17 aprile: andate a votare (e fatelo di mattina presto)

 In rete troverete una infinità di appelli al voto, con tutte le ragioni possibili per andare a votare domenica 17 aprile e votare Sì, da quelle "sentimentali" a base di delfini e cormorani impiastricciati di petrolio, a quelle "partitiche" (si va a votare "a prescindere" pur di dare un dispiacere al governo).

Di mio posso dire che andrò a votare (e ho invitato a votare amici e parenti) per motivi squisitamente "tecnici" e specificatamente legati alla natra del quesito, sul quale, da parte di chi promuove l'astensione o il NO, ho sentito fare parecchie affermazioni, nei migliore dei casi non corrette, nel peggiore clanorosamente false e ripetute a ignoranza pur sapendo benissimo di mentire.
Riassumo brevemente le due affermazioni secondo me più false (e deliberatamente falsate).

L'impatto sull'occupazione: girano articoli pseudoscientifici, oltre alle affermazioni del Presidente del Consiglio, che fanno riferimento ad un "danno" per l'occupazione, in caso di vittoria del referendum, che va tra i 7000 e gli 11000 posti di lavoro (la cifra più alta l'ha fatta proprio Renzi)
Ora, io trovo francamente grave che un Presidente del Consiglio metta in giro un dato così clamorosamente falso: praticamente equipara i non rinnovo di alcune concessioni (per altro non scontato, in realtà le concessioni si potrebbero anche rinnovare, se si trova l'accordo,  semplicemente si cancella l'aborto giuridico di una concessione pubblica senza scadenza), alla perdita di lavoro per quasi la totalità dei lavoratori del settore.
In realtà, se stiamo parlando del non concedere in modo automatico la proroga della concessione ad un numero limitato di trivelle (quelle entro le 12 miglia) che in ogni caso hanno davanti a se ancora qualche anno prima della scadenza (alcune addirittura nel 2034!!!), quindi il giorno dopo il referendum non si perderà NESSUN posto di lavoro (e chi lo dice è clamorosamente in malafede, e Renzi e il partitone lo sono).

Il danno economico: la vulgata renziana è che si danneggi un settore strategico, all'avanguardia e che ci fornisce una percentuale modesta ma preziosa di idrocarburi (gas e petrolio), Proprio come sopra, non è che se lunedì 18 aprile vincono i Sì, queste "preziose" risorse vengono a mancare.  L'unica cosa che abolisce il referendum  è che le concessioni vengano prorogate senza nessun impegno rilevante da parte delle compagnie che le gestiscono.
Se a scadenza della concessione, valuteranno i giacimenti ancora sfruttabili, semplicemente dovranno ricontrattare con i concessionari (al momento le regioni) le condizioni per proseguire l'estrazione.
Il punto è che ad oggi quelle concessioni hanno fruttato allo Stato  molto meno di quanto fruttano ad altri (avendo noi royalties molto basse rispetto ad altri paesi)  e franchigie sulle quantità estraibili, che di fatto, fino ad oggi hanno lasciato alle compagnie concessionarie tutti i profitti e prefigurando una situazione nella quale resteranno sul groppone del pubblico tutti i costi di smaltimento ad estrazioni esaurite.

Certo la mia opinione è che comunque la vittoria del Sì sarebbe anche unutile segnale per spingere le strategie di uscita della dipendenza da idrocarburi, ma anche che così non fosse, credo che i motivi giuridici e tecnici per rimediare ad uno sciagurato emendamento del Governo, che istituisce concessioni pubbliche senza scadenza, siano più che sufficienti.

Quindi voi fate come credete ma, cortesemente, risparmiamoci le tiritere sul fatto che se non rinnoviamo queste concessioni da domani dovremo ricorrere a maggiori importazioni dall'estero (un tipo di argomento molto diffuso, che in quanto a serietà fa il paio con il cormorano impiastricciato di petrolio), o che stiamo danneggiando un settore strategico, perchè li obblighiamo a ridiscutere modi e condizioni di come si estraggono idrocarburi davanti alle nostre coste, quando la maggioranza delle attività del nostro settore petrolifero sono in alto mare, quando si tratta del "Mare Nostrum", oppure  all'estero, quindi non è dismettendo  piattaforme sottocosta a concessione terminata (alcune l'anno prossimo, molte fra molti anni) che potranno fare crollare questa decantata eccellenza del sistema industriale italiano.

Fate voi, ma se pensate di andare a votare, andateci presto, per essere di "stimolo" rispetto agli indecisi e fargli sapere che il quorum si può raggiungere (ovvero, possibilmente andate a votare prima del rilevamento ai seggi che si fa alle 12.00).
Se invece pensate di stare casa... beh, semplicemente vedete di cambiare idea, che ce ne sono ottimi motivi. 

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