AIMAG: azionariato popolare "de chè"?

A due mesi dal referendum comunale che ha escluso la possibilità che AIAMG venga “ingoiata” da HERA,  e che in qualche modo avrebbe dovuto rimettere in moto la discussione sul futuro della nostra multiutility, il dibattito fra i sindaci soci di AIMAG pare di nuovo essersi arenata.

 A pochi giorni dal voto, in realtà, c’era stato quello che pareva un interessante avvio di discussione con la mozione approvata dal patto di sindacato  costituito dai sindaci soci di AIMAG che detengono il 65% delle azioni, che fra i possibili scenari citava anche quello “idealmente” più evocativo per i movimenti dell’acqua pubblica e comitati referendari, dal 2009 in poi, ovvero l’ipotesi dell’azionariato popolare.
Da allora però tutto tace e forse sarebbe il caso che a questo punto, qualcuno riprendesse in mano la questione, non lasciasse che l’azionariato popolare (ovvero la proprietà diffusa fra i cittadini di almeno una parte delle azioni AIMAG) restasse un’etichetta buona per la propaganda o per il catalogo dei buoni propositi, mai attuati.
Per chi di finanza e partecipazioni azionarie ne capisce poco come il sottoscritto, se si vede un gruppo di sindaci sventolare il concetto di “azionariato popolare”, ci si aspetta anche che poi lo si “sostanzi” con un "come", un "quando" e anche un "quanto".

Per non saper né leggere né scrivere, se il problema è quello di rafforzare le dimensioni finanziarie di AIMAG per poter partecipare alle famigerate gare per il gas, al profano finanziario potrebbe venire in mente che, magari, si potrebbe pensare di aumentare il capitale sociale di AIMAG, dando la possibilità ai cittadini dei territori serviti di acquistare azioni, che viste le divisioni degli utili fatte per i comuni e per HERA negli ultimi anni, dovrebbero costituire una forma di risparmio interessante anche per piccoli risparmiatori.
AIMAG potrebbe rastrellare qualche milione di capitale sociale, i cittadini e gli utenti avrebbero uno strumento aggiuntivo per interessarsi dei destini della propria ex municipalizzata, magari potendo eleggere un paio di componenti del CdA.
Per evitare che ci fossero posizioni prevalenti, si potrebbe inserire un massimo di azioni acquistabili per persona fisica e giuridica.

Gli esperti di assetti societari e finanza potranno certo sbizzarirsi con proposte e valutazioni ben più tecnicamente fondate, quel che non si può fare è lasciare che la questione di nuovo scompaia dai radar del dibattito pubblico, mentre quelli “che sanno” preparano le loro ricette per AIMAG, nelle segrete stanze.

A questo punto sarebbe bene che le forze presenti in consiglio comunale e in giunta, che sostennero il referendum di settembre, e il Comitato per l’Acqua Pubblica, provassero a stanare i Sindaci del patto di sindacato e si facessero dire pubblicamente, che cosa intendessero dire citando l’azionariato popolare nella loro mozione del settembre scorso, giusto per essere sicuri che non sia un’altra di quelle etichette rubate ai vari movimenti, buone per la propaganda, e poi svuotate di significato (un po’ come succede al “consumo di suolo zero” blaterato in campagna elettorale, mentre ci si prepara ad asfaltare mezza campagna di Santa Croce, dopo averci regalato un giro di nuovi super e ipermercati sparsi per vari lotti del vecchio PRG, tanto per dire).

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