Quando nel 2013 fu chiaro che la candidatura a Sindaco di
Alberto Bellelli non avrebbe avuto rivali interni di rilievo, in termini di
consenso all’interno dell’apparato, la cosa fu comunque accolta positivamente
anche da molti ambienti esterni al partito: Bellelli , all’epoca era dotato di
un sorta di aurea positiva, derivante da indole piaciona e da una capacità
comunicativa che lo rendeva "simpatico".
Fatto sta che, seppure oggettivamente non vi fosse alcun
segnale di rinnovamento o cambiamento concreto dal punto di vista dell’impostazione
amministrativa, i più sentirono comunque una sorta di “vibrazione positiva”, in
quella che era meramente una successione dopo le giunte Campedelli, prevista dal giorno in cui Bellelli
era diventato assessore.
Nel caso fossero rimasti dubbi, oggi sulla questione AIMAG,
Bellelli invece chiarisce qual è il vero volto della sua amministrazione
ovvero, come al solito, il classico bullismo da maggioranza.
Riassumiamo brevemente: in vista del procedere, lento e
carsico, ma comunque procedere, delle trattative per la cessione di AIMAG ad
HERA, si è ricomposto un fronte referendario, che già nel 2008 aveva promosso
il primo referendum comunale, contro la prima (sciagurata) delibera che cedeva il
25% delle azioni della nostra ex municipalizzata ad HERA, che da 9 anni intasca gli utili pagati con le
nostre bollette, senza che AIMAG, come azienda, abbia mai visto nessuna delle
mirabolanti “sinergie” previste nel piano aziendale presentato all'epoca per indorare la pillola (o la supposta).
Il comitato
carpigiano per l’Acqua Pubblica decide quindi di ritentare la carta del referendum, a
9 anni di distanza, avendo dalla sua la prova provata che le fusioni di ex municipalizzate
sono funzionali solo a chi detiene in mano le leve finanziarie delle mega
multiutilities, e del fatto che questa volta non si tratterebbe di una cessione
parziale, ma della cessione finale, nel
rispetto di “patti” che la dirigenza di HERA continua a rivendicare verso l’amministrazione
carpigiana (noti solo a loro).
Tralasciamo il merito della questione e veniamo ad una
questione di metodo, indicativa della deriva “bullista” della giunta Bellelli:
per indire un referendum servono le firme, le firme devono essere convalidate
da un notaio o da un pubblico ufficiale. In tutte le elezioni e referendum
nazionali a cui avete partecipato, quelle raccolte di firme erano normalmente
convalidate da consiglieri comunali, che possono prestare la loro opera
gratuitamente.
Per una “distrazione” nella redazione del regolamento comunale,
l’unica cosa che non possono fare i consiglieri comunali è, paradosso dei paradossi,
convalidare le firme per la richiesta di
referendum comunali.
La cosa è ovviamente senza logica e viene prontamente
segnalata già nell’autunno scorso a Sindaco e Consiglio e qua comincia il “bullismo
regolamentare” della maggioranza per una modifica che richiederebbe meno di
cinque minuti con un voto consiliare, per correggere quella che a parole tutti
riconoscono come “stortura”.
Davanti all’evidente refuso del regolamento comunale, la
maggioranza prima invocò la necessità di un parere legale dalla Regione, che
però non chiederà mai, lo faranno invece i cittadini del Comitato, ottenendo un
parere favorevole da parte del Difensore Civico Regionale, che per altro invita
l’amministrazione ad agevolare la partecipazione dei cittadini.
Davanti a questo risultato, il Comitato chiede al Sindaco di
procedere alla modifica regolamentaria, prima di dare via alla raccolta delle
firme (ce ne vogliono 2000 per un referendum comunale).
In modo del tutto assurdo, immotivato, se non appunto da una
dichiarata volontà di ostacolare il percorso referendario, Sindaco e maggioranza negano questa possibilità; i
consiglieri comunali che volessero convalidare le firme ai classici banchetti,
non potranno farlo, obbligando gli organizzatori a dover “elemosinare” la disponibilità
di dipendenti comunali autorizzati alla convalida, a fare, si suppone in orario
di lavoro, quello che i consiglieri hanno sempre fatto volontariamente.
A mio modesto parere si tratta di una decisione vile e
ottusa.
Decisione vile, perché non c’è niente di più triste specie
per un Sindaco che gode della maggioranza assoluta dei consensi, che nascondersi
dietro ai tecnicismi per ostacolare una prova di democrazia e partecipazione,
tanto più quando il “tecnicismo” è universalmente riconosciuto come
semplicemente sbagliato e illogico.
Ottusa, perché non capisce che così facendo , erge un
ulteriore muro di incomunicabilità fra il partito che lo sostiene e un pezzo di cittadinanza
che chiede solo di potersi esprimere su una questione dirimente per la vita della
nostra comunità.
Viste le alte
probabilità che il partitone riesca a convincere la maggioranza degli elettori
carpigiani a stare a casa anche stavolta, rendendo nullo il risultato
referendario, fare buon viso alle richieste del Comitato, gli avrebbe giovato
in termini di popolarità e capacità di confronto, oggi invece definitivamente
perse.
Un caso sintomatico di bullismo dei forti, che detengono il
potere, e che trattano con disprezzo le istanze di chi potere non ha e che,
come tutti i bullismi, ci dice molto delle insicurezze che devono attanagliare
il Sindaco, incapace sin qui di dare una propria impronta amministrativa alla
città, se deve ricorrere a questi
mezzucci per ostacolare un’iniziativa referendaria.
Se il Comitato riuscirà a raggiungere, nonostante l’ostracismo
miope di Bellelli e del partitone carpigiano, le 2000 firme, per Bellelli sarà
già una sconfitta, che poteva tranquillamente risparmiarsi, affrontando la
questione a viso aperto, senza nascondersi dietro cortine fumogene
regolamentarie.
Motivo in più per andare a firmare per la proposta del Comitato
Acqua Pubblica di Carpi, lo si può fare all’ufficio elettorale, al QuiCittà,
negli orari di apertura, e nei banchetti organizzati dal Comitato o dai gruppi
consiliari che sostengono la proposta (se verrà permesso a qualche dipendente
comunale autorizzato di essere presente in piazza).
P.S. : Da notare il silenzio assordante della cosiddetta “sinistra” in giunta (ex SEL,
oggi forse SI, domani magari MDP), dove l’assessore Galantini fa, ancora più
vilmente di Bellelli, il pesce in barile sulla questione,
Come si sa, per certa politica, tira più un pelo di poltrona
che un carro di buoi.
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