Una volta le presidenze
di organismi assembleari erano funzioni di garanzia, per questo logica vorrebbe
che venissero affidate ad esponenti delle opposizioni o perlomeno a personalità dotate veramente di una sorta di "aura" super partes.
Con la riforma degli
enti locali del 1992, per i consigli comunali e provinciali, questa figura ha
assunto “rango” di tipo assessorile (cioè ha diritto ad un’indennità pari a
quelloada assessore) e da allora tutti i partiti ne hanno fatto ne più ne meno
che l’ennesima poltrona da spartirsi per il proprio ceto politico, tanto più
che è uno “stipendio” riconosciuto dietro un impegno che è davvero marginale
dal punto di vista politico (il presidente del consiglio è una figura a metà
fra quella del funzionario che deve compilare l’ordine del giorno delle sedute
del consiglio e il gran cerimoniere in momenti più o meno istituzionali. Che
questa funzione valga uno stipendio a me ha sempre lasciato un po’ interdetto,
ma vabbè…).
Questa distorsione
appartiene a tutti i partiti e movimenti presenti sul suolo italico, 5 Stelle
compresi (a Parma ad esempio il presidente è Marco Vagnozzi, fino al giorno
prima funzionario del gruppo regionale 5 Stelle).
Sia come sia, da ieri
sera il Comune di Carpi ha il suo nuovo maestro di cerimonie consiliari nella
figura di Davide Dalle Ave, che fino a ieri era anche il capo della principale
forza politica del Comune e capogruppo in consiglio comunale (evidente segno di figura super partes).
Al momento non mi è noto
se Dalle Ave affronterà il “duro” lavoro di presidente del consiglio comunale
con le modalità del suo predecessore, che lo aveva assunto part time, (e visto
che un’indennità lorda da assessore, inclusa la parte contributiva
pensionistica per chi si mette in aspettativa da lavoratore dipendente, costa
al comune, se non ricordo male, sui cinquantamila euro, stiamo parlando di
qualche soldino utile, se si continuerà a risparmiarne la metà oppure no), ma in
un caso o nell’altro viene da pensare che dalla sua nomina ci sia almeno
un’organizzazione che ne trae un vantaggio diretto, ovvero il partitone.
In tempi di “spending
review” anche per le macchine dei partiti, la nomina di Dalle Ave,
nell’immediato fa risparmiare (in tutto o in parte, a seconda della scelta del novello presidente) uno stipendio al partitone
(scaricandolo sui cittadini di Carpi, ma questo è un altro paio di maniche).
Del resto la difficoltà
di collocamento dopo questo giro amministrativo, per il partitone modenese non
sono da sottovalutare.
Tra sindaci che hanno
finito il mandato e assessori e presidenti di consigli comunali e provinciali,
il gioco a incastri del ricollocamento rischia di avere qualche onere per la
federazione di via Divisione Acqui (se è ancora lì).
Per quanto ne so (ma non
sono più aggiornatissimo sugli organigrammi del partitone dopo il 1994, che
comunque continuano a presentare molte delle facce presenti allora…) nell’immediato il
partitone si torna a far carico di Enrico Campedelli (ex sindaco di Carpi),
Demos Malavasi ( ex presidente del consiglio provinciale di Modena, altro ruolo
di fondamentale importanza e rilevanza politica), azzardo anche un Francesco
Ori (ex assessore provinciale e funzionario di partito da quando portavamo “i
calzoni corti” nella Sinistra Giovanile). Questi come minimo.
Ora, in attesa che si
liberino posti perlomeno a parità di stipendio in ex municipalizzate e/o
cooperative compiacenti (stile ex assessore Sitta), o che ci sia un po’ di
redistribuzione di seggi regionali tra meno di un anno con le prossime elezioni
(dove però qua ai carpigiani dice male da vent’anni, dato che dopo la
trombatura di Cigarini, se non ricordo male nel 1995, mai più nessun carpigiano
è arrivato in consiglio regionale. Per inciso poi a Cigarini fu concesso di
arrivare comodamente all’età pensionabile, con la poltrona di presidente
IACP, un po’ come per l’ex segretario ed assessore Arletti che oggi sverna in
attesa di pensione alla presidenza AIMAG), il partitone si trova dal mese di
giugno a doversi far carico di un discreto numero di stipendi, cosa da far
tremare i polsi a qualsiasi tesoriere, quindi che la scelta per l’innocuo ruolo
di presidente del consiglio comunale di Carpi vada in capo ad un funzionario di
partito crea almeno un minimo di rilassamento per un po’ di mesi.
Poi magari al prossimo
congresso comunale, ci si sperimenterà o con il ricorso al volontariato
(risparmio netto di uno stipendio per il partitone, e sarebbe un bel segnale), o si userà il posto per ricollocare uno dei “vacanti”
(improbabile, sarebbe nei fatti un declassamento), oppure per dare la "giusta ricompensa" ad uno dei (o delle) “giovani”
che si è tanto speso in questa campagna elettorale (che magari si accontenterà di
meno di uno stipendio intero, visti i tempi), rischiando di creare l’ennesima
figura che poi per decenni dovrà rimbalzare fra posti di partito o di
amministratore o di sottogoverno vario, però in un panorama sempre più incerto,
rispetto agli anni 80 e 90, ma tanto la precarizzazione dei posti di lavoro in
politica, resta comunque meno incerta di chi si deve confrontare con il mondo
del lavoro precario vero: il partitone non abbandona mai del tutto i suoi
pulcini….
(E meno male che a Carpi
il partitone ha vinto bene, altrimenti c’erano altri due o tre suoi dipendenti a
cui tornare a pagare lo stipendio o trovare un posto, tra sindaco e assessori. Almeno per quelli se ne riparla solo fra cinque anni).
In ogni caso, buon lavoro anche al neo presidente del consiglio comunale.
Foto dal sito de "La Gazzetta di Modena"
Foto dal sito de "La Gazzetta di Modena"
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