Non c’è
nulla da fare, giocare con i numeri della politica, per chi soffre di
pericolose deviazioni comportamentali e sindromi antisociali come le mie, resta
un richiamo irresistibile, quindi ecco qua l’edizione 2018 in salsa o meglio mostarda
carpigiana (che, per inciso, a me non piace).
Potere al Popolo: manca sia l’uno che l’altro.
Nella
maratone notturna del buon Mentana, a tarda ora, si è vista una Viola Carofalo
festeggiare in un ristorante napoletano per un risultato che lei e i militanti
dell’OPG ritengono importante.
Sarà e ne
hanno tutto il diritto, ma da loro elettore, sommessamente faccio notare che se
si decide di partecipare ad un’elezione, con un risultato come quello ottenuto,
al massimo ci fai la birra (e pare che di birra ne girasse parecchia, da quelle
parti ieri sera).
Si
sbertucciava il risultato di Rivoluzione Civile di Ingroia del 2013, e
nonostante una campagna elettorale infinitamente più partecipata di allora, la
lista si ritrova senza popolo a cui affidare qualsivoglia potere.
Possimo
metterci tutte le attenuanti del caso, ma la cosa è innegabile.
In quel di
Carpi poi risultiamo pure più bassi della media nazionale, per la Camera sono meno di 350 i voti, peggior
risultato di sempre per le liste collocate a sinistra e in opposizione al
partitone.
Inutile
fustigarsi o cercare le cause nel poco tempo e nell’impossibilità di apparire
sui media: semplicemente “il popolo” ha ritenuto che una lista del genere non
servisse e, a mio modesto parere, un risultato del genere non lascia margini
per poter costruire alcunchè di credibile per le prossime amministrative, sicuramente
non in un solo anno.
Non credo ci
siano stati errori di metodo e in politica non ci possono essere errori di
contenuti, nel senso che il programma nato dalle famose 150 assemblee sparse
per l’Italia era esattamente quello che gli attivisti di PaP e i loro elettori volevano.
Molto
semplicemente, bisogna prendere atto che erano istanze che interessavano giusto
quei pochi, come il sottoscritto, che credono che la giustizia sociale “correttamente
intesa” debba giocare un ruolo nell’elaborazione di una proposta politica.
Nulla di
sbagliato, quindi, nella scelta di andare avanti dopo il fallimento dell’ipotesi
unitaria del Brancaccio, ma evidentemente siamo una esigua minoranza che parla
una lingua incomprensibile per i più, dicendo cose che per forma o contenuti,
interessano solo noi. Detto questo, io gli altri con il caxxo che li voto (tiè!).
Il partitone non è più “one”
Seimila voti
scarsi in meno rispetto alle politiche del 2013, seimila abbondanti rispetto
alle europee, questa volta la botta si è sentita davvero. Un consenso ridotto
al 33% all’ex partitone qualche anno fa qua sarebbe suonato come una bestemmia,
ma questo è.
Passa la
Lorenzin, e la cosa potrebbe sembrare paradossale, che uno dei pochissimi
collegi “rossi”, finisca in mano all’ex coordinatrice di Forza Italia, alla
guida di una lista che rappresenta forse lo 0,5% dell’elttorato. Poco più a
nord, nel collegio che comprende anche Novi, non passa Stefano Vaccari, travolto
dall’avanzata leghista nel ferrarese. Per l’ultimo segretario della FGCI
provinciale di Modena (correva l’anno 1989), non è bastata la messa a fianco della
Lorenzin per San Geminiamo per ritrovare la grazia di uno scranno e si crea
così un nuovo ed ulteriore problema di ricollocamento per la federazione del PD
modenese.
Il M5S raddoppia
Sicuramente
un successo per il M5S,. che guadagna 7 punti rispetto alle politiche del 2013
e raddoppia rispetto alle amministrative del 2014. Nessun collegio per loro,
che a Carpi candidavano “attivisti”, quindi in un certo senso persone poco
conosciute, ma il colpaccio non riesce neanche nel collegio poco più a nord al
parlamentare uscenti Vittorio Ferraresi (che dovrebbe essere recuperato al
proporzionale, se ho visto bene)
Liberi e Uguali (a prima)
Al momento
dell’uscita di MDP dal PD (i bersanian-dalemiani), scrissi che l’operazioneavrebbe avuto poco successo a Carpi, il cui elettore medio del PCI (quello vero), mal digerisce scissioni e affini.
Alla fine
LeU si porta a casa giusto 800 voti in più di quelli avuti da SEL alle
politiche del 2013. 800 voti sui 6000 persi dal partitone, basta questo per
dire del successo dell’operazione, tenuto conto che i leader nazionali erano
ogni giorno in uno qualsiasi dei talk show televisivi, che esibivano
addirittura la seconda e terza carica dello Stato in un'unica lista, e che
hanno speso una paccata di soldi già prima della campagna elettorale ufficiale,
praticamente unici, in una campagna fatta di affissioni pubblicitarie grandi e
piccole, che manco il SIlviodei tempi d'oro poteva permettersi.
Certo se
riuscirà a tenere questo risultato (e se riusciranno a stare insieme) anche tra
un anno, per la prima volta da quando esiste l’elezione diretta del Sindaco, potrebbe
esserci un consigliere a “sinistra” del PDS-DS-PD nell’alleanza di centrosinistra
a Carpi, ma che sia poi distinguibile da quanto il partitone proponga in termini
di amministrazione comunale, questo è tutto un altro paio di maniche.
A destra (in fondo a..)
Va bon , son
cresciuti, ovviamente soprattutto grazie alla Lega, ma quella coalizione lì a
Carpi faceva più del 30% nel 2009 e non mi pare che ci siano ancora tornati e
soprattutto non sembrano in grado di esprimere nessun esponente credibile per
il territorio, anche in chiave prossime elezioni amministrative.
E quindi?
E quindi…
niente.
Nel senso
che così stando le cose, e fatte le dovute differenze, tra elezioni politiche e
amministrative, chiunque creda che Carpi sia diventata “scalabile” per le
elezioni comunali del 2019, secondo me si illude, sostanzialmente per due
motivi.
Il primo è
la perdurante assenza all’orizzonte di un candidato sindaco sufficientemente
forte e credibile da presentare da parte di qualunque degli schieramenti
opposti al (ex)partitone
Il secondo è
che tutti i contendenti sono vittime di sindromi da autosufficienza, per cui il
M5S va da solo perché sì, il centrodestra sta insieme obtorto collo, ma
comunque non sfonda il 30% dei consensi e in un secondo ipotetico doppio turno,
sarebbe invotabile per gli elettori M5S (anche se potrebbe pescare qualcosa dai
civici di CarpiFutura) e Carpifutura non potrà più godere del vantaggio di un
centrodestra in crisi di consensi come quattro anni fa (con la Lega al 3%,
tanto per intenderci) e un M4S ancora non “maturo” come oggi e comunque
alleandosi a liste di partito perderebbe appunto quel carattere di “civismo”,
che ha reso la lista votabile anche da molti elettori del PD a livello
nazionale, ma un po’ stanchini dell’eterno gestire delle cose comunali da parte
del (ex)partitone.
Ben che vada
(per loro) potrebbero obbligare Bellelli al secondo turno, ma non ci
scommetterei troppo.
A meno che…
A meno che,
se vogliamo andare di fantapolitica, la crisi nazionale del PD non si trasformi
in un ulteriore frattura, che a quel punto lascerebbe la sua ala più renziana libera
di tentare strade “à la Macron”, e allora potremmo addirittura vedere un duello
Bellelli (finalmente libero di non dover far più finta di essere renziano),
spalleggiato dai suoi vecchi compagni bersaniani e il suo vicesindaco Morelli,
che potrebbe mettere su un fronte moderato pescando da Carpifutura e magari
pure Forza Italia sotto mentite spoglie.
Ipotesi
surreale ma che secondo me non dispiacerebbe a molte di quelle associazioni di
categoria e altri circoli imprenditoriali e benpensanti, con l’idea di
modernità e sviluppo ferma agli anni 90, che si attaglia perfettamente alla
figura del nostro vicesindaco e assessore alle feste che, come descritto inaltre parti, dato l’esaurirsi del suo secondo mandato da assessore e la sua
trombatura nelle candidature per le politiche, rischia un'inevitabile uscita
dalla scena almeno per i prossimi cinque anni (se non definitiva e salvo deroghe).
Ecco, in
quel caso, anche in assenza di candidati sindaco credibili per l’elettorato
carpigiano, pure il M5S potrebbe pensare di potersela giocare al ballottaggio.
Qualunque
sia lo scenario, do per certo che spazio per un lista civica dichiaratamente di
sinistra come quella di Carpi Bene Comune nel 2014, non ce ne sarà (e non ce ne
sarà, temo, ancora per molto).
Si accettano
scommesse (cioè, al massimo un caffè e sempre che i lettori non siano più dei
soliti famigerati quattro).
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