L’avvitarsi tragicomico delle vicende sugli spettacoli
comunali dovrebbe insegnare qualcosa al partitone carpigiano (che però in
passato ha sempre dimostrato di essere troppo perfetto per poter imparare) ed è
che il potere amministrativo non può essere suddiviso per impermeabili aree di
competenza, sulla base di un accordo spartitorio fra le due anime mai saldate
alla base del PD cittadino, come è avvenuto fino ad oggi con il patto
scellerato di non belligeranza tra il Sindaco Bellelli e l’assessore Morelli.
Innanzitutto perché, al di là delle vicende interne del
partito, un patto del genere segnala non solo l’evidente carenza di personalità
da parte della figura indicata come Sindaco, ma lo svilimento vero e proprio
del suo ruolo istituzionale.
Dice il Testo Unico degli Enti Locali (la legge che regola
ruoli e funzioni delle nostre figure istituzionali a livello locale): “Il
sindaco nomina i componenti della giunta comunale, dandone comunicazione al
consiglio nella prima seduta. Rientra nei suoi poteri anche la revoca degli
assessori, previa motivata comunicazione al consiglio (articolo 46, commi 2 e
4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267).”
Da nessuna parte c’è scritto che tale nomina deve essere
necessariamente il frutto di un patto per il quieto vivere per evitare beghe
interne ai partiti di una coalizione (o come in questo caso, per evitare beghe
interne al principale partito della coalizione).
Bellelli aveva (ed ha) il potere di nominare la sua squadra
in base a quello che ritiene più utile per la città tutta (non solo per gli
iscritti del suo partito), e può revocare le nomine in qualsiasi momento, senza
alcuna conseguenza.
Invece ci siamo trovati di fronte ad un Sindaco che ha
trattato con il Vice Sindaco come non pestarsi i piedi a vicenda, ha consentito
l’esplosione a bilancio del settore cultura e centro storico, specie per il
capitolo “eventi” (andatevi a vedere le
risorse a disposizione nel quinquennio precedente, quando l’assessorato era
tenuto dall’esponente di un alleato minore a malapena tollerato), che costituivano
il trampolino promozionale, più che
della città, del futuro politico del Vice Sindaco.
Un patto già poco degno fin che le cose andavano bene, ma
del tutto deteriore dal momento in cui i consensi hanno cominciato a calare, per non
parlare dell’oggi, con l’esplosione del caso relativo alle presunte
irregolarità nell’affidamento degli appalti per alcuni di quegli “eventi”.
Io non so se Bellelli abbia lasciato in ostaggio i propri
attributi in mano a Morelli per amor di quieto vivere, per disposizioni del
partitone provinciale (in grado di determinare i futuri professionali di
entrambi) o perché effettivamente Morelli disponga di chissà quale potere di
ricatto nei confronti di Bellelli, quel che è certo è che, comunque vada a
finire la vicenda giudiziaria e dopo la ridicola vicenda (per come si è svolta)
dell’annullamento dello spettacolo in piazza a tre giorni dall’ultimo dell’anno
e cinque mesi dalle elezioni, Bellelli, che ad oggi è il meno peggio
della classe politica che il partitone può presentare a Carpi, ha dato prova di
totale inanità e di aver dato la precedenza a questioni di partito rispetto a
progetto e visione per la città, per non parlare dell’incapacità di cercare il
consenso della propria riconferma fra i cittadini anziché nell’equilibrio fra
poteri interni ed esterni del partito.
Per Bellelli, che al momento rimane il candidato Sindaco del partitone, i tempi sono strettissimi, l’unica possibilità per
recuperare un minimo di credibilità, almeno fino a quando i potenziali avversari
continueranno ad essere dell’inconsistenza politica dimostrata fino ad ora, è
liberarsi da questa aura pretesca del non voler scontentare nessuno, finendo
per deludere tutti.
La democristianizzazione del PD, per quanto pervicacemente perseguita in questi anni, è fallita.
La ricerca del consenso organizzato dei cattolici passando
dalla spartizione del potere con figure ben viste dalla curia si è rivelata un
autogol, nel momento in cui è stata affidata ad una personalità ingombrante, ambiziosa e spregiudicata come Morelli, impossibile da ricondurre ad un’azione
unitaria di giunta.
Se vuole raggranellare i consensi necessari ad arrivare almeno al ballottaggio, Bellelli faccia sapere alla svelta cosa sceglie di essere fra il Sindaco
di Carpi e il funzionario di un partito in crisi di identità, che comunque già
ora, le chances di sfangarla a maggio, hanno cominciato drasticamente a calare.
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