Referendum AIMAG: in 9 anni i contrari alla fusione con HERA sono raddoppiati

In termini assoluti, il risultato del referendum carpigiano appare come un insuccesso per i proponenti, nonostante il generosissimo impegno degli attivisti del Comitato Acqua Pubblica, mobilitati per mesi tra campagna per la raccolta delle firme e campagna referendaria vera e propria.

Affluenza ferma al 23%, 14000 Sì e una manciata di No (ai quali va riconosciuto almeno il senso civico di aver espresso la propria posizione).

Di primo acchito il risultato suona deprimente e potrebbe far gonfiare il petto agli esponenti locali del PD, che tanto hanno fatto per mettere la sordina a questa occasione di partecipazione diretta e democratica, da parte della cittadinanza, su un tema di notevole rilevanza e nel chiuso delle loro case (perchè chi non partecipa, sicuramente non può manco permettersi di festeggiare una "vittoria" in pubblico), qualche amministratore PD oggi stapperà bottiglie di spumante e qualcuno a Bologna si sfregherà le mani pensando che ora la strada sia spianata per gli appetiti di HERA

Di mio, faccio sommessamente presente due elementi.

Il primo è che  rispetto al referendum del 2008, i votanti contrari alla fusione di AIMAG con HERA sono quasi raddoppiati,  mentre coloro che sentivano come doveroso sostenere pubblicamente la posizione dell'amministrazione andando a votare NO, sono scomparsi (da 5000 a circa 300).

Il secondo: i 14000 Sì raccolti dal Comitato Acqua Pubblica sono maggiori dei consensi raccolti dalle liste politiche che si sono presentati alle ultime amministrative e che avevano dichiarato il loro appoggio alla campagna per il Sì.

Tenuto conto della ormai assodata tendenza degli elettori a partecipare meno ai referendum (anche nazionali) che alle competizioni elettorali, della scarsa visibilità di questo referendum comunale per degli ostacoli burocratici frapposti dall'amministrazione, tra raccolta delle firme e scelta della data per il voto, tenuto conto dell'aumentata "volatilità" dell'elettorato rispetto anche solo a cinque anni fa, ma soprattutto tenuto conto che a forza di giocare con la scarsa partecipazione, a volte si rischia di bruciarsi le dita (vedi Novi e Vignola), fossi nel Sindaco Bellelli, nei suoi sodali di giunta e di partito (che di voti nel 2014 ne raccolsero 21000), di bottiglie non ne stapperei troppe.

Se non terrà conto dell'opinione di così tanti carpigiani, millantando come "propri" i molti di più che sono rimasti a casa, ma fra i quali si deve contare ormai un astensionismo "fisiologico" (per me patologico) che balla intorno al 30%, magari nel 2019 potrà anche riuscire a farsi rieleggere, ma lo farà su un deserto dal punto di vista civico (e civile).

Come cittadino che ha esposto pubblicamente la propria opinione su queto tema in questi mesi, mi dichiaro francamente deluso dal risultato (anche se non mi sarei mai neanche sognato che avremmo raggiunto il quorum, ma francamente mi aspettavo una risposta migliore da parte dei carpigiani).

Soprattutto aumenta la sensazione di irrecuperabile distanza nel vedere il partito che una volta fu anche il mio, e  che ancora oggi può vantare una maggioranza assoluta di consensi fra i votanti, sottrarsi al confronto e invitare i propri elettori a stare a casa, in una competizione che avrebbe dovuto affrontare con il coraggio delle proprie idee e non con l'opportunismo di sommare la propria astensione con quella di chi magari da anni ha rinunciato al dovere civico del voto. 

Chi si è invece speso senza sosta e disinteressatamente nella campagna referendaria, può comunque rivendicare di avere acceso un faro, su una manovra che altrimenti sarebbe passata sotto silenzio, nonostante la partita dei servizi pubblici locali sia uno dei temi fondamentali per la qualità della nostra vita e della nostra democrazia e che con quei 14000 consensi raccolti, rappresentano comunque un importante segnale per chi amministra questa città.
A loro va, ancora una volta, il mio sentito ringraziamento.

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