Sarà perché sono un po’ come il tontolone della canzone di
Gaber, ma anche se non è una domenica di sole, a me la domenica delle elezioni piace,
al punto che a volte ho (quasi) nostalgia di quando facevo lo scrutatore, che
se andava bene conoscevi pure gente interessante, se andava male era una tritatura
di maroni lunga tre giorni.
Gaber ci scherzava sopra, ma io alla fine mi sento più
pulito davvero, dopo aver votato, per rispetto e memoria di chi per farci avere il diritto di
votare ci ha rimesso molto più di quanto ci debba mai rimettere io per
esercitarlo, quel diritto.
Democrazia imperfetta, Costituzione inattuata, il malaffare e e gli interessi personali che prevalgono su ogni ragionamento collettivo, tutte cose che oggi fanno perdere la voglia, ma per i miei nonni andare a votare nel 1946 e nel 48
fu una vittoria, da celebrare con la dignità e il vestito buono della
domenica, perché era un festoso rito laico e civile, una manifestazione di
appartenenza ad una comunità finalmente libera di scegliere il proprio destino
da sé.
Poi sappiamo che la nostra sovranità è dimezzata da sempre,
ma quella potenzialità resta e va mantenuta e difesa. Prima o poi ci servirà.
Quella delle regionali 2014 è stata a giudizio unanime e diffuso una delle peggiori campagne elettorali mai viste (già solo il fatto che si vada a votare in modo anticipato per il tradimento delle nostre classi "digerenti" sulla questione morale, sarebbe motivo sufficiente per "darci a mucchio"), ma non ce la faranno neanche loro a togliermi il gusto della partecipazione.
Buona domenica delle elezioni, nonostante tutto (e votate bene!)
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