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E quindi, in una settimana il Sindaco Bellelli è rinvenuto
dal torpore quinquennale, ha fatto fuori due degli assessori che (in teoria)
aveva lui stesso aveva scelto nel 2014, avendo come motivazione le presunte
azioni di dossieraggio nei confronti suoi e del fedelissimo Tosi, un atto senza
precedenti nella politica carpigiana, roba da fuochi artificiali che in effetti
ha anche avuto l’effetto di far emergere la sua candidatura dal mare di noia
che stava caratterizzando la campagna elettorale.
Sul momento la cosa potrebbe suonare come la giusta e nobile
reazione della vittima di un meschino tradimento, e politicamente, passare come
la vittima che riscatta il suo buon nome e si ribella al sopruso, in termini di
immagine, potrebbe anche contare qualcosa ma, a guardarci bene, le incoerenze e
le “illogiche conseguenze” di alcune azioni di questa “spettacolare” settimana
carpigiana sono parecchie.
Sicuramente, il coinvolgimento personale o di famigliari
nell’agone politico, a suo di dicerie infondate, è un atto vile nei confronti
del quale non si può non esprimere solidarietà ai diretti interessati, ma le
conseguenze “politiche” di questo atto paiono alquanto scombiccherate.
Innanzitutto pare un po’ bizzarro che il Sindaco allontani
dalla giunta il proprio Vicesindaco sulla base di una illazione, per altro
smentita dall’interessato, dopo esserselo tenuto a fronte di un ‘indagine ben
più consistente e con notizie di reato ben più inquietanti. Prendiamo atto che
per Bellelli è più grave spargere maldicenze sul suo conto che non avere un
mezzo assessorato inquisito per corruzione abuso d’atti d’ufficio ecc. ecc.
Dopo tre mesi spesi tra imbarazzati silenzi e nella ripetizione
compulsiva del mantra “rispettiamo ed aspettiamo i risultati del lavoro della
magistratura”, fin che si parlava di favoritismi al limite del voto di scambio
(roba da Calabria profonda, per intenderci), senza che mai una parola venisse
spesa per la valutazione dell’operato del proprio Vicesindaco, è bastato
adombrare che fosse coinvolto in una qualche attività di goffo e mal riuscito
dossieraggio, per ritirargli la fiducia alla velocità della luce. Dato che l’interessato
smentisce il suo coinvolgimento nel caso, così come rivendica l’onestà del suo
operato da assessore, si fa fatica a capire perché in un caso non si poteva
procedere a “dimissionarlo” senza un atto formale degli inquirenti, mentre nel
secondo basti il “sospetto”.
Ancora più bizzarro il caso dell’assessora Saina, la cui
presenza è stata del tutto incolore e trascurabile proprio fino alla fine del
mandato, con un set di deleghe miste tra il nulla sotto vuoto spinto e l’aria
fritta, che rendevano chiaro che la sua presenza lì era solo per fare da
pupazzo al ventriloquo capobastone della vecchia Democrazia Cristiana locale.
Una presenza talmente impalpabile e innocua che
difficilmente avrebbe potuto far danno pure se avesse voluto e la cui
defenestrazione, legata in modo ancora più rocambolesco e approssimativo al
tentativo di diffamazione dell’assessore Tosi (per altro alla fine del secondo
mandato e in teoria non riconfermabile per l’antica prassi del partitone) pare
più essere il clamoroso segnale della rottura dei patti fra un Sindaco che
cinque anni fa aveva accettato supinamente la spartizione del proprio mandato
con chi poteva garantirgli un minimo di “cordialità” con il mondo curiale.
E qui veniamo al vero nodo di tutta l’amministrazione
Bellelli (e all’ombra che viene gettata anche su quella futura).
L’impressione è che l’allora candidato designato per normale
successione nella catena di allevamento dei funzionari/amministratori del PD
(versante ex comunista), per mandato di partito (o per amor del quieto vivere o
per totale mancanza di personalità) avesse accettato di comporre la propria
giunta sotto dettatura di chi qualche influenza sul partito ce l’ha, anche
senza doverne essere funzionario.
Una pratica a dire il vero che non può essere addebitata
solo al “giovane” virgulto della macchina di partito, dato che era il normale
andazzo almeno dall’ultima giunta Malavasi.
Il Sindaco, contrariamente a quanto
previsto dalla legge, non nominava la giunta facendo la selezione delle
migliori “teste” disponibili, assumendosene la responsabilità, ma lasciava che
alleati e componenti interne indicassero i propri nomi, e lui semplicemente
procedeva a fare sintesi.
Cosa che poteva funzionare fin che venivano indicate figure
non troppo ambiziose e fin che gli alleati non uscivano dalla loro dimensione “micro”,
nel caso di eccessi di protagonismo, come nel caso della fu Assessora Borsari
di Italia dei Valori, casomai la si faceva fuori dopo essersi assicurati l’appoggio
dell’eventuale consigliere comunale di quella forza, e procedendo a nominare un’innocua
sconosciuta come la fu Vicesindaco Ferrari (qualcuno se ne ricorda?).
Erano i tempi della seconda giunta Campedelli, quella dove
il buon Enrico sostanzialmente ripropose il “chi mi date?” alla sua componente
cattolica e spuntò così dal cilindro un “giovane”, che mai aveva avuto ruolo attivo
nella politica carpigiana, che sicuramente non aveva perso parecchio tempo in
gioventù a servire birre alla Festa dell’Unità, ma evidentemente aveva
frequentato le sagestie giuste quando era ora, e per il quale evidentemente
qualcuno aveva fatto un ragionamento a lungo termine, e saltò così fuori dal
cilindro di qualcuno che all’epoca aveva abbastanza “peso” per fare e disfare
carriere politiche, il nome di Morelli.
Ora, come ha avuto modo di dire lo stesso Campedelli, che il
“brillante giovine” fosse in realtà arso da ambizioni un po’ smisurate, all’epoca
avrebbe dovuto essere evidente anche a un cieco, ma per l’appunto, se Campedelli
aveva abbozzato una volta, sicuramente Bellelli non poteva essere da meno (o da
più), rendendo chiaro che la composizione della giunta la decideva (e la
decide) chi ha il potere di farlo, mica il Sindaco (e tanti saluti alle
prerogative di legge).
Seguono quasi cinque anni dove la giunta di Carpi diventa
sostanzialmente un organo federato, se non per territori, sicuramente per competenze,
Morelli ottiene per le sue deleghe risorse che nessuno dei suoi predecessori si
era manco mai sognato e su quelle costruisce una campagna elettorale personale permanente.
Purtroppo evidentemente la crisi del post renzismo, sgonfia parecchi entusiasmi
e il nostro, convinto di potersela giocare per un posto a Roma nelle politiche
del 2018, si ritrova smollato a terra come manco una valigia smarrita in
aeroporto.
Non gli resta che intensificare la sua “campagna” più o meno
sotterranea per uscire almeno dal cono d’ombra dell’essere “Vice”, e la guerra
intestina, sempre ipocritamente negata da tutti e due gli interessati, diventa
quasi sfacciata, ma in questo caso, ritengo la responsabilità di Bellelli, in
quanto Sindaco, infinitamente maggiori, nel tollerare una situazione del genere,
quando avrebbe avuto tutti gli strumenti per interromperla e pretendere di riportare ad
una visione organica ed unitaria l’azione di giunta, senza dover attendere le perquisizioni dei Carabinieri alla Pieve.
Che non lo abbia fatto per tutti questi anni è stato il
segno di infinita debolezza e asservimento a logiche spartitorie di partito,
che gli fanno veramente poco onore come Sindaco, il fatto che a tre mesi dalle
elezioni, finalmente abbia trovato il pretesto per risolvere la questione, nel
frattempo regolando i conti anche con il resto della componente cattolica della
sua maggioranza rappresentato dai vecchi volponi della Democrazia Cristiana
carpigiana dissimulatisi nella sigla pseudocivica Carpi 2.0, troncando anche il
rapporto con l’assessora Saina, sulle base di voci da nessuno confermate,
dimostra semplicemente che si è rotto un patto fra centri di potere, non
necessariamente interni al partito, e se, dal mio punto di vista di ex
militante di sinistra, la cosa non può che essere considerata un bene, risulta
veramente difficile non dire che Bellelli e Tosi non sono solo vittime di chissà
quale macchinazione (becera), ma in qualche modo loro e tutto il PD sono
corresponsabili di un modo spartitorio e obliquo di fare politica.
Suonano quindi incredibilmente ipocrite e patetiche anche le
affermazioni che cercano di scaricare tutte le colpe sulla Lega o su altri (che
coinvolti o meno, beceri sono e beceri
restano, politicamente parlando, basta guardare anche le improvvide uscite
della candidata 5 Stelle Medici), fatte dal Sindaco e da Tosi, proprio mentre
le usano per regolare conti interni alla maggioranza.
Come a dire, qualcuno
avrà anche cercato di mettere fango sui ventilatori, ma quel fango è stato
largamente prodotto in casa PD e affini, quindi riassumendo, sicuramente
Bellelli e Tosi non meritano e non meritavano il tentativo di essere infamati come persone in modo pretestuoso, ma al contempo è tutta una classe dirigente
che ha dimostrato, moralmente, di non
meritare più neanche di governare Carpi e di pretendere di campare di politica
a vita, visto il livello di “patti” disposti ad accettare.
Complimenti per l'analisi Lorenzo anche se mi sorge il classico "cui prodest" ...mi vien freddo a pensare ad una macedonia giallo verde che governa Carpi...
RispondiEliminaFrancamente non credo che sarà questo l'esito delle elezioni. In ogni caso il problema è che questa classe dirigente, qualora venisse confermata anche solo per il rotto della cuffia, non cambierebbe una virgola del suo modo di agire e sicuramente non si "rinnoverà" da sola. Ammetto che sul "che fare?" siamo incredibilmente a corto (ovvero, non vedo neanche io alternative credibili in giro), e sicuramente non voterò mai per la Lega o suoi alleati di governo, ma forse 5 anni di opposizione farebbero un gran bene al partitone.
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