Caro Pippo,
(scusa il tu anche se non ci conosciamo, ma nonostante età e storie diverse, ti sento
compagno, ed essendo all’antica, tra compagni ci si da del tu).
Sento la necessità di scriverti per sciogliere un dilemma
che mi attanaglia, ovvero se buttarmi nell’ennesima prova di fiducia e
appartenenza ad un’organizzazione politica oppure no, dopo avere a lungo peregrinato per altre esperienze
(FGCI, segretario della Sinistra Giovanile Comunale a Carpi agli esordi del
PDS, mollati nel 98 per incompatibilità programmatica, iscritto ai Verdi nei
primi anni duemila entrato in sinistra Democratica nel 2008, candidato nel 2009
a Sindaco dall’unica coalizione mai fatta dal M5S insieme con Rifondazione
Comunista nel 2009, entrato nel M5S nel 2010 e uscito da questo e dimessomi da
consigliere comunale nel 2013, nel 2014 fui fra i promotori di una lista civica
di sinistra, anche in questo caso in opposizione al partitone, oltre che
ovviamente, come sempre, alle destre).
Tutto il percorso è documentato nel blog che vedi nei link,
ma giusto per non tediarti oltre ti dico subito che, benchè cittadino “normale”
(professionista a partita IVA, famiglia con due figli, mutuo da pagare, pigro
ecologista, sempre bollato come “estremista” anche se non sono mai entrato in
un Centro Sociale e non ho mai tirato un sanpietrino in vita mia),
ho sempre ritenuto giusto partecipare, anche in misura minima, alla vita
politica del mio paese, cercando testardamente di trovare un’organizzazione che
mettese coerenza tra valori esibiti e
pratica politica.
Dopo l’ultima esperienza stavo per darci definitivamente a
mucchio, quando ho scorto (dopo avervi osservato per un bel po’) qualche
possibilità di trovare di nuovo “casa” politica, in Possibile.
Nonostante su di te, quando eri nel PD, scrivessi cose
tremende, negli infiniti dibattiti sui socia con i miei ex compagni del
partitone (che rimane la prima e formante esperienza politica della mia vita), devo
riconoscere che da quando ne sei uscito non ne hai sbagliata una e il movimento pareva imbastito bene, per metodo
e merito.
Oddio, il Patto Repubblicano mi pare un po’ datato e non mi pare il caso che un documento
fondativo di un’organizzazione politica, si identifichi con un modello
elettorale, ma diciamo che è un po’ il pegno pagato al periodo in cui
evidentemente è stato scritto e si poteva comunque tirare avanti.
Di voi mi sono piaciute l’organizzazione effettivamente
orizzontale, il manifestarsi concretamente autonomi anche in molte esperienze
locali rispetto al PD, le campagne che avete sostenuto in questo ultimo anno e
il 99% delle proposte uscite dalle vostre assemblee di Parma e Roma.
Insomma, ero (sono?) lì lì dal fare la tessera, come mero atto
di fiducia e speranza a inizio anno, poi
anche più convintamente in queste settimane, ne parlavo giusto a cena con la mia compagna qualche
giorno fa, niente più che un atto simbolico di sostegno, intendiamoci, visto che in quanto a impegno politico mi
sento di aver già dato e per i casi della vita, in questa stagione nulla potrei
di più, però l’idea di poter dire che ancora una volta, mi identificavo in un
progetto politico, provare ancora la sensazione di condividere valori e
programmi con altri, ecco, la cosa mi stuzzicava parecchio. Poi tu tiri fuori questa cosa del “Listone da
Boccia a Che Guevare”, e a me si sfrantumano gli zebedei come manco Will Coyote
quando gli scoppia in mano la cassa di dinamite in teoria destinata ad altri.
Cioè avete fatto tutta ‘sta strada fino qua, fuori dal
partitone, per ritrovarvi con Boccia, D’Alema
e Bersani? Prima ancora di mettersi a parlare del “per cosa” mettersi insieme (antirenzisimo a
parte)?
Allora, visto che l’ho già fatta lunga, lascia che ti dica
qualcosa da elettore/attivista di sinistra a riguardo.
Io (e molti altri come me, negli anni, qua in Emilia) sono uscito dal partitone per scelte etiche e programmatiche
(dalla TAV emiliana, alle questioni urbanistiche, dalle lotte contro gli
inceneritori a quelle per mantenere il controllo pubblico sui servizi locali, dalla
guerra in Kossovo alla richiesta della riduzione delle spese militari, contro
la precarietà del mondo del lavoro introdotta dalla riforma Treu e che
modestamente ho avuto modo di interpretare in quasi tutte le forme contrattuali
congegnate…) .
Scelte etiche e programmatiche del tutto attribuibili a quella classe
dirigente che, dalla fine degli anni 90, dopo avere arato e seminato il terreno
per la rapida e rigogliosa crescita del renzismo, oggi esce dal PD perché Renzi
e i renzisti sanno di non aver bisogno di loro.
Non solo: elettoralmente, almeno qua da noi, al massimo
riprenderanno il posto che era di SEL nel fare da foglia di fico di sinistra
nelle giunte del partitone (con risultati ben sotto il 3%).
Non capisco perché, dopo tanto buon lavoro che
avete fatto, vi andreste a sputtanare con un richiamo all’ammucchiata pur che
sia contro Renzi, e mi stupisco che manco capiate che dal punto di vista
elettorale non pagherà.
Visto che però ho la testa dura, mi sbaglio spesso e comunque son bravo a coltivare i miei dubbi, facciamo così: io sospendo la decisione ancora un
paio di settimane, vediamo se queste righe riescono ad arrivarti e se hai due
minuti per darmi una risposta, diciamo che se rispondi bene, e se perlomeno
rimandiamo i discorsi di schieramenti elettorali a quando avremo (avrete)
deciso su “cosa” fare alleanze, prima che porvi il problema di “con chi” farle.
Insomma, ti metto sul tavolo la mia modesta quota
associativa e il mio modesto 2 per mille, basta che tu mi garantisca che non
dovrò tornarmi a trovare Bersani e D’Alema fra i piedi (apprezza l'eufemismo), dopo averci fatto
opposizione per quindici anni (capisco che per te siano meno e il problema sia
solo il PD renziano, ma ti assicuro, il partitone era già un problema anche
quando ci stavi ancora dentro tu).
Nulla di grave in caso contrario: al massimo mi ridurrò ad accontentarmi a votare il “meno
peggio” a seconda dei casi, ancora per qualche volta ("meno peggio" che comunque non contempla l’opzione D’Alema-Bersani),
prima di sparire definitivamente insieme a tanti altri nell’area del non voto.
Vedi tu e comunque stammi bene.
Lorenzo Paluan
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