Quanti ettari di terreno siete disposti a sacrificare per il nuovo ospedale?


Dopo tre campagne elettorali, ritorna platealmente sotto i riflettori la questioni del “nuovo” ospedale Ramazzini.
A tre giorni dal voto, del tutto casualmente sono pure comparsi magicamente soldi che non erano disponibili neanche all’epoca del terremoto e si è tornato a giocare al monopoli di dove la nuova struttura debba miracolasamente sorgere, dopo un decennio di dibattito a vuoto.

Bene, facciamo finta che sia veramente la volta buona, visto che nessuno nega i limiti strutturali dell’attuale Ramazzini, e chiediamoci quale sia il criterio che un’amministrazione dovrebbe seguire, nel progettare la nuova struttura.
Sul campo c’è l’ipotesi di un intervento di ricostruzione modulare dell’esistente o la costruzione ex novo nell’area agricola dietro la Lux.

Durante una campagna elettorale dove i candidati (quelli almeno che riesco ad ascoltare, il chè esclude per ragioni etiche il M5S e la Lega) si sperticano in lodi della tutela ambientale e allarmi climatici, questione nella quale il consumo di suolo ha una rilevanza primaria, logica vorrebbe che anziché pensare ad un ulteriore espansione della città, delle sue strutture viarie e del relativo traffico in un area agricola, ci si decida finalmente a realizzare quei principi di cui Sindaco, Assessori e oppositori si riempiono la bocca, ovvero, ripensare l’esistente, riqualificare, rinnovare, senza consumare ulteriore territorio, invece il Sindaco ha già fatto sapere che l’area più indicata è quella dietro la tintoria Lux (e i proprietari del terreno avranno già cominciato a sfregarsi le mani) e ogni discorso di riuso e riqualificazione dell’esistente in nome dell’emergenza ambientale è già finito, senza che al momento si siano sentiti pareri in merito da parte del candidato concorrente e meno che mai dalle liste alleate del partitone (i Verdi han qualcosa da dire a riguardo? Le due liste dei gemelli diversi di sinistra a supporto del PD? Nulla, il silenzio delle idee regna sovrano).
La realtà è che quando Tosi straparlava del nuovo piano regolatore nel 2011, aveva dimenticato di dire che il principio di “riqualificare l’esistente, sviluppando la città verso l’alto”, riguardava quegli sfigati dei privati, mica il pubblico.

Mica spetta all’amministrazione dare per prima l’esempio che crede in ciò che dice, accettando la sfida dell’innovazione urbana, recuperando spazi (in un modo peraltro dichiarato fattibile da uno studio del Politecnico di Milano, mica del circolo della canasta).
No, l’innovazione per gli amministratori di Carpi (e temo anche per loro alleati ed oppositori, visto il silenzio sulla questione) sta nel vedere un’area verde disponibile, compararla, cementificarla insieme a qualche ettaro accessorio necessario per connetterla alla viabilità esistente.

Mi raccomando, domani tutti a farsi selfie al Friday for Future, alla faccia di chi lo organizza e vi partecipa convintamente, che si dovranno accollare la presenza di chi è capace di sostenere che la cementificazione non fa male al pianeta e che dall’asfalto si produce ossigeno.


NB: La foto del terreno che verrà asfaltato secondo i progetti dell'attuale amministrazione è rubata dal sito di Voce, (alla quale, giuro, pagherò almeno un abbonamento annuale, visto il costante scrocco di immagini)

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