Dopo Berlinguer, Langer e Ingrao non credo che ci saranno
altri leader politici la cui morte potrà muovermi a commozione, ma con
Casaleggio (e Grillo) ho un debito che è giusto onorare: senza il Movimento 5
Stelle di Carpi e la loro scelta (atipica)
di allearsi con Rifondazione Comunista nel 2009 , non sarei stato eletto in consiglio comunale,
per un’esperienza che nel bene o nel male, ritengo sia stata la mia principale
possibilità di esprimere il mio senso di appartenenza, civica prima che politica, alla mia città,
mettendolo in comune con quello di tanti altri.
Ora, per mettere subito in chiaro le cose, non sarò di
quelli che elogiano da morti coloro i quali non hanno mai apprezzato da vivi.
Ritengo le “visioni” di Casaleggio, come “Gaia”, il video
pubblicato in rete anni fa che preconizzava sconquassi mondiali risolti dall’avvento
della democrazia digitale, né più né meno che un temino da liceale “nerd”, così
come ritenevo e ritengo sbagliate molte delle decisioni prese dal duo
Caseleggio – Grillo circa l’organizzazione del M5S, specie dal 2012 in poi e
sbagliatissime le decisioni che seguirono all’elezione di Napolitano (e per
essere ancora più precisi alcune delle uscite successive, prima ancora che
sbagliate, le giudico ridicolmente imbarazzanti).
Per quanto riguarda poi i suoi orientamenti politici, non
posso che dichiararmi soddisfatto di sapere che fortunatamente, al dunque, gli
eletti e la base del M5S in qualche occasione si sono dimostrati migliori dei
loro leader (la campagna per il diritto di cittadinanza dei figli di stranieri
nati in Italia e quella sul reato di clandestinità, ad esempio).
Detto questo, per gli snob di sinistra con la
puzza sotto il naso (categoria alla quale appartengo), pronti a fare l’esame di
“sinistrosità” a chiunque gli si avvicini, facendosi poi tutto il male
possibile fra di loro alla vigilia di ogni elezione popolare, con una capacità
di mobilitazione che ormai equivale a quella di una bocciofila, sarà il caso di segnarsi un paio di appunti
del perché e percome, l’opposizione al berlusconismo prima e al renzismo oggi,
non la guidiamo “noi”, ma un movimento creato da un comico e da un
pubblicitario .
Nonostante i limiti culturali e politici, la fola del “né di
destra né di sinistra”, che di per sé non vuol dire nulla, oggettivamente l’intuizione
del duo Grillo Casaleggio di usare la rete per mobilitare quel po’ di popolo
italiano non del tutto assopito ed assuefatto dal populismo del potere (che si
tratti della versione berlusconiana prima o di quella renziana oggi) fu vincente
e “utile” e nei suoi esordi (qualcuno ricorda le leggi di iniziative popolare,
del periodo 2007-2008 se non ricordo male? Beh, in quel periodo in cui la
pseudo opposizione del PD si distingueva per palle perse e irrilevanza, io ricordo quelle proposte di legge come l’esempio
più concreto di opposizione popolare alla deriva del centrodestra nostrano ).
Checchè se ne dica (e ne abbia detto anche io dei suoi
leader), furono loro a spingere parecchi cittadini a cercare di riprendersi il
controllo delle loro istituzioni.
Negli incontri promossi dai primi attivisti, si studiavano
temi, si affrontavano atti delle amministrazioni pubbliche, e lo si faceva
tanto di persona come in rete. Perché ci riuscissero loro (e ci riescano
ancora) e molto meno le varie organizzazioni di sinistra-sinistra è il vero
tema che ci riguarda da vicino, che ha a che fare con quella che secondo me è
la questione centrale, quando ci si presenta al gioco democratico delle
elezioni: la credibilità, e se Rifondazione Comunista scontava l’impossibilità
di far superare il pregiudizio idelogico nei propri confronti (ovvero se non
sei comunista, perché dovresti votare negli anni duemila un partito
comunista?), le altre formazioni (i Verdi che in quegli anni facevano risultati
a due cifre in tutta Europa, oggi SEL), come potevano essere credibili per l’elettorato
in cerca di alternativa, quando per così tanto avevano partecipato alla
spartizione del potere, spesso rinunciando ad ogni coerenza , in cambio di due
posti di sottogoverno?
E così, mentre in Grecia si organizzava Siryza, in Spagna
Podemos e oggi in Germania riprendono appunto fiato i Verdi, tutte formazione
con molti temi in comune con il M5S, nonostante le sparate bizzarre, le
polemiche e gli insulti inutili lanciati dal blog di Grillo (proprietà di
Casaleggio, sede ufficiale del Movimento), la scelta becera di schieramento nel
Parlamento Europeo e qualsiasi altra pecca si possa trovare nella gestione del
M5S di questi anni, resta il fatto che quel Movimento è stato comunque un
successo di mobilitazione popolare, dentro la quale si nascondono anche pulsioni
populiste e qualunquiste deprecabili, ma che nella sostanza della proposta
politica ha occupato in gran parte gli spazi e i temi che sono usati da
movimenti ecologisti e di sinistra nel resto d’Europa: reddito di cittadinanza,
difesa dell’ambiente, controllo dei
servizi pubblici da parte delel comunità locali, volenti o nolenti sono tutti
temi “nostri” (ovvero di una sinistra appena decente), che in questo paese, possono
aspirare a diventare maggioranza politica solo grazie al M5S (specie se a
sinistra del PD continueremo ad oscillare tra priapismo organizzativo o
reggipanza del partitone).
Quindi, nel giorno della sua morte, con tutto il rispetto
del caso ma con tutta la lontananza politica e umana immaginabile, e rimanendo
convinto che proprio la gestione Grillo-Caseleggio dal 2012 in poi sia stato il
primo ostacolo alla crescita del Movimento, non si può non riconoscere che comunque
Casaleggio quel movimento lo ha creato, mettendo in moto milioni di cittadini e
non senza qualche ragione, sui temi che in teoria erano (e sono) anche “nostri”.
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