Va bene le colpe della sinistra, ma se invece fosse che semplicemente alle "masse" non gliene frega un cazzo?
Dopo un ricco momento conviviale, nei fumi della digestione di un pasto ipercalorico e abbondantemente innaffiato di lambrusco, ritardando saggiamente il momento di coricarmi, mi sono imbattuto in un post di Matteo Pucciarelli, che avevo avuto modo di conoscere qualche anno fa per una bella iniziativa di presentazione di un paio di suoi saggi a Modena, e che trovo giornalista brillante e mi è venuto da rispondergli.
Date le circostanze la risposta è venuta particolarmente e inutilmente lunga e verbosa, ovvero il classico pippone socio politico che sta giusto bene qua su un blog e che mi pareva ingiusto perdere nel flusso perenne dei social (tanto più che annebbiato dall'alcool, chissà se l'avrei mai ritrovato) e quindi eccolo qua.
Caro Matteo, stavolta non sono d'accordo.
Sì, io mi ricordo, nel mio piccolo, di essermi impegnato nella mia città, per dire alcune cose, semplici, immediate, concrete, che avessero a che fare con la gestione quotidiana della nostra comunità, con i problemi della crisi (che forse 10 anni fa mordeva anche più di ora, o forse semplicemente adesso ci siamo più assuefatti).
Ed ho provato a farlo rinunciando ad attaccamento ad ogni bandiera, (ma non ad ogni valore), mettendo sul campo con chi ci voleva stare proposte non fondate sui massimi sistemi, elaborate insieme ad altri, insieme, vedendo gruppi crescere e impegnarsi, che ti pare che ce la si possa anche fare, non dico a vincere, ma almeno a riuscire a porre qualche tema. Ma poi al momento in cui la mobilitazione o anche solo il voto, sarebbe importante, ognuno giustamente ha meglio da fare o vota altri schieramenti per mille motivi diversi ("ma altrimenti voterei per voi eh!?") e pensi che sono quelli più impegnati a fare cose giuste, e che per questo vorresti che vedere schierate in prima persona, o sono quelli che sono nelle situazioni più svantaggiate, e che quindi in teoria, dovrebbero essere i primi a sostenere posizioni simili alle tue.
E invece ogni volta scopri di far parte di una minoranza sempre più piccola. E va bene la pochezza delle nostre classi dirigenti, le meschinerie del professionismo politico, va bene anche la militanza disinteressata ma cieca del tifo da stadio, ma alla fine, non ci credo più che il prblema è che siamo "noi" (la sinistra variamente intesa) ad aver perso "il contatto con le masse popolari". Io che son figlio di operai con la quinta elementare, che ho avuto modo di studiare, mi sono sempre impegnato (quando mi impegnavo), perchè credevo io che fosse importante esserci.
Certo in famiglia si respiravano certi valori, ma la militanza me la sono andata a cercare, non ho aspettato che mi venissero a chiamare, e improvvisamente mi sono ritrovato ad essere fra quelli che provavano a chiamare e organizzarsi con altri.
E allora fai le riunioni, fai il volantino , partecipa alla marcia, raccogli le firme, sostieni il candidato, ecc ecc., per la tua personale visione di cosa è giusto e sbagliato e per la netta consapevolezza che con le tue sole opinioni personali, con il tuo solo personale senso di giustizia, ci fai la birra che non lo metti in comune con quello di altri e non lo trasformi in qualcosa di utile.
Ma detto tutto questo devo anche dire (e non è un problema dell'oggi, ma era già molto vivo durante la mia adolescenza negli anni 80) che in realtà, può anche essere che le classi popolari, tutto 'sto senso di giustizia collettivo se lo siano perso loro per strada, e tu puoi anche dire che non parli più il loro linguaggio, ma se il loro linguaggio è figa e pallone e metterlo nel culo al vicino, forse l'unico modo per rappresentarli e vincere è parlare di figa, pallone e metterlo nel culo al vicino (possibilmente quello più sfigato di te).
Quindi, fatto salvo che negli ultimi 30 anni a sinistra tutta abbiamo avuto una classe dirigente il cui risultato più evidente è aver prodotto figuri alla Gennaro Migliore, e che quindi è naturale che se qualcuno è incazzato con il potere, ritenga molto più credibile i cosiddetti "populisti" rispetto anche a quel po' di sinistra che ha cercato di opporsi all'involuzione del (ex) partitone; mi verrebbe però anche da dire che se uno vuole, gli strumenti per capire che votare o militare nella Lega o in un movimento che ritenga accettabile allearsi con la Lega, ce li ha e non è che si è ridotto così perchè, poverino, è tenuto nell'ignoranza dalle reti mediaset o dall'onanismo via web, ma che sia proprio eticamente e antropologicamente irraggiungibile da qualsiasi discorso che abbia a che fare con la gestione della complessità, la giustizia sociale che vada oltre ad un confine nazionale e l'assuefazione acritica al nostro modo di produrre e consumare.
E a quel punto, la sinistra (vera) potrebbe avere anche come leader un mix tra Gandhi, Malcom X e Chè Guevara, e fornire tutte le meglio soluzioni, che questi continuerebbero a dirti che è più accettabile votare Lega o 5S, prima di tutto perchè gli consente di non doversi rimettere in discussione nelle loro pigrizie, pregiudizi e conformismi quotidiani, pur consentendogli di sentirsi contro quel mondo che lo frega.
Ergo, e sarà stata la ricca cena a gnocco fritto tigelle e lambrusco reggiano di stasera, caro mio, all'alba dei mie 49 anni ed essendo felicemente rifluito nello status di semplice elettore "di sinistra" da quello di attivista politico che dal 1986 ad oggi ci ha sempre creduto nell'impegno diretto in politica, mi sento sì di riconoscere che non siamo stati grado di darci un'organizzazione decente negli ultimi trent'anni, ma se le classi subalterne sono rimaste senza una rappresentanza ( o se credono di averla trovata in chi istiga all'odio e ti indica la soluzione di tutti i problemi nella caccia al capro espiatorio, che siano gli immigrati o "la casta"), mi vien da pensare che non è perchè (poverini) è colpa della scuola, dei media e dell'analfabetismo di ritorno, ma è perchè gli piace proprio così, a prescindere da quante proposte "semplici e immediate" tu riesca a fare e quindi, forse, è anche ora che la smettiamo di autoflagellarci perchè non siamo in grado di parlare la lingua di quelli che vorremmo rappresentare, perchè forse non è quello il problema. Il problema è che quelli che vorremmo rappresentare hanno deliberatamente scelto di portare il cervello all'ammasso, perchè era più comodo.
Con i sensi di colpa io ho chiuso.
Date le circostanze la risposta è venuta particolarmente e inutilmente lunga e verbosa, ovvero il classico pippone socio politico che sta giusto bene qua su un blog e che mi pareva ingiusto perdere nel flusso perenne dei social (tanto più che annebbiato dall'alcool, chissà se l'avrei mai ritrovato) e quindi eccolo qua.
Caro Matteo, stavolta non sono d'accordo.
Sì, io mi ricordo, nel mio piccolo, di essermi impegnato nella mia città, per dire alcune cose, semplici, immediate, concrete, che avessero a che fare con la gestione quotidiana della nostra comunità, con i problemi della crisi (che forse 10 anni fa mordeva anche più di ora, o forse semplicemente adesso ci siamo più assuefatti).
Ed ho provato a farlo rinunciando ad attaccamento ad ogni bandiera, (ma non ad ogni valore), mettendo sul campo con chi ci voleva stare proposte non fondate sui massimi sistemi, elaborate insieme ad altri, insieme, vedendo gruppi crescere e impegnarsi, che ti pare che ce la si possa anche fare, non dico a vincere, ma almeno a riuscire a porre qualche tema. Ma poi al momento in cui la mobilitazione o anche solo il voto, sarebbe importante, ognuno giustamente ha meglio da fare o vota altri schieramenti per mille motivi diversi ("ma altrimenti voterei per voi eh!?") e pensi che sono quelli più impegnati a fare cose giuste, e che per questo vorresti che vedere schierate in prima persona, o sono quelli che sono nelle situazioni più svantaggiate, e che quindi in teoria, dovrebbero essere i primi a sostenere posizioni simili alle tue.
E invece ogni volta scopri di far parte di una minoranza sempre più piccola. E va bene la pochezza delle nostre classi dirigenti, le meschinerie del professionismo politico, va bene anche la militanza disinteressata ma cieca del tifo da stadio, ma alla fine, non ci credo più che il prblema è che siamo "noi" (la sinistra variamente intesa) ad aver perso "il contatto con le masse popolari". Io che son figlio di operai con la quinta elementare, che ho avuto modo di studiare, mi sono sempre impegnato (quando mi impegnavo), perchè credevo io che fosse importante esserci.
Certo in famiglia si respiravano certi valori, ma la militanza me la sono andata a cercare, non ho aspettato che mi venissero a chiamare, e improvvisamente mi sono ritrovato ad essere fra quelli che provavano a chiamare e organizzarsi con altri.
E allora fai le riunioni, fai il volantino , partecipa alla marcia, raccogli le firme, sostieni il candidato, ecc ecc., per la tua personale visione di cosa è giusto e sbagliato e per la netta consapevolezza che con le tue sole opinioni personali, con il tuo solo personale senso di giustizia, ci fai la birra che non lo metti in comune con quello di altri e non lo trasformi in qualcosa di utile.
Ma detto tutto questo devo anche dire (e non è un problema dell'oggi, ma era già molto vivo durante la mia adolescenza negli anni 80) che in realtà, può anche essere che le classi popolari, tutto 'sto senso di giustizia collettivo se lo siano perso loro per strada, e tu puoi anche dire che non parli più il loro linguaggio, ma se il loro linguaggio è figa e pallone e metterlo nel culo al vicino, forse l'unico modo per rappresentarli e vincere è parlare di figa, pallone e metterlo nel culo al vicino (possibilmente quello più sfigato di te).
Quindi, fatto salvo che negli ultimi 30 anni a sinistra tutta abbiamo avuto una classe dirigente il cui risultato più evidente è aver prodotto figuri alla Gennaro Migliore, e che quindi è naturale che se qualcuno è incazzato con il potere, ritenga molto più credibile i cosiddetti "populisti" rispetto anche a quel po' di sinistra che ha cercato di opporsi all'involuzione del (ex) partitone; mi verrebbe però anche da dire che se uno vuole, gli strumenti per capire che votare o militare nella Lega o in un movimento che ritenga accettabile allearsi con la Lega, ce li ha e non è che si è ridotto così perchè, poverino, è tenuto nell'ignoranza dalle reti mediaset o dall'onanismo via web, ma che sia proprio eticamente e antropologicamente irraggiungibile da qualsiasi discorso che abbia a che fare con la gestione della complessità, la giustizia sociale che vada oltre ad un confine nazionale e l'assuefazione acritica al nostro modo di produrre e consumare.
E a quel punto, la sinistra (vera) potrebbe avere anche come leader un mix tra Gandhi, Malcom X e Chè Guevara, e fornire tutte le meglio soluzioni, che questi continuerebbero a dirti che è più accettabile votare Lega o 5S, prima di tutto perchè gli consente di non doversi rimettere in discussione nelle loro pigrizie, pregiudizi e conformismi quotidiani, pur consentendogli di sentirsi contro quel mondo che lo frega.
Ergo, e sarà stata la ricca cena a gnocco fritto tigelle e lambrusco reggiano di stasera, caro mio, all'alba dei mie 49 anni ed essendo felicemente rifluito nello status di semplice elettore "di sinistra" da quello di attivista politico che dal 1986 ad oggi ci ha sempre creduto nell'impegno diretto in politica, mi sento sì di riconoscere che non siamo stati grado di darci un'organizzazione decente negli ultimi trent'anni, ma se le classi subalterne sono rimaste senza una rappresentanza ( o se credono di averla trovata in chi istiga all'odio e ti indica la soluzione di tutti i problemi nella caccia al capro espiatorio, che siano gli immigrati o "la casta"), mi vien da pensare che non è perchè (poverini) è colpa della scuola, dei media e dell'analfabetismo di ritorno, ma è perchè gli piace proprio così, a prescindere da quante proposte "semplici e immediate" tu riesca a fare e quindi, forse, è anche ora che la smettiamo di autoflagellarci perchè non siamo in grado di parlare la lingua di quelli che vorremmo rappresentare, perchè forse non è quello il problema. Il problema è che quelli che vorremmo rappresentare hanno deliberatamente scelto di portare il cervello all'ammasso, perchè era più comodo.
Con i sensi di colpa io ho chiuso.
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