull'onda dell'entusiasmo, compro il CD dove spuntano tastiere, fisarmonica e chitarra slide. che arrichiscono le canzoni appena ascoltate di suoni curati e struggenti
Finito il concerto, continua la chiacchiera con soci, bottegai e amici che non si vedevano da un po, DJ Blue Max come sempre presta la sua opera creando un bel tappeto musicale di sottofondo, io mi do un'occhiata intorno e mi viene in mente un vecchio pezzo di Julian Cope e mi sento stare bene, riconoscendo "my nation underground".
Certo è piccola, dispersa, capace di materializzarsi solo a tratti, come un torrente carsico che deve faticare per scolpire il suo percorso nella roccia, ma quando emerge è un bello spettacolo di acqua pulita, che disseta, lava molte brutture e ristora.
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