Stamattina ho speso i miei 12 euro di treno (e già qua ci sarebbe da parlarne) per andarmene a Bologna a vedere da vicino i candidati alla presidenza della nostra regione (che ci volete fare, ognuno ha le sue perversioni).
L'occasione era la presentazione delle proposte di Legambiente per il prossimo governo regionale.
Di Legambiente sono socio "silente" da decenni, le questioni ambientali sono il mio rovello politico fin dai tempi della mia prima tessera FGCI del 1986 (credo) quindi, come dire, non potevo esimermi.
Alla fine, per come l'ho vista io, è andata più o meno così:
Legambiente: tra protesta, proposta e schivando (si spera) qualche collateralismo
Davide Ferraresi illustra il documento del regionale di Legambiente. Alcune delle proposte risollevano le questioni di confronto/scontro degli ultimi 15 anni con la regione (che hanno portato l'associazione nel giugno 2023 ad abbandonare il "Patto per il lavoro e il clima" sottoscritto anni prima con la regione e sul quale all'epoca Bonaccini aveva fatto un gran can can mediatico seguito poi da... niente):
Le questioni "pesanti" sulle politiche ambientali regionali sono ancora tutte lì: il consumo di suolo in primis, il sostegno al gas fossile con il rigassificatore, una proposta di legge popolare sull'urbanistica rimasta ancora inascoltata.
Tutto vero, e Ferraresi lo presenta senza particolari toni polemici, ma anche senza sconti: sui temi ambientali la regione va in direzione opposta a quanto proposto e auspicato da Legambiente ed altre organizzazioni ambientaliste, oltre a rimarcare nel documento il fatto che quando si tentano vie veramente partecipative (la legge di iniziativa popolare per cambiare la legge urbanistica regionale ad esempio) questa si perda nei meandri della burocrazia regionale.
Sia come sia, è impossibile non vedere come al momento delle elezioni Legambiente venga "usata" dal centrosinistra, che ne "adesca" singoli esponenti per darsi spesso il tono "ecologista" alle elezioni amministrative.
Non è il problema del regionale e non era il caso di oggi ma, a livello locale e nazionale, certi "collateralismi" sono piuttosto frequenti e, per chi li vuole notare, stridono parecchio.
Davide Ferraresi illustra il documento del regionale di Legambiente. Alcune delle proposte risollevano le questioni di confronto/scontro degli ultimi 15 anni con la regione (che hanno portato l'associazione nel giugno 2023 ad abbandonare il "Patto per il lavoro e il clima" sottoscritto anni prima con la regione e sul quale all'epoca Bonaccini aveva fatto un gran can can mediatico seguito poi da... niente):
Le questioni "pesanti" sulle politiche ambientali regionali sono ancora tutte lì: il consumo di suolo in primis, il sostegno al gas fossile con il rigassificatore, una proposta di legge popolare sull'urbanistica rimasta ancora inascoltata.
Tutto vero, e Ferraresi lo presenta senza particolari toni polemici, ma anche senza sconti: sui temi ambientali la regione va in direzione opposta a quanto proposto e auspicato da Legambiente ed altre organizzazioni ambientaliste, oltre a rimarcare nel documento il fatto che quando si tentano vie veramente partecipative (la legge di iniziativa popolare per cambiare la legge urbanistica regionale ad esempio) questa si perda nei meandri della burocrazia regionale.
Sia come sia, è impossibile non vedere come al momento delle elezioni Legambiente venga "usata" dal centrosinistra, che ne "adesca" singoli esponenti per darsi spesso il tono "ecologista" alle elezioni amministrative.
Non è il problema del regionale e non era il caso di oggi ma, a livello locale e nazionale, certi "collateralismi" sono piuttosto frequenti e, per chi li vuole notare, stridono parecchio.
De Pascale: "Ard tu ebeit"
De Pascale si presenta cordiale e un po' piacione, facendo appunto riferimento alle tante "collaborazioni" con Legambiente, onestamente ammettendo anche che gli hanno mollato qualche scoppola in passato, ma è chiaro che crede di giocare "in casa".
Il suo discorso evita accuratamente tutte le questioni ambientali più spinose a diretta responsabilità regionale (opere idrogeologiche? Nuove autostrade? Allargamento dell'aeroporto di Parma? Non scherziamo signori, siamo in campagna elettorale, non si mai che si dicano dei "no che siano no e dei sì che siano sì").
Il suo discorso prende invece una piega abbastanza comune per chi crede che le politiche ambientali partano dalla colpevolizzazione individuale e non da scelte radicali che devono essere compiute dalla politica (riuscire a citare come causa della cattiva qualità dell'aria in regione solo le stufe e camini "non filtrati", tralasciando trasporti su gomma, impianti industriali e inceneritori suona abbastanza buffo, del resto se li citasse gli toccherebbe poi spiegare alcune decisioni regionali a riguardo).
Ok che c'era da essere brevi, ma gli argomenti che ha scelto per confrontarsi con una platea di ambientalisti piuttosto agguerriti, secondo me non li ha azzeccati.
L'impressione è che De Pascale (che sentivo parlare per la prima volta) sia il classico prodotto in serie dell'ultima generazione di amministratori PD: zero studi, zero lavoro che non fosse quello dell'amministratore politico in carriera dal livello comunale al regionale, ora che il partito non ha più i fondi per pagarsi direttamente i funzionari. Persone che compensano con un linguaggio finto manageriale condito da anglicismi a iosa la mancanza di confronto con il mondo delle professioni "non politiche".
Alla terza ripetizione di "ard tu ebeit" (parlando degli impianti industriali con consumi ed emissioni difficili da abbattere), mi sarebbe venuto da mettere mano alla pistola (metaforicamente parlando)..
De Pascale doveva parlare per dieci minuti, sfiora la mezz'ora, parlando di tutto e di niente.
La sensazione finale è che ad essere "ard to ebeit" sia l'ego e la netta sindrome di autosufficienza del De Pascale stesso, più che quella degli impianti ad alte emissioni.
Ci fosse stata anche la candidata del centrodestra, diciamo che non avrebbe potuto far molto di peggio su questi temi.
Federico Serra: logica militante ma pragmatica.
Nonostante io sia un pigrissimo piccolo borghese, per questioni di coerenza minima praticabile mi ritrovo sempre, politicamente parlando, a dover votare gente considerata di "estrema" sinistra, in liste il più delle volte velleitarie (stendiamo un velo pietoso sull'ultima operazione alle europee di Pace Terra e Dignità),
In breve: avevo paura di trovarmi di fronte all'ennesimo onesto e generoso compagno, dotato di un linguaggio barricadero, comprensibile solo ai soliti iniziati. Invece il discorso di Serri, in quella che a tutti gli effetti è la sua prima esperienza da protagonista di una campagna elettorale, è stato di una logica stringente e chiarissima nel riportare le responsabilità di molte situazioni attuali alle scelte politiche fatte da chi ha governato la regione (e a tratti il paese).
Ha ovviamente usato gli argomenti "radicali" della coalizione che rappresenta, ma li ha inseriti in una sequenza logica che ha tenuto insieme, come è giusto che sia, la critica a questo modello di sviluppo e il raffronto con puntuali scelte operate dalla politica locale, che hanno favorito gli interessi dei pochi (piattaforme logistiche, grande distribuzione, gestori privati di servizi) a quelle dei molti.
Nonostante io sia un pigrissimo piccolo borghese, per questioni di coerenza minima praticabile mi ritrovo sempre, politicamente parlando, a dover votare gente considerata di "estrema" sinistra, in liste il più delle volte velleitarie (stendiamo un velo pietoso sull'ultima operazione alle europee di Pace Terra e Dignità),
In breve: avevo paura di trovarmi di fronte all'ennesimo onesto e generoso compagno, dotato di un linguaggio barricadero, comprensibile solo ai soliti iniziati. Invece il discorso di Serri, in quella che a tutti gli effetti è la sua prima esperienza da protagonista di una campagna elettorale, è stato di una logica stringente e chiarissima nel riportare le responsabilità di molte situazioni attuali alle scelte politiche fatte da chi ha governato la regione (e a tratti il paese).
Ha ovviamente usato gli argomenti "radicali" della coalizione che rappresenta, ma li ha inseriti in una sequenza logica che ha tenuto insieme, come è giusto che sia, la critica a questo modello di sviluppo e il raffronto con puntuali scelte operate dalla politica locale, che hanno favorito gli interessi dei pochi (piattaforme logistiche, grande distribuzione, gestori privati di servizi) a quelle dei molti.
Chi segue un po' la politica sa benissimo che le tre organizzazioni che sostengono la sua candidatura, pur dicendo tutte le stesse cose in termini programmatici, non perdono occasione per sbranarsi a vicenda su questioni che hanno molto poco a che fare con la vita reale dei loro potenziali elettori ma, stavolta, sono unite e le questioni sollevate da Serri sono chiare e concrete.
Concludendo: ho appoggiato la raccolta firme per la sua candidatura e per la coalizione Emilia Romagna per la Pace l'Ambiente e il Lavoro, più per disperazione (ovvero per la necessità di avere qualcosa da votare purchessia) che per convinzione, ma devo dire che, almeno oggi, mi sono sentito pienamente rappresentato.
Vedremo le prossime.
"No, il dibattito no"
La scelta di non aprire al dibattito alla fine delle presentazioni ha scatenato più di un mugugno in sala e in effetti è arrivata un po' inaspettata perchè in diversi avrebbero volentieri approfittato per fare qualche domanda diretta ai candidati.
Questioni di tempi e disponibilità di De Pascale, si è detto. Magari sarebbe bastato specificarlo prima per evitare qualche lamentela finale, in ogni caso massimo rispetto per chi si sbatte per organizzare questi incontri, visto che la partecipazione a queste elezioni sarà tutt'altro che esaltante, almeno che ci si provi ad informare un po'.
(P.S.: "Ard tu ebait" starebbe poi per "Hard to abate", depurato dall'accento romagnolo)
Questioni di tempi e disponibilità di De Pascale, si è detto. Magari sarebbe bastato specificarlo prima per evitare qualche lamentela finale, in ogni caso massimo rispetto per chi si sbatte per organizzare questi incontri, visto che la partecipazione a queste elezioni sarà tutt'altro che esaltante, almeno che ci si provi ad informare un po'.
(P.S.: "Ard tu ebait" starebbe poi per "Hard to abate", depurato dall'accento romagnolo)
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