Inutile girarci intorno, un po’ come diceva il nonno di me, il
voto di queste amministrative è un “bastone merdo” che non sai da che parte
prenderlo senza sporcarti (in dialetto carpigiano rende di più).
La lunga (e umanamente piacevole) chiacchierata con il Sindaco
mi ha tolto ogni possibile dubbio: il PD politicamente non cambia e non
cambierà. Il centrosinistra è andato al ballottaggio per la prima volta in 70
anni, ma alla fine non si individuano nel suo discorso cause diverse dal “fattaccio”
capitato con Morelli e Saina.
Non ci sono elementi di critica specifici rispetto all’attività
amministrativa degli ultimi 5 anni, non c’è analisi sui voti in fuga da quella
che dovrebbe essere la sua parte politica: i voti sono evaporati, per una serie
di circostanza negative e quindi, quello
che si propone per i prossimi anni, è semplicemente continuare, migliorando
ovviamente, ma non c’è nulla da cambiare, nessuna delle decisioni prese da lui
per nome e conto del partitone, può avere influito sul risultato, perché erano
tutte buone e giuste.
Per quei pochi deviati che la pensano come me, ci sono
alcune frasi rivelatrici nell’intervista che mi ha rilasciato, che fanno capire
che il suo modo di intendere la politica sia quello di favorire questo modello
di sviluppo, con questo modello di relazione economiche, quindi, se si tratta
di “sviluppo”, non esiste tutela del territorio che tenga. I capannoni? Se non
saranno ipermercati saranno centri logisitci, se no saremo fuori dai “nuovi
mercati”. E allora a che serve la politica? Ad assecondare l’esistente? Alla “mitigazione”, nel migliore dei casi, degli inevitabili danni collaterali?
Per me, vista così, è la resa della politica al qui è ora,
nessuna visione di futuro, nessuna possibilità di prospettare un’idea diversa
di società. L’economia di mercato è il massimo che ci è concesso, con i suoi
sommersi e i suoi salvati (e dato che fra i sommersi c’è anche l’ambiente in
cui viviamo, fra un po’ anche quelli che si credono salvati, saranno
condannati)..
Dall’altro lato abbiamo la Lega, che è invotabile a
prescindere, qualsiasi cosa proponga (e in verità per questa città non ne
propone nessuna)-
L’uso da vecchi beghini dei simboli religiosi, l’attaccamento
alla “roba”, manco fosse una riedizione dei Malavoglia dei Verga, è la
grettezza eletta sistema, è la morte, politicamente parlando, di ogni senso di
umanità, è la voce di una minoranza incarognita e spaventata che pretende di
valere per tutti, manovrata da una classe dirigente cinica e arrogante,
assetata solo di potere, chissà per quale carenza affettiva nelle loro vite, con
un leader che addirittura si pone come “padre di 60 milioni di italiani” manco
fosse Kim Il Sung (ma vaffanculo!).
E allora che si fa? Ci si tira indietro? Li si lascia
cuocere nel loro brodo, che se la vedano fra loro?.
Almeno per questa volta no, non si può.
Il problema non è sostenere Bellelli, è far perdere la Lega
e farla perdere male, dirle che almeno questo fazzoletto di Emilia, non ha
ancora portato cervello e cuore all’ammasso.
La politica non c’entra più nulla, anche ridare la città in
mano allo stesso sistema di potere che si riproduce, peggiorando un po’ ad ogni
generazione, che ha perso qualsiasi velleità di cambiamento (perché cambiare
vorrebbe dire anche determinare la loro estinzione dopo aver sputtanato una
tradizione settantennale), è uno sbaglio, ma Lega no, è la morte civile, dell’anima,
del senso del bello.
E allora meglio sentirsi sporco, che rischiare di affogarci
dentro.
Servirà a far cambiare idea nei prossimi anni al partitone,
fargli sapere che è un voto obtorto collo e che non si può continuare a contare
sul fatto che la gente resti a casa piuttosto che cambiare?
No, non c’è nessuna possibilità o speranza al riguardo, nessun “ottimismo della volontà” che possa concretizzarsi in un’offerta politica esterna al partitone che possa condizionarlo, e con le regionali, con un sistema elettorale diverso dalle comunali, con un premio di maggioranza a voto unico che è nei fatti una truffa con il quale il PD credeva e crede di garantirsi il governo della regione per sempre, non ci sarà neanche la possibilità di un voto di rappresentanza al primo turno, contro un Presidente che è già affogato nella propaganda da campagna elettorale, che spaccia il nuovo ospedale di Carpi come “in costruzione” e pretende di far credere che asfaltare nuovi pezzi di territorio serva per ridurre l’inquinamento, in spregio ad ogni logica tecnica o scientifica, incapace di staccarsi da un schema di sviluppo novecentesco che anche i sassi sanno non essere sostenibile, ma condito da molta prosopopea, petto in fuori e orecchie sigillate ad ogni voce che possa costituire ostacolo alla macchina delle grandi opere.
Non ci sarà nessun tentativo di recuperare il non voto,
cercando di offrire un cambiamento, l’unico argomento sarà di nuovo “o noi o i
barbari”, ma ho forti dubbi che funzionerà ancora e per l’Emilia Romagna saranno
cinque anni lunghi da superare (ma magari allora saremo obbligati almeno a far
nascere una classe dirigente nuova a sinistra, che non si limiti a guardare
erodere il proprio elettorato, senza cambiare nulla, in nome di una tradizione
stinta e anche tradita dalle loro stesse scelte politiche e amministrative).
Vada come vada, il 9 giugno alla sera non ci sarà comunque nulla da festeggiare.
Lorenzo, ti devi rimettere dentro direttamente e proporti sindaco. Lo dico seriamente, senza ironia o polemica.
RispondiEliminaGrazie e cordiali saluti.
Daniele Righi
Carpi (MO)
grazie, ma non ci sono le condizioni nè personali nè "collettive"
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