Zerocalcare al Kalinka - Giliberti: la resistenza di Kobane, l'alternativa del Rojawa

Iniziativa di Sinistra Ecologia e Libertà (vabbè, nessuno è perfetto) più che riuscita eri sera al Kalinka, tanto che hanno dovuto prendere in prestito la più capiente sala sottostante del circolo Giliberti (in pratica c'era tutto l'equivalente dell'elettorato di SEL alle ultime amministrative..,) con Zerocalcare che presentava il suo Kobane Calling, ovvero la storia dei suoi viaggi fra Turchia e Rojawa (la zona del Kurdistan siriano, che resiste al delirio guerrafondaio tra turchi, ISIS, siriani, americani, russi e chi più ne ha più ne metta in quella zona.

Quello che mi porto a casa, dal racconto modesto al limite dell'umiltà, condito da molta ironia e con molto disincanto di Zerocalcare, è la conferma delle tante notizie raccolte in giro, ovvero che in effetti, in quel caos sanguinario che è il Medio Oriente, tra guerre infinite, ingerenze internazionali, movimenti fondamentalisti alimentati ad hoc dall'Occidente e dai "nostri" alleati in zona, esiste un popolo in grado di affermare un'idea di organizzazione democratica, giustizia sociale e uguaglianza di genere.

Zerocalcare ce lo ha raccontato scremando la storia della sua esperienza da ogni esaltazione retorica, continuando a ricordarci di non essere il portatore di verità assolute ma di un punto di vista, personale e limitato,  che ogni volta deve essere messo alla prova dei fatti, ma alla fine il quadro che ne emerge è che, sì, si può fare, si può concepire un'organizzazione sociale laica e democratica in quel pezzo di mondo.
Lo si può fare sulla base di scelte politiche e di lotta che risalgono a diversi decenni indietro per il popolo curdo, lo si può fare perchè partono da un'ideologia di liberazione marxista, costantemente e correttamente reinterpretata, lo si può fare perchè il "salire sui monti" delle donne e degli uomini curdi, ricorda da vicino la vicenda dei nostri Partigiani, ovvero si sceglie la resistenza armata come strumento di sopravvivenza e di liberazione, con l'obiettivo di una vita "normale", se non per loro almeno per la generazione che li seguirà, e non per sete di sterminio del "diverso".

Il Kurdistan che si cerca di costruire partendo dall'autodeterminazione del popolo del Rojawa e dalle lotte del PKK turco, è uno stato laico, non etnico, a forte prevalenza municipale, con cariche rappresentative sempre "doppi" per l'eguale rappresentanza di uomini e donne e con un'attenzione particolare anche alla sostenibilità ambientale (che si traduce in atti concreti rispetto ad esempio alla scelta di ridurre lo sfruttamento dei pozzi petroliferi esistenti allo stretto necessario per finanziare la resistenza armata e i servizi pubblici).

Utopia concreta e in continuo sviluppo, che impara dai propri errori e sempre si rimette in discussione, è difficile dire quante chances di sopravvivenza abbia in quella fetta di mondo, circondata da forze incredibilmente più potenti, ma di sicuro ha dalla sua la potenza di un modello che dovrebbe richiamare l'attenzione e la solidarietà di tutti i sinceri democratici nel resto del mondo e in particolare dalle "sinistre" europee che da quell'esperienza avrebbero molto da imparare, anche in termini di elaborazione teorica.

Zerocalcare ce l'ha raccontata in una sera, dal su punto di vista, SEL di Carpi ha tenuto il filo fra questa serata e l'iniziativa concreta di solidarietà con i giovani guerriglieri curdi ricoverati al Ramazzini, di cui abbiamo scritto in altre occasioni.
Una serata di buona Politica (ma anche di arte e altre passioni), interessante e anche divertente, vista la natura dell'ospite,  al di là delle singole opinioni e schieramenti su tutto il resto della politica locale ed italiana.
Chapeau.

La foto è di Luca Ghelfi, rubata dalla pagina FB dell'assessore Cesare Galantini. Se si adombrano gliela ridò...



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