Il nuovo ospedale: cambiare idea per il bene di Carpi


Come detto al momento della sospensione delle attività di questo blog, sarei tornato a postare qui, qualora avessi rincominciato un impegno diretto nelle questioni cittadine.

Ecco, secondo me ora c’è una questione di politica urbanistica e ambientale che richiederebbe l’impegno di tutti per trovare una soluzione che eviti un ulteriore impatto ambientale su un territorio già ora cementificato più del necessario (e anche più del ragionevole), ed è la questione del nuovo ospedale.

Si tratta di una questione complessa, che ovviamente va affrontata da tecnici competenti, ma al tempo stesso credo che sia necessario una corretta informazione dei cittadini, per consentirne anche la partecipazione ad una decisione che ridefinirà gli attuali confini di Carpi e i suoi assetti viari.

Il tema è se, per avere una struttura moderna ed efficiente, sia necessario consumare non meno di altri centomila metri quadri di territorio oppure fare una scelta innovativa e coraggiosa per ridisegnare l’intera area dell’attuale ospedale, senza ulteriore consumo di suolo agricolo al di là della tangenziale.

Faccio questo post come promemoria di una suggestione  che sarebbe da sviluppare da chi avesse le relative competenza tecniche e intellettuali, per un progetto che parta da un’idea di costruzione di nuovi edifici sull’area esistente, sviluppandoli verso l’alto, sfruttando metà della superficie dedicata oggi a parcheggio e l’area dell’attuale camera mortuaria, mentre la parte di parcheggio rimanente viene trasformata in un multivello, capace di equiparare o superare l’attuale capienza di posti auto.

In questo modo avremmo un edificio nuovo, il cui cantiere non interferirebbe con l’attuale funzionamento dell’ospedale, non richiederebbe espropri di terreni con i relativi tempi e risorse e che una volta completato libererebbe in tutto o in parte la sede storica dell’ospedale da destinare ad altri servizi.

Solo un’ipotesi, che consenta però di aprire una discussione prima che l’amministrazione prenda decisioni definitive che provocheranno un danno ambientale rilevante, con il consumo ulteriore di suolo agricolo, per un servizio pubblico che sarà inevitabilmente a favore di una mobilità solo per auto.

Ci sono associazioni che già si stanno muovendo, partendo anche dalla famosa ipotesi del Politecnico di Milano, per provare ad aprire anche loro la discussione con i “decisori pubblici”, credo che altre voci si aggiungeranno a breve e serve veramente l’opinione di tutti quelli che ritengono che ogni decisione urbanistica debba innanzi tutto avere come priorità la riduzione del danno ambientale e la tutela della salute e della qualità della vita di chi qua ci vive.

Vale la pena tentare e mettere un po’ di energie nell’apertura di questo percorso, con chi c’è e con chi ci starà, un tracciato a tappe, lungo nel tempo che tenga conto innanzi tutto di una chiara quantificazione degli impatti del progetto di massima approvato da ASL e Comune, della fattibilità di qualsiasi ipotesi alternativa, del contributo di ogni forza attiva di questa città nella ricerca della migliore soluzione, per avere un ospedale nuovo che non contribuisca però a danneggiare ulteriormente il nostro ambiente e la nostra salute pubblica.

Nella foto: il plastico del nuovo ospedale costruito sull’area di quello attuale, secondo lo studio del Politecnico di Milano (fonte: settimanale TEMPO) 

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