Questo pezzo compare, in forma più sintetica e quindi forse migliore, anche su Voce di questa settimana, che sentitamente ringrazio...
E’ scaduto
da pochi giorni, non si sa con quale esito, il bando lanciato dal comune per
valutare offerte di affitto di un capannone da destinare a magazzino comunale.
Al momento
non si sa se e quali offerte siano pervenute, ma forse vale la pena
sottolineare qualche passaggio “storico” di questa vicenda, partendo da un
presupposto che spero sia comune per tutti: una “macchina” delle dimensioni del
Comune di Carpi, senza un magazzino e una sede per servizi manutentivi,
semplicemente, non può funzionare.
Si può
pensare che il cuore logistico di questa macchina possa essere sballottato da
una soluzione “provvisioria” ad un'altra per (almeno) cinque anni?
1) Via Watt dal Comune ad AIMAG (per 1,5
milioni)
In effetti
il Comune un magazzino lo aveva in proprietà fino a qualche anno fa, in via
Watt, venduto qualche anno fa ad AIMAG (con la quale il Comune condivideva già
l’area), per “razionalizzare” gli spazi di tutti e due gli enti (AIMAG aveva
bisogno di maggiori superfici, a quanto pare il Comune pure).
2) Il milione e mezzo allo stadio (il
magazzino resta dov’è, fin che AIMAG consente)
In realtà
l’operazione di vendita del magazzino di via Watt, ebbe come primo scopo quello
di raccattare i soldi necessari per il restauro dello stadio Cabassi (per
adeguarlo alla serie C1, correva l’anno 2011, in realtà poi i lavori “urgenti”
per lo stadio partirono a campionato avanzato e si conclusero solo nel 2012,
proprio per attendere “l’incasso” della vendita del magazzino nella tarda
estate del 2011).
3) La prima gara: vogliamo 5000mq di
magazzino nuovo per 2,5 milioni
Nel
settembre 2011, parti un bando comunale per la ricerca di un magazzino da
acquistare, di ben 4-5000mq (circa il doppio di quello venduto ad AIMAG).
L’asta non
fornì quelle che l’allora assessore D’Addese considerò offerte adeguate “per un
capannone idoneo alla riunificazione dei magazzini comunali sparsi e degli
spazi ove attualmente sono ubicati i servizi manutentivi e magazzini comunali”
(un classico del barocco comunale, nella risposta ad una nostra interrogazione
dell’aprile 2012).
Negli
interventi sul bilancio preventivo 2012 chiedemmo che si riducesse la cifra
prevista per il nuovo magazzino (2,5 milioni), per recuperare 500.000 mila euro
da destinare in parte al mantenimento dell’appalto per i lavoratori della
Loria, in parte ad un fondo rotativo per l’avvio di imprese innovative, in
parte in investimenti per la razionalizzazione energetica degli edifici comunali
(ovviamente, la proposta fu bocciata: ci servono nientepopodimenoche 5000mq e
in fretta, non stiamo mica a lesinare, qua. Son cose che voi consiglieri
comunali (di opposizione) ovviamente non potete capire…)
4) La “genialata” della Dorando Pietri
Fallita la
gara a inizio 2012 (scopriremo poi) partono le trattative con la Polisportiva
Dorando Pietri, che riprendono chiusa la
prima fase emergenziale del terremoto.
Ovviamente
ai consiglieri comunali, la proposta viene presentata a fine anno, in
commissione, confezionata con numeri e progetti preliminari e presentata dal
Direttore Generale come la soluzione “wn-win”: ci guadagna la polisportiva, il
Comune risolve i suoi problemi di magazzino, ci sta dentro anche la casa della
salute e una farmacia (mancava solo “ricchi premi e cotillon”…)
Alle
perplessità di qualche consigliere (oggi si direbbe gufo) si irride con la
maestosa e tetragona perfezione del “Piano”.
Che infatti
viene cancellato dai revisori dei conti del Comune (per due terzi scelti dalla
maggioranza stessa, più uno in condominio con Forza Italia), che per dirla alla
Fantozzi, spiegano che la delibera è un po’ come “La Corrazzata Potiomkin”…
Nulla di
fatto.
Passa il
2012, il 2013 e il 2014 (non so a quali condizioni AIMAG abbia continuato ad
ospitare il magazzino in via Watt in locali suoi, forse centra qualcosa che nel
frattempo il Comune gli ha lasciato quello che doveva essere l’Ostello
Comunale, in sostituzione della sede danneggiata di via Alghisi, ma francamente
questo è un aspetto che non conosco).
5) Cercasi capannone in affitto (ci bastano
3000mq, se fate a modo anche 2500…)
Ed arriviamo
ai giorni nostri: metratura ridotta, il bando sa di soluzione temporanea, in
attesa che spunti dal cilindro di qualche assessore o dirigente comunale la
soluzione (si spera) finale, nel frattempo prendiamo atto che quello che era inaccettabile
nel 2011-12 (una ragionevole riduzione degli spazi previsti), diventa
accettabile nel 2015 (e noi ingenui che ne avevamo chiesto la riduzione di un
quinto, questi rispetto al 2012 hanno “dimezzato” le esigenze!) e ai comuni
mortali fuori dagli uffici comunali, non è dato sapere per quanto tempo
6) Non c’è nulla di più permanente di una
soluzione temporanea
Se poniamo
una cifra fra i 50mila e i 60mila euro annui (e mi sa di essere scarso rispetto
agli attuali prezzi di mercato, per 3000mq di capannone, più area cortiliva
sufficiente alla manovra di automezzi…), a un cittadino medio qualunque viene
da pensare che forse con quei soldi , in dieci anni, ci paghi un magazzino
nuovo coi fiocchi, costruito magari su un terreno comunale (qualcuno un giorno dovrebbe
fare una bella mappa per capire cosa è ancora del Comune in fatto di terreni),
meglio ancora se su un’area già urbanizzata.
Non essendo
Sindaco e Giunta “cittadini medi”, così ad occhio, mi sa che la sede definitiva
dei magazzini comunali, se mai ci sarà, ci costerà qualche anno di affitto,
ovvero “spese correnti” nel bilancio comunale, che per definizione “corrono”
via, e dopo anni ti accorgi di avere speso qualche milione e non avere in mano
niente.
Oppure…
Ora, anche
che la soluzione dell’affitto per uno spazio che è necessario alla vita del
Comune, fosse solo una misura temporanea, tutta questa vicenda denota perlomeno
un grave deficit di programmazione delle giunte Campedelli- Bellelli su questo
tema, che ricadrà, per poco o lungo tempo che sia, sulle spalle della
collettività (e probabile beneficio di
un ulteriore affittuario). Poteva andare diversamente?
Il cimitero degli elefanti
Butto lì una
provocazione: c’è uno spazio che da ormai qualche lustro assomiglia sempre più
un cimitero degli elefanti, a ridosso del centro di Carpi, ed è la vasta area
della stazione delle corriere di piazzale Allende.
In un
momento in cui i tassi di interesse sono ai minimi storici, forse prendere
finalmente in mano la questione di una vera unica nuova sede comunale
(possibilmente evitando i sogni faraonici e di millantato “project financing”
della giunta Campedelli, rimasti sempre nei libri dei sogni delle campagne
elettorali 2004 e 2009), potrebbe essere una soluzione per spostare le tante
voci di “spesa corrente” per affitti, in un mutuo che porti alla valorizzazione
del patrimonio comunale, con una costruzione che, sviluppandosi in altezza,
possa contenere dai seminterrati ai “piani alti” tutti gli spazi necessari del
Comune, consentendo di interrompere non solo la spesa per affitti ma anche
alienare edifici di proprietà che potrebbero essere decisamente appetibili (quello di via Manicardi, appunto, fosse
anche solo per la superficie edificabile in pieno centro, dopo avere demolito
lo stabile attuale, la sede dell’URP,
ecc), lasciando in palazzo Scacchetti le funzioni rappresentative e ricavando
gli spazi per l’ufficio turistico, ma è giusto un esempio)
Una sede
nuova, ad alta efficienza energetica, a ridosso del centro, servita da ampi
parcheggi già esistenti, sviluppando un po’ in larghezza e soprattutto verso
l’alto (e magari un paio di livelli verso il basso) l’area oggi occupata dalla
stazione (vuota) e dalla Sala Congressi (in stato indecoroso per arredi e
dotazioni, l’ultima volta che l’ho vista). Il tutto senza nessun consumo di
territorio.
Oppure si
può “tappare” l’area infilandoci una “Casa della Salute”, sulla cui utilità
credo andrebbe fatto un qualche approfondimento (personalmente ritengo che le
urgenze della sanità carpigiana stiano nella riduzione dei tempi per la
diagnostica e nel rinforzare il personale del Pronto Soccorso, più che nel
costruire ambulatori nuovi che potranno fornire servizi poco più “ricchi” di
quelli che già forniscono i medici di famiglia, ma questa è materia per
un’altra storia), dicevo, si può “tappare l’area” sfruttandola parzialmente per
la casa della salute e lasciare il “retro”, ovvero la stazione, così com’è e
piantare il magazzino, da 2550 o 5000mq in un edificio non nato e non
progettato per quella funzione,, pagando quel che c’è da pagare, per gli anni a
venire.
Non so voi,
ma se prima di presentarci la prossima
“genialata” a giochi fatti, il Comune provasse, per una volta, ad aprire il confronto con la città su una
proposta di più largo respiro, rispetto a come gestire i propri spazi e ai
relativi investimenti necessari, in un bel concorso di idee e una progettazione
partecipata, secondo me, ne avrebbe solo da guadagnare.
Ma
ovviamente è giusto la mia opinione
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