La politica a Carpi, un anno dopo

Passato un anno dal nostro voto amministrativo, mentre il resto d’Italia è alle prese con il rinnovo di 7 consigli regionali, proviamo a vedere cosa ne è delle vicende politiche carpigiane.

Un anno da giunta
Il primo anno da sindaco di Bellelli passa senza infamia e senza lode (si potrebbe quasi dire, che è passato è basta).
E’ innegabile che il lavoro del sindaco e di (parte) della giunta, sia impegnativo, nel governare una città di queste dimensioni, con il sommarsi dei problemi del post terremoto e della crisi, ma un anno dopo la netta impressione è che si confonda la gestione corrente come unico ambito della politica locale.
Per una giunta di primo pelo, che si deve “impossessare” della macchina,  lo si potrebbe anche capire, ma che questo avvenga con una giunta che per buona metà è immersa mani e piedi nella politica locale da più decennio, è francamente desolante.
Proviamo a prendere qualche tema di “governo”, giusto a titolo di esempio

Programmazione urbanistica
Che fine ha fatto il PSC? (Cioè l’atto di programmazione che dovrebbe prendere il posto del PRG, scaduto da tempo?).
Certo il Piano di Ricostruzione post terremoto ha impegnato, impegna tuttora e temo impegnerà ancora a lungo la struttura tecnica del comune, ma da parte di quella politica francamente sbalordisce che il tema sia di fatto congelato.
Ora, nessuno credeva alle sparate un po’ boriose dell’assessore Tosi, che prometteva il PSC per la chiusura del mandato precedente, ma che il tema scomparisse completamente dal dibattito cittadino a me lascia parecchio perplesso e in parte preoccupato: quando gli strumenti di programmazione, che decidaranno il futuro di una comunità nei prossimi decenni, escono dai riflettori della cosa pubblica, molto probabilmente è perché qualcuno ci sta lavorando “in privato”.

Pavento il rischio che fra qualche tempo, l’amministrazione ci presenti un bel piano precotto, gestito sostanzialmente tenendo la parte degli interessi di chi costruisce o specula sull’immobiliare, riducendo lo spazio per ogni possibile visione che non sia dettata da meri interessi economici del settore come nel precedente PRG, con le conseguenze che si sono viste in termini di consumo del territorio, qualità della crescita urbana, della sua mobilità e dei suoi servizi.
Spero mi stupiscano con il contrario, ma ho i miei dubbi.

Sparita dai radar anche la questione urbanistica simbolo che caratterizzò l’amministrazione precedente: il Parco Lama ormai è assurto alla categoria “miti e leggende” (o più propriamente delle “fole”).

Servizi Locali
Il perdurare del “dico e non dico” sul destino di AIMAG da parte di questa amministrazione, resta la prova provata che sulle cose che contano, il partitone carpigiano, ammesso e non concesso che abbia una visione propria, evita accuratamente di comunicarla a visto aperto, e questo secondo me è sintomo di massima scorrettezza nei confronti sia dei propri che degli altrui elettori.
Probabilmente, sindaco e soci sanno che la cosa ormai sarebbe mal digerita anche da una parte rilevante della propria base, così come sanno che cedere a HERA ciò che resta di AIMAG significherebbe sostanzialmente perdere il controllo della gestione dei servizi locali e rendersi ulteriormente ininfluente nel panorama provinciale e regionale, ma al tempo stesso non possono permettersi il lusso di pestare appunto troppi piedi dentro e fuori il partitone, ai livelli superiori, il risultato è un balbettio imbarazzante su un tema che è strategico e fondamentale per un’amministrazione comunale (sapendo che alla fine, se dal regionale arriverà l’ordine, si ubbidirà e si troverà il modo di far digerire la questione alla “base”).
C’è invece il fatto rilevante, sulla gestione di uno degli ambiti di AIMAG che è quello dei rifiuti, del passaggio al  nuovo sistema porta a porta  e tariffazione puntuale.
Il tema era punto di programma anche per la coalizione Rifondazione-Carpi 5 Stelle del 2009, il fatto che ci si sia arrivati, deve, secondo me, essere salutato positivamente.
Sul “come” possono esserci tutte le polemiche che si vuole, se c’è qualcosa d amigliorare, si spera che l’amministrazione abbia orecchie sufficienti per ascoltare e migliorare, soprattutto sul costo del servizio, un po’ di trasparenza e benchmarking rispetto ad altre realtà non farebbe male, ma sinceramente, questo è uno dei pochi atti amministrativi, per quanto possa sembrare impopolare, che francamente mi sento di condividere con questa giunta.

Mobilità
L’inquinamento da traffico è una minaccia per la salute, comprovata da fior di studi e Carpi ha già sforato i limiti di legge per quanto riguarda l’inquinamento da polveri sottili, senza che questo abbia mai spinto a qualche decisione coraggiosa in termini di mobilità da parte delle giunte che si sono susseguite.
Questa pavidità ha un costo rilevante in termine di salute pubblica e qualità della vita.
E’ una colpa grave, che si cerca di edulcorare parlando di km di piste ciclabili, che in realtà continuano a non costituire un’alternativa all’auto per la mobilità casa-lavoro e casa-scuola, ma al massimo sono buone per le passeggiate domenicali.
Questa giunta e quelle precedenti badano bene a favorire in ogni modo la mobilità su gomma, ma continuano a dimostrare una totale insipienza tecnica e amministrativa per quanto riguarda quella sostenibile.
Il nuovo piano delle ciclabili è tutto fuorchè un piano strategico e i veri nodi della mobilità sostenibile, che potrebbero contribuire alla riduzione dle traffico veicolare, restano irrisolti: l’affaccio a est della ferrovia, congiuntamente ad una ciclabile che unisca la nuova scuola di Cibeno con il quartiere Due Ponti, e l’attraversamento della tangenziale Bruno Losi, dove si trovano le attività produttive, commerciali e il “polo sportivo”.
Il fatto che proprio lì si siano spesi soldi della ricostruzione per fare una ciclabile che unisce piscina alla uova palestra, è il più evidente segnale di come in questa città, le ciclabili vengano costruite senza nessuna valutazione di flussi di traffico reali e sostanzialmente solo per spendere soldi per opere utili solo a quelli che le costruiscono.

Politiche sociali ed economiche
La crisi è di fatto già sparita dall’agenda politica carpigiana.
Siamo alla mera gestione dell’esistente, con politiche sociali che è vero partivano da un alto livello ereditato dai modelli dei decenni precedenti, sempre più in affanno per il taglio di risorse, in parte demandati a generosità e discrezione della Fondazione Cassa di Risparmio.
Dopo qualche esperimento di innovazione sulle politiche della casa, senza coraggio e con strumenti più di facciata che altro, che non hanno prodotti risultati rilevanti, il tema è tornato sotto silenzio.
Al di là dell’impegno dei singoli nella struttura o anche dell’assessora competente, di fatto si sta aspettando che la crisi passi da sola.
Idem per quanto riguarda le attività economiche: in quest’anno non si è vista un’ipotesi di rilancio o di stimolo da parte della macchina comunale che fosse una, rispetto alla gestione precedente.

E le opposizioni?
Se chi amministra ha ovviamente la parte più rilevante della responsabilità in termini di “qualità” della vita politica di un comune, ciò non toglie che parte del peso ricada anche sulle forze di opposizione, e anche qua, il panorama disegnato dai confronti nel “civico consesso” (come dicono quelli fighi), non è dei migliori.
Fatta salva la pratica della maggioranza di svuotare di utilità qualsiasi confronto reale in consiglio comunale, dato che sui temi rilevanti di programmazione e di bilancio, nulla è consentito in termini di emendamenti o proposte che vengano da consiglieri di opposizione né tantomeno di maggioranza (e che uno di questi ne avesse l’ardire, sarebbe pure fantascienza), l’impressione generale è che anche le opposizioni presenti in consiglio, girino un po’ a vuoto.

Carpi Futura
La rappresentanza aumentata e rinnovata consente una buona azione consiliare su alcuni temi “ereditati” anche dall’esperienza precedente di Alleanza per Carpi ma, per quanto mi riguarda, c’è un limite, diciamo “culturale”, alla loro azione che di fatto non li fa vedere come reale alternativa alle politiche del partitone.
In un certo senso, Carpi Futura rappresenta oggi l’elettorato “più renziano” dei renziani dentro al PD.
Fosse al governo forse riuscirebbe mettere a freno qualche appetito “edilizio”, se non altro su una questione simbolica come quella del “Parco Lama”, ma in realtà resta una lista dove prevale un approccio liberalista sui servizi pubblici, che rende incoerenti anche altre battaglie “simboliche” (ad esempio quella per AIMAG) e permeato di un’ideologia “sviluppista” al sapor di asfalto per quanto riguarda le infrastrutture e l’idea di mobilità in nulla differente dal PD.
Insomma, che ci si straccia le vesti per la palazzina prevista su via Corbolani,  ma poi ci si lamenta in Terre d’Argine perché non arriverà la CISPADANA.
Come a dire: un’idea della tutela del territorio ad intermittenza che più pensare che il cemento sia “buono” o “cattivo” più a seconda di chi sia lo sponsor dell’opera, che non per una visione coerente di sostenibilità ambientale.
Un altro esempio è la proposta di legare l’erogazione di servizi sociali ad un punteggio che includa l’impegno nel volontariato da parte dei beneficiari: una visione che mischia in modo improprio il tema dei diritti fondamentali con qualcosa che si debba “meritare”. Su questi temi, fossi stato ancora in consiglio, proprio non ci saremmo trovati.
Il punto è che in quanto a cessione dei beni comuni a privati  e “privati sociali”, il partitone nazionale, regionale e di conseguenza locale, ha già fatto molta strada (sbagliata), solo che probabilmente indirizza i processi verso gruppi di interesse (leggermente) diversi da quelli di una giunta Carpi Futura.
Con Carpi Futura ci sarebbe  un cambio di ruoli e nuove “relazioni prevalenti”, ma non esattamente un cambio di modello delle politiche dei servizi pubblici  rispetto al PD renziano, casomai al massimo una sua accelerazione di dinamiche di privatizzazione (più o meno “sociale”) già esistenti in salsa locale, dato che l’amministrazione carpigiana “renziana” non è e (fortunatamente) ha ancora qualche pudore (ma poco poco).
Sicuramente nel gruppo spunta Anna Azzi, per impegno e dedizione alla causa in modo disinteressato, personalmente la ritengo al momento la migliore interprete del ruolo di consigliere comunale, sia di maggioranza che di opposizione.
Un impegno generoso che si confronta con il muro di gomma di un’amministrazione, dove fin che usi interpellanze e petizioni ti ignorano, ma se osi pubblicare una questione su FB e sui giornali si impermalosiscono subito tutti come bisce (caratteristica tipica del piccolo potentato locale).

Movimento 5 Stelle
“Nomen omen”:  a me Carpi 5 Stelle piaceva di più perché francamente, se c’è una cosa che mi stupisce , è che i tre consiglieri del movimento, oggi mi paiono molto meno centrati sulle questioni carpigiane, di quanto non fosse il loro predecessore Andrea Losi (che pure forse era ed è più “grillino” di loro).
L’impressione è che si applichino poco sulle delibere che contano, qualche buona interrogazione, ma decisamente “ingessati” nel dibattito consiliare, salvo minacciare sfracelli e "scoperchiature" di cassetti nascosti, specie da parte della consigliera Medici, senza che poi succeda nulla (e questa è la cosa peggiore: certe cose non si paventano e non si minacciano: se si hanno i numeri si fanno, sennò si raccomanda un po' più di sobrietà nella dichiarazioni e un filino meno di livore, se l'obiettivo è guadagnarci in credibilità e quindi in consensi).

Interessante l’emendamento sul bilancio, ma se ne è visto e sentito parlare poco in città, mentre a quanto pare ci si appassiona di più, nei banchetti in piazza, nelle campagne nazionali.

Gli resta la questione AIMAG come unica bandiera, ma francamente un po’ poco (e mal gestito come tempi  e modi della comunicazione, in assenza di atti concreti della giunta partire on una questione “referendaria”; qualche mese fa, di cui si sono perse le tracce, secondo me è stato un discreto autogol)
Si è persa per strada quella che era una delle caratteristiche iniziali e più interessanti del movimento degli inizi, ovvero la sua dimensione civica e di “cane da guardia” delle amministrazioni.

Nel caso specifico, si ringhia e abbaia parecchio, ma quando è ora di mordere, mancano clamorosamente il "polpaccio" della maggioranza.
  
E fuori dal consiglio?
Resto convinto che l’idea di creare un “contenitore” come Carpi Bene Comune, fosse buona, e ottima l’idea di una candidatura “senza precedenti”come quella di Sara Rovatti, per il suo impegno personale e anche come elemento di rottura rispetto ai soliti noti (me compreso) della politica locale carpigiana, ma che sia stata realizzata male, e dato che giusto poco più di un anno fa sono stato io il motore della cosa, credo sia giusto chiarire subito che la responsabilità del mancato risultato sia innanzi tutto in gran parte mia (uno dei motivi per i quali ho declinato anche l’invito fattomi dalla lista L’Altra Emilia Romagna a candidarmi alle regionali, oltre che per ragioni legate alla mia vita professionale).

Il mio appello del dicembre 2013 è stato tardivo,  il gruppo non ha auto il tempo e i mezzi per unire le varie anime del movimento per i Beni Comuni che non si ritrovano nel M5S o nella cosiddetta “sinistra di governo” di SEL (pronta a fare tutte le battaglie giuste per i Beni Comuni in piazza per poi appoggiare le maggioranze che quei beni negli anni hanno privatizzato e continueranno a privatizzare) e che sono finite nel sempre più grande calderone della disaffezione e del non voto.
Nonostante l’impegno generoso di Sara, non abbiamo avuto modo di farla conoscere a tante realtà del suo potenziale elettorato.

Avevamo ipotizzato per Carpi Bene Comune la possibilità di consolidarsi in un percorso associativo, per dare continuità ad un “contenitore” che si presta a campagne e iniziative politiche e culturali, oltre che a strumento di partecipazione nelle elezioni locali.
E’ un’ipotesi che resta sul tavolo, ma credo sia venuto il momento di capire se questa è o meno un’esigenza veramente sentita da un numero congruo di persone realmente disposte ad impegnarcisi, in grado di organizzarsi autonomamente senza aspettare, come fu un anno fa, un “deus ex machina” (che alla prova dei fatti di divino ha avuto effettivamente molto poco…), che lanci appelli  et  similia.


Mettiamola cosi, se questa volta Carpi Bene Cmune non ce l’ha fatta, non è detto che non possa comunque ripartire, forte anche della lezione di questa esperienza, per fare meglio in futuro, se saranno in molti a ritenere che serva provare ad organizzare una visione alternativa di governo della comunità locale, piuttosto che rifugiarsi nell’apatia del non voto o del dissenso fine a sé stesso.

foto rubata da mauriziomarinelli.com

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